Mitologia greca

Ares, dio della guerra e amante di Afrodite: il mito

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Ares, dio della guerra e amante geloso

L’indomito dio della guerra del mondo greco è Ares, fiamma discendente da Zeus. Il dio rosso è considerato fin dalla notte dei tempi dell’antichità classica come divinità eternamente collocata in un preciso modello di comportamento; in quest’ultimo gli ideali sono la violenza e la forza assoluta, individuate come energia negativa. Soltanto l’amore, in quanto forza propulsiva, può contrastarlo e quindi rappresenta il punto debole del dio Ares.

Ares, amanti e figli

La più nota storia d’amore tra divinità è la relazione passionale tra Ares e Afrodite. Questa è rappresentata secondo i miti arcaici come la potenza e la forza dell’attrazione sessuale; il mistero del desiderio e la magica beatitudine che solo l’intimità tra un uomo e una donna può generare. Dalla più leggendaria tra le passioni divine nascono Fobo e Dimo, rispettivamente la paura e lo spavento; ma anche Eros e Anteros, l’amore come potenza sessuale e l’amore corrisposto; e infine Armonia, il cui nome indica appunto la serenità e l’armonia nell’amore.

Ares e Afrodite: gli amanti divini

Nel poema omerico dell’Odissea si racconta di come Ares, che pretendeva di conquistare la dea della bellezza, approfittò dell’assenza di Efesto, marito di Afrodite, per convincere la dea a giacere con lui. Si scoprì poi che il nobile fabbro avesse architettato un inganno ai danni dei due amanti. Accompagnato da Elio, che lo aveva avvisato dell’incontro d’amore tra Ares e Afrodite, Efesto venne accompagnato da tutti gli dei di sesso maschile, come testimoni del tradimento.

Botticelli, Venere e Marte

La delusione fu tale da indurre l’artigiano degli dei ad imprecare contro Zeus e a pretendere indietro la sua libertà e la dote pagata al padre dell’Olimpo per aver sposato la dea della bellezza. Tutti i testimoni risero nel vedere la trappola preparata da Efesto, che imprigionava i due dei traditori nudi. La trappola venne sciolta per ordine di Poseidone e i due amanti furono lasciati liberi ma con l’obbligo di nascondersi.

Venre e Adone, Madrid Museo El Padro, P. Veronese

Quando l’eco dello scandalo si placò, i due amanti tornarono a frequentarsi e la loro passionale relazione venne tormentata da numerosi tradimenti e gelosie. Così, quando la bella Afrodite si innamorò perdutamente di Adone, Ares, l’amante focoso e passionale, geloso del rivale, lo uccise dopo essersi trasformato in cinghiale. Ma anche Afrodite dovette fare i conti con la gelosia: affrontò la bellissima Eos, la preferita tra le amanti di Ares, e la condannò ad innamorarsi di continuo di giovani mortali senza mai trovare pace.

Un padre protettivo e dei figli violenti

Ma Ares nella mitologia classica greca non è soltanto l’amante della dea della bellezza. Viene considerato sotto un aspetto più umano, in quanto padre generoso e protettivo.  Soprattutto nei confronti di Enomao e Cicno, degni eredi del suo violento e disumano temperamento nell’utilizzare la morte come punizione, mostrava attenzioni benevole e regalava doni importanti: a Enomao aveva donato le più selvagge ed indomite cavalle della Grecia antica, a Diomede, generata con Cirene, aveva donato animali speciali, che si nutrivano da carne umana.

Tintoretto, Gli amori di Venere

Caratteristica preponderante dei caratteri violenti è la tendenza a farsi giustizia da sé; Ares, amante focoso e geloso, diede prova del suo temperamento più che violento quando uccise senza esitazione Alirrozio, figlio del dio del mare, per salvare la figlia Alcippe, generata con Aglauro. Non si conosce nel dettaglio se Alirrozio abbia tentanto violenza nei confronti della figlia del dio della guerra, ma sappiamo che Ares lo punì con la morte, dando vita al primo “processo per omicidio” della storia dei tempi. Convocato in una sorta di primario tribunale divino a dare spiegazione del suo operato, Ares fu costretto a difendersi e venne assolto grazie alla figlia. La collina dove ebbe luogo il processo, ad occidente dell’Acropoli di Atene venne chiamata Areopago o, più comunemente, collina di Ares.

Valentina Labattaglia

Bibliografia:

Angelo Cerinotti, Atlante dei MITI dell’antica Grecia e di Roma antica, Edizione Il Sapere

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