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Peaky Blinders: misero squallore nella vecchia Inghilterra

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Dal genio di Steven Knight, già creatore dello show Chi vuol essere milionario? e Taboo, nel 2013 nasce Peaky Blinders. L’ultimo prodotto del cavaliere britannico è una serie tv drammatica, ambientata a Birmingham, dopo la prima guerra mondiale. Le stagioni di Peaky Blinders sono quattro, ogni stagione è composta da sei episodi dalla durata di sessanta minuti circa. Peaky Blinders debutta al Festival Internazionale del Cinema di Edimburgo, nel 2013. Nel dicembre 2017 è stato annunciata dalla BBC, l’emittente britannica, la quinta stagione della serie tv, che debutterà nel 2019.

Peaky Blinders: accurata serie storica

È il 1919. Siamo a Birmingham, nello squallore della malfamata periferia. Delle case tutte uguali, dai muri neri e fatiscenti. In seno alla povertà del dopoguerra, la malavita germoglia rigogliosamente. Nel quartiere di Small Heath nasce la gang (realmente esistita) dei Peaky Blinders.

La famiglia Shelby è composta da tre fratelli: Arthur, Thomas “Tommy” e John, e una sorella, Ada. Pur essendo il secondogenito, è Tommy  (Cillian Murphy) il capobanda. È il più carismatico, il più lungimirante e parsimonioso dei quattro. Ada non è stata nemmeno presa in considerazione, tuttavia, per il ruolo.

La banda dei Peaky Blinders è così chiamata per una lametta nascosta all’interno del cappello, portato dagli appartenenti alla gang, che all’occorrenza era usata come arma. Alcuni storici affermano che il nome sia dovuto al modello del cappello indossato.

I Peaky Blinders, come tutte le gang, si inimicano tanti malavitosi. Hanno anche molti amici, alla giusta occorrenza e secondo la necessità. Non essendo stata né la prima, né l’unica gang sorta all’epoca, la polizia riconosce l’impellente urgenza di arrestare i malviventi. E qui entrano in gioco due personaggi fondamentali. L’ispettore Campbell (Sam Neill, il professor Grant in Jurassic Park), e la sua spia, Grace Burgess (Annabelle Wallis).

Grace troverà lavoro come barista nel pub più frequentato del quartiere, nonostante i tentennamenti del proprietario che non voleva assumerla, perché “essendo donna” poteva andare incontro a molti rischi. Grace non si è lasciata abbattere dal disagevole parere. Conoscerà anche Thomas Shelby, e questo incontro sarà piuttosto utile. Durante questo periodo storico, il primo ministro era Winston Churchill, talvolta presente in alcune scene.

Grace e l’ispettore Campbell si incontrano spesso in un museo, per trovare il punto debole dei Peaky Blinders e stanarli. In quel periodo non erano solo le gang a disturbare la polizia, ma anche i comunisti. L’ispettore Campbell, con metodi sempre poco corretti, ingaggia una guerra atroce contro i comunisti, i sindacalisti e le gang. Tra accordi, disaccordi, matrimoni combinati e gocce di sangue, Peaky Blinders racconta una parte di storia, forse alle volte romanzata ma con un genuino fondo di verità.

Peaky Blinders: Tommy Shelby, carismatico leader

La serie ha avuto un grosso successo anche e soprattutto per un buon cast. Partendo dal protagonista, Thomas Shelby, interpretato dal magistrale Cillian Murphy. Dallo sguardo sempre malinconico, e dalla consapevolezza di dover gestire tutto da solo, Thomas Shelby si assume l’onere e l’onore di diventare capobanda dei Peaky Blinders, e capofamiglia.

Tommy non è, però, il solo membro importante della famiglia Shelby. La zia, Polly, è interpretata da una bravissima Helen McCrory. Mentre la sorella, Ada (Sophie Rundle) sfida implicitamente il fratello e la polizia, sposandosi ed avendo un figlio con il comunista Freddie. Le donne della famiglia Shelby devono tuttavia lottare in una società fortemente maschilista, che continua a vedere le donne come merce di scambio, o come essere umano da zittire. Ma le Shelby hanno mostrato fegato in più occasioni.

Tommy è il secondogenito e riesce ad imporsi sul primo fratello. E a poco a poco i Peaky Blinders assumono sempre più rilevanza, diventando un osso duro per la polizia. Tommy è un calcolatore, a volte senza scrupoli perfino con la sua famiglia. Tutto quello che fa ha un grande senso. È tutto incluso nel suo grande e ambizioso piano, e nulla è lasciato al caso.

Peaky Blinders è una serie che scorre lentamente. A dispetto dal fatto che si tratti di una gang, non ci sono molte scene di azione. Tutto è concentrato prevalentemente sui dialoghi, ben curati, e su qualche passaggio chiave. Anche la gang trattata non è così crudele, non quanto l’ispettore, che diventa paradossalmente il villain. Campbell combatte la violenza con una dose di violenza maggiore, attirando ostilità anche tra chi voleva essergli alleato. Dando inizio ad una sottile guerra tra legalità ed illegalità, messe entrambe male riguardo l’ortodossia delle azioni.

Aurora Scarnera

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