Epoca d’Oro: l’inizio della storia della Disney

La prima fase della storia della Disney è nota oggi per alcuni dei primi capolavori degli studios ed è chiamata Epoca d’Oro. Eppure, quando Disney annuncia, nel 1934, il progetto di un lungometraggio d’animazione a colori, il mondo di Hollywood lo prende per pazzo.

Effettivamente, la produzione del film è costretta a far fronte a numerose sfide, prima di tutto di tipo economico. Mentre il fratello e la moglie cercano di convincerlo a interrompere i lavori, Walt Disney arriva persino a ipotecare la casa per ottenere i fondi necessari. In caso di insuccesso, la sua carriera sarà finita e la sua vita rovinata.

Biancaneve e i sette nani: l’inizio dell’Epoca d’Oro

Sapendo di non poter fare un semplice cartone come quelli proposti nelle Silly Simphonies, Disney sceglie di raccontare una fiaba, dotata di una vicenda che sia divertente ed entusiasmante. La scelta finale ricade su Biancaneve, dato che i Grimm sono sicuramente gli autori di fiabe più noti al grande pubblico.

Oltre alle questioni economiche, la produzione del film incontra molte difficoltà anche di carattere artistico. Gli animatori non sanno se disegnare i personaggi con uno stile realistico o caricaturale. Gli sceneggiatori, intanto, inseriscono nella prima stesura del film una serie di scene che appesantirebbero notevolmente il risultato finale.

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Biancaneve e strega

Dopo un’attenta riscrittura della sceneggiatura, ma soprattutto dopo che Disney aveva deciso di lasciare più libertà creativa al suo staff, Biancaneve e i sette nani sviluppa una sua identità: gli animatori trovano uno stile grafico comune e la storia riesce a coniugare comicità e dramma nella maniera migliore. Il suo debutto al Carthay Circle Theatre è un successo strepitoso: il pubblico, composto anche da alcune tra le più importanti personalità di Hollywood, fa partire una standing ovation e segna così la vittoria di Walt Disney, dando inizio all’Epoca d’Oro.

Pinocchio

Dopo tre anni dal grande successo di Biancaneve, esce nei cinema il secondo lungometraggio dell’Epoca d’Oro: Pinocchio. Il film non riesce a raggiungere subito i risultati del suo illustre predecessore, malgrado la vittoria di due Oscar. La Seconda Guerra Mondiale sottrae infatti al film il mercato europeo e asiatico, non facendo rientrare il film nei costi di produzione.

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Grillo Parlante

Nello scrivere Pinocchio, Disney prende molto le distanze dal romanzo di Collodi: sposta le vicende in un paesino simile a quelli dell’Europa centrale, taglia molte scene e alcuni personaggi. Altri invece vengono svecchiati e cambiati nel carattere: Pinocchio diventa molto più amichevole che nel romanzo, mentre il Grillo Parlante ottiene un ruolo di primo piano, accompagnando il burattino durante tutto il suo viaggio e diventando la prima vera spalla comica Disney.

Fantasia

Eppure, l’interesse di Disney è rivolto in larga parte a Fantasia, il suo terzo Classico. Uscito sempre nel 1940, il film è costituito da otto segmenti animati, alcuni dotati di trama e altri no, accompagnati da brani di musica classica eseguiti da una vera orchestra. Il risultato finale è un nuovo capolavoro, destinato a influenzare per sempre il modo di concepire l’animazione.

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Topolino apprendista stregone

In realtà, inizialmente Disney non aveva progettato un film: il suo scopo era quello di riportare in auge Topolino, il quale non godeva da tempo della stessa fama che aveva avuto in passato. Per farlo, decide di realizzare il corto L’apprendista stregone, accompagnato dall’omonima sinfonia di Paul Dukas.

Deciso a creare qualcosa di unico, Disney sceglie di far suonare la musica a una vera orchestra sinfonica, ma i costi di produzione a cui va incontro sono troppi da poter recuperare con un cortometraggio. Non volendo abbandonare il progetto, propone dunque di realizzare altri sette segmenti e di unirli in un unico lungometraggio.

Quando esce nelle sale, Fantasia non ottiene l’accoglienza che Disney sperava. Oltre all’impossibilità di portare il film in Europa, diventa chiaro che ben pochi cinema possiedono i mezzi necessari per mostrare il film in tutto il suo potenziale. Inoltre, gran parte della critica non accetta che Disney abbia offerto la musica classica al grande pubblico. Il film si rivela quindi il più grande fallimento economico dell’Epoca d’Oro e una delle più cocenti delusioni della vita di Walt Disney.

Dumbo

Il fallimento di Fantasia costringe Disney a cambiare i piani sulle pellicole di successiva uscita. In particolare, i lavori su Bambi vengono rallentati per via dei grandi costi di produzione e si cercano nuove storie da portare in sala. La scelta finale ricade su Dumbo, una storia per bambini di cui Disney aveva comprato i diritti nel 1939.

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Bulletto

Giudicato inizialmente adatto per un cortometraggio, su consiglio di alcuni collaboratori Disney sceglie di usarlo come soggetto per il suo nuovo Classico. Il film deve però essere sviluppato a basso costo per far fronte allo sciopero degli animatori del 1941, quindi si sceglie di ricorrere a uno stile grafico più semplice rispetto alle pellicole precedenti, con personaggi dai design meno definiti e sfondi realizzati con le tecniche usate nei cortometraggi.

Costato decisamente meno dei film precedenti, Dumbo è un grande successo ai botteghini e rimette in sesto la situazione finanziaria degli studios. D’altro canto, vedendo questi risultati, Disney è costretto a porre fine ai film sperimentali e concentrarsi su storie semplici e lineari.

Bambi

L’ultimo film dell’Epoca d’Oro, Bambi, ha una storia di produzione lunga e travagliata. Nato dalla penna dell’austriaco Felix Salten, Disney ne acquista i diritti nel 1937 con l’intenzione di farne il suo secondo film. Le difficoltà incontrate dallo staff ne rallentano però pesantemente la realizzazione.

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Bambi e Tamburino

Disney vuole che il film sia più realistico dei precedenti, quindi arriva persino a organizzare delle gite allo zoo affinché gli animatori possano studiare gli animali e i loro movimenti. La ricerca di uno stile che faccia da via di mezzo tra quello adottato nei vecchi cortometraggi e uno eccessivamente verosimile si rivela però molto complessa.

Il film, dopo interruzioni e scioperi, viene proiettato nelle sale nell’Ottobre del 1941, appena due mesi prima l’attacco alla base di Pearl Harbor. Bambi non ottiene un buon risultato: molti critici accusano Disney di aver osato troppo ricercando la verosimiglianza, perché avrebbe perso la fantasia e la magia dei suoi primi film. Gli incassi saranno migliori quando sarà riproposto nel 1947, ma fino ad allora Disney vivrà uno dei suoi periodi più bui.

Davide Proroga