Una donna fantastica: analisi del film cileno

Una delle rivelazioni assolute del 2017, Una donna Fantastica (Una mujer fantástica) ha trionfato nella recente edizione degli Oscar 2018, aggiudicandosi la statuetta nella categoria miglior film in lingua straniera. Diviene così il primo film di nazionalità cilena a conseguire tale ambìto riconoscimento, il terzo finora nella storia del cinema sudamericano, rispettivamente dopo La storia ufficiale e Il segreto dei suoi occhi, entrambi prodotti e diretti in Argentina.

Diretto dall’abile regista Sebastián Lelio, l’opera, durata 104 minuti, fa la sua apparizione ufficiale al cospetto del grande pubblico durante l’ultimo Festival di Berlino, riscuotendo consensi ed acclamazioni dalla critica presente, conquistando l‘Orso d’argento per la migliore sceneggiatura. Ottimi apprezzamenti anche per la recitazione dell’attrice cilena Daniela Vega, nei panni della protagonista Marina Vidal. Distribuzione cinematografica a cura della Lucky Red, Una donna fantastica ha fatto il suo esordio nelle sale italiane lo scorso 19 ottobre 2017.

Una donna fantastica

La storia narra di una giovane ed avvenente cameriera, Marina, la quale aspira a realizzare il sogno di riuscire a diventare una grande cantante. La sua relazione con Orlando (Francisco Reyes), uomo venti anni a lei più anziano, giunge a termine proprio il giorno in cui la protagonista festeggia il compleanno, causa un malumore che colpisce fatalmente il fidanzato convivente, ponendo così fine nel modo più straziante alla loro storia d’amore. Marina è una donna trans; ciò attira le antipatie della famiglia di Orlando, che la ritiene addirittura responsabile della morte avvenuta all’ex compagno, facendo avviare delle indagini di polizia sulla sua persona. Il genere sessuale di Marina è considerato un abominio, una mera aberrazione dell’essere umano, pertanto ella viene continuamente ostacolata dalla famiglia del defunto fidanzato, venendole dapprima negato il diritto di prendere parte al funerale dell’amato Orlando, poi rischiando di esser cacciata dall’appartamento che condivideva con lo stesso. La protagonista, in preda a mille avversità, si batte in tutti modo pur di affermare la propria identità di donna.

Una donna fantastica: il coraggio di una donna oltre apparenze e pregiudizi

Una donna fantastica

Pellicola drammatica dal tono forte e toccante, Una donna fantastica mostra il coraggio di una donna sui generis, disposta a lottare per affermare la propria femminilità e raggiungere i propri obiettivi nonostante le avversità della vita ed i pregiudizi della gente. L’essere transessuale è giudicato dalle persone che circondano l’aspirante cantante un vile rinnegamento della natura stessa, obbligando così la protagonista, interpretata da un’impeccabile Daniela Vega, a continue peripezie pur di proteggere i suoi ideali e stile di vita.

Proprio nel corso dell’anno segnato dallo scandalo Weinstein, l’opera di Lelio lancia un messaggio esplicito allo spettatore, privo di falsa retorica, invocando diritti e dignità umana a favore dei cosiddetti transgender, soprattutto nelle popolazioni del Sud America ed America Latina, ancora piuttosto restie ad accettare l’incedere del fenomeno trans.

Da Guadagnino a Lelio, Chiamami… Una donna fantastica. Celebrazione della lotta alla diversità

Una donna fantastica

Seppur con approccio e stile differente, Una donna fantastica non si discosta particolarmente dalle tematiche già affrontate dal nostro regista Luca Guadagnino in Chiamami col tuo nome, anch’esso presente alla Notte degli Oscar e vincitore del premio migliore sceneggiatura non originale.

Entrambe le opere propongono di affrontare lo scottante tema dell’omosessualità, ponendo lo spettatore a fare il tifo a favore di personaggi spesso relegati dal cinema a ruoli secondari, di mero contorno, quasi a voler marcare in senso dispregiativo il diverso. Tale figura in passato veniva considerata quasi dannata, indegna di assurgere a ruoli di prima piano, se non appunto in accezione meramente negativa. I due registi intendono far riscoprire e rivalutare la funzione dell’omosessualità all’interno del cinema, apportando utili spunti di riflessione al fine di una maggiore sensibilizzazione verso uomini e donne che abbracciano la loro vera natura.

Davide Gallo