Muybridge e Marey: movimento e tempo attraverso la fotografia

La riproduzione del movimento in arti come pittura e scultura ha da sempre affascinato gli artisti; la fotografia, a sua volta, è riuscita a dare suggerimenti e innovazioni nel mondo dell’arte grazie soprattutto alle sperimentazioni di Eadweard Muybridge e il fisiologo Etienne-Jules Marey.

Gli esperimenti di Muybridge

Muybridge inizia le sue ricerche nel 1872 quando l’ex governatore della California gli chiede di portare avanti uno studio sull’andatura dei suoi cavalli, volendo verificare la tesi per cui c’è un’istante durante il galoppo in cui il cavallo ha tutte le zampe in aria.

La sfida consisteva nel riprodurre ogni singolo dettaglio e il flusso del movimento; per fare questo bisognava spezzare la continuità in una serie di scatti discontinui. Tutto ciò era possibile posizionando una serie di macchine fotografiche in cui gli otturatori venivano azionati dai fili di lana spezzati dal cavallo durante il passaggio. La fotografia così non era riuscita solo a cogliere l’istante ma anche il movimento dell’animale.

Il fotografo inglese nel frattempo continua a lavorare e perfezionare tecniche e materiali fino alla sua tragica disavventura che lo porterà a San Francisco.

A San Francisco realizza un panorama fotografico a 360° della città diviso in undici parti; qui giunge a percepire il problema tra discontinuità e continuità e le differenze tra questo grande progetto e quello realizzato prima a Stanford. Nel 1879, dopo essersi di nuovo trasferito a Stanford, continua le sue ricerche sul movimento arrivando ad una serie di 24 macchine fotografiche; gli otturatori non sono più azionati dallo stacco dei fili di lana dovuto al passaggio del cavallo ma da un commutatore elettrico.

Successivamente passa dagli animali agli umani. Nel 1881 pubblica una prima serie di 174 immagini con il titolo The Attitudes of Animals in Motion; nel 1887 pubblica Animal Locomotion, summa dei suoi studi fotografici, con 781 tavole di grande formato, ciascuna composta da 12 a 36 scatti che hanno come soggetto l’uomo che a quell’epoca, se influenzato dal pensiero positivista, poteva essere inteso come “animale”.

Muybridge negli ultimi anni, prima di ritornare alla sua terra natia, realizza lo Zoopraxiscopio che permette di proiettare le immagini e di farne prendere visione a più persone contemporaneamente, si potrebbe pensare ad un precursore del cinematografo dei fratelli Lumière.

La cronofotografia

Un altro sperimentatore è il fisiologo Marey. Egli cerca di documentare fenomeni di dinamismo naturali come il volo degli insetti e uccelli, la circolazione del sangue, il ritmo dei muscoli. Mette a punto la cronofotografia (dal greco chrónos, tempo), in cui riproduce in una sola immagine diverse frazioni di tempo.

Marey riesce ad ottenere su una sola lastra la sequenza del movimento, scomposto in successione da un solo punto di vista grazie alla sua nuova invenzione: il cronofotografo.

La nuova invenzione di Marey, creata nel 1882, era un fucile fotografico che consentiva la ripresa di 12 fotogrammi distinti al secondo. Esso poteva registrare le diverse posizioni che avrebbero composto l’immagine finale grazie alla regolare e continua apertura/chiusura dell’otturatore.

Nuova riflessione sul concetto di tempo

Gli esperimenti di Muybridge e Marey hanno ridefinito il concetto di tempo e movimento nell’arte a tal punto da influenzare i maggiori artisti dell’epoca.

Partendo dal futurista Anton Giulio Bragaglia che ripropone delle opere fotodinamiche legittimando questa tecnica come vera e propria opera d’arte, passando a Kupka che con la sua serie di pastelli Donna che coglie i fiori (1909-11) scompone l’azione di una figura in cinque posizioni successive.

E per ultimo ma non meno importante, Marcel Duchamp; col suo Nudo che scende le scale n°2 riprende gli studi del movimento del corpo umano di Marey il quale esegue riprese fotografiche di un uomo in corsa.

Anche Degas approfondirà lo studio di Muybridge sul movimento degli animali e sulle loro posizioni. L’impegno di Degas verrà riconosciuto da Paul Valéry che del fotografo inglese dirà nel 1938:

Le fotografie di Muybridge rivelano chiaramente gli errori in cui sono incorsi tutti gli scultori e i pittori quando hanno voluto rappresentare le diverse andature del cavallo.

Ilaria Martorelli

Bibliografia:

La storia dell’arte. Dal Neoclassicismo alla metà del Novecento, Carlo Bertelli, Bruno Mondadori, Pearson Italia, Milano-Torino, 2012