Socialismo e comunismo: da Marx all’URSS

Socialismo e comunismo sono da sempre due termini usati più o meno come sinonimi. Non solo il grosso pubblico, ma anche testi come il dizionario Garzanti, da noi consultato, adottano questa visione. In entrambi i casi, ci si riferisce a filosofie che mirano all’abolizione parziale o tale della proprietà privata.

Perché, allora, la realtà politica sembra dire il contrario, differenziandosi al suo interno partiti “comunisti” e “socialisti”? Quanto è corretta l’opinione comune secondo la quale i primi sarebbero una versione estremista dei secondi?

Socialismo e comunismo in Marx

Malgrado non sia stato lui a inventare il termine, quando si parla di comunismo non può non venire in mente il suo massimo teorico, Karl Marx.

socialismo e comunismo
Versione originale del Manifesto

Il pensatore dedica alla questione da noi trattata un intero capitolo del suo celebre “Manifesto del Partito Comunista”, intitolato “La letteratura del comunismo e del socialismo”. Egli differenzia, dunque, i due termini. Con “socialismo”, infatti, Marx intende l’intera galassia di filosofie che vogliono l’abolizione della società capitalistica. Con “comunismo”, invece, si riferisce in particolare alla propria dottrina. Il capitolo, non a caso, è dedicato alla demolizione delle altre forme di socialismo. Marx confuta, nell’ordine, il socialismo “reazionario”, il socialismo “conservativo” e il socialismo “critico-utopico”. A tutti questi contrappone la propria versione del socialismo – per lui, l’unica vera possibile – che chiama “socialismo scientifico” o, appunto, “comunismo”.

Per chi volesse seguire l’ortodossia marxista, quindi, socialismo e comunismo dovrebbero essere due termini assolutamente interscambiabili. L’unico socialismo possibile, infatti, è quello scientifico teorizzato dal filosofo – anche detto, appunto, comunismo. Non a caso, Marx bolla gli altri tre suddetti come “falsi socialismi”. Il succitato dizionario Garzanti, infatti, propone, come sinonimo dei due, proprio la parola “marxismo”.

Riformismo e leninismo

Dopo la morte di Marx, prevarranno le interpretazioni riformiste del suo pensiero. Secondo queste, il capitalismo non deve essere abbattuto attraverso la rivolta violenta, bensì con la normale partecipazione all’attività parlamentare. Questo tipo di ideologia ispirerà i primi partiti marxisti, che adotteranno tutti il nome “socialista” o “socialdemocratico”. Dopo una prima fase di censura, essi verranno ammessi nel dibattito democratico di molti Paesi.

Il riformismo, tuttavia, verrà criticato da altre correnti marxiste. Esse lo accuseranno di aver tradito gli interessi della classe operaia, perseguibili solo attraverso la rivoluzione. Questi ultimi movimenti adotteranno, generalmente, il nome “comunista” proprio per distinguersi dai riformisti.

socialismo e comunismo

La differenza tra socialismo e comunismo, in particolare, emergerà soprattutto dopo la Rivoluzione russa. Nel 1920, infatti, il Partito Bolscevico convocherà una Terza Internazionale “comunista”, dopo le prime due “socialiste”. Essa porrà ventuno condizioni per l’ammissione dei Partiti, che segnano una decisa frattura con la tradizione socialista: in vari punti, infatti, si richiede l’espulsione di tutti i suoi esponenti. In un caso (punto 7) si fanno nomi espliciti e tra questi figura anche quello di Filippo Turati, uno dei fondatori del Partito Socialista Italiano. La rottura con questo tipo di tradizione politica emerge chiaramente, anche dal semplice punto di vista onomastico, al punto 17:

“Tutti i partiti che vogliono aderire all’Internazionale Comunista debbono cambiare nome. Ogni partito che voglia aderire all’Internazionale Comunista deve chiamarsi: Partito Comunista del tale paese (sezione dell’Internazionale Comunista). Il fatto del nome non è soltanto una questione formale, ma una questione squisitamente politica e di grande importanza. L’Internazionale Comunista ha dichiarato guerra a tutto il mondo borghese e a tutti i partiti della socialdemocrazia gialla. La differenza tra i partiti comunisti e i vecchi partiti “socialdemocratici” o “socialisti” ufficiali, che hanno tradito la bandiera della classe operaia, dev’essere resa comprensibile ad ogni semplice lavoratore”.

Socialismo e comunismo in Italia

Oltre a quanto detto, i 21 punti chiedono anche l’appoggio, da parte dei partiti comunisti, alla causa sovietica. Ecco perché, da quel momento in poi, con il termine “comunismo” si intende anche l’osservanza dell’ortodossia imposta dall’URSS: leninismo prima, stalinismo e tutte le altre varianti poi. Ciò, ovviamente, non esclude, nel corso del ‘900, l’esistenza di altre forme di comunismo antisovietiche: pensiamo al titoismo o all’eurocomunismo occidentale.

La frattura tra socialismo e comunismo, posta in questi termini, è visibile anche in Italia.

Qui, il Partito Socialista, operante fin dagli anni ’90 dell’800, nel 1921 subisce una scissione capeggiata da Gramsci e Bordiga che porta alla nascita del Partito Comunista d’Italia – sezione italiana dell’Internazionale comunista (successivamente Partito Comunista Italiano). Nei primi anni, esso sarà una piccola e intransigente formazione leninista. Dal dopoguerra, invece, si inserirà normalmente nel dibattito democratico italiano. Ciò è comune a molti partiti comunisti dell’Occidente in seguito alla divisione in blocchi, e tende ad attenuare la precedentemente rigida differenza tra socialismo e comunismo.

Francesco Robustelli

Bibliografia

Marx, Engels, Manifesto del Partito Comunista, 1848, tr.it. di Labriola 1895, edito da Tascabili Economici Newton, 1994

AA.VV., Nuovi profili storici vol.2, dal 1650 al 1900, ed.Laterza, 2012

AA.VV., Nuovi profili storici vol.3, dal 1900 a oggi, ed.Laterza, 2012

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L’immagine di copertina è ripresa da www.scienceabc.com