Uno dei tanti vantaggi di essere stato un amante della musica rock nel 1984 è stato il potersi dilettare nel vastissimo imbarazzo della scelta offerto dalla scena musicale di quell’anno. Infatti, questo è forse l’anno più prolifico dell’intera decade ottantiana, con album non solo validi dal punto di vista commerciale, ma anche di notevole caratura artistica. Basti pensare che questo è l’anno di Born in the U.S.A. di Springsteen, Love at First Sting degli Scorpions, Reckless di Bryan Adams, The Works dei Queen e, quasi celebrativo, 1984 dei Van Halen. Oltre ad essi, ci sono stati anche gli album di debutto dei Bon Jovi, dei The Smiths e dei Red Hot Chili Peppers.
Sì, certo, ci furono pure degli episodi nefasti, come l’incidente mortale che coinvolse Vince Neil dei Motley Crue nel quale perse la vita Nicholas Dingley degli Hanoi Rocks; a Tipper Gore, moglie di Al Gore, venne in mente di formare il PMRC perché sentì sua figlia ascoltare una canzone di Prince, a suo dire, oscena; il batterista Rick Allen dei Def Leppard perse un braccio in un incidente d’auto. Ma, tutto sommato, possiamo dire che l’annata fu eccellente!
Tra tutte queste inebrianti vivande, quella di cui parleremo in questo articolo sarà quella che più riesce ad adattarsi sia sulla carne che sul pesce, senza scontentare né maschietti né femminucce, riuscendo a fornire momenti di adrenalinica energia alternati a melliflue ballate: Reckless di Bryan Adams.
Reckless di Bryan Adams: il contesto
Per riottenere record del genere Bryan dovrà aspettare il 1991 con la ballata romantica Everything I do (I do it for you) per la colonna sonora del film Robin Hood – Principe dei Ladri, che è tuttora il brano che è rimasto per più settimane al primo posto nelle classifiche britanniche (ben sedici settimane consecutive!).
Le tracce
Segue a ruota un’altra canzone veloce e allegra, She’s only happy when she’s dancing, dove le chitarre dominano incontrastate senza però mai infastidire l’ascoltatore.
Nonostante Run to you sia stata tra le prime canzoni ad essere state incise, le manie di perfezione di Bryan lo portarono a riscrivere quasi completamente la canzone ad album prossimo alla pubblicazione. E forse dovremmo ringraziarlo di ciò poiché il risultato è stato una canzone avvolgente, dominata dall’incalzante arpeggio e interrotta dal riuscitissimo break strumentale.
Croce e delizia di Reckless è la mielosissima Heaven, una tra le più belle e famose ballate romantiche mai realizzate che però sembra quasi essere fuori tema in quest’album, come pensava lo stesso Bryan Adams. Ma i produttori persuasero il cantautore ad inserirla. Decisione azzeccata, peraltro, visti i numerosi riconoscimenti che ebbe.
La canzone fu scritta da Bryan Adams quando apriva i concerti dei Journey, il cui batterista prese anche parte alle registrazioni. Proprio l’influenza della band californiana con la loro Faithfully fu d’ispirazione per il duo Adams-Vallance nella stesura di Heaven. Tutto è dolce di questa canzone: l’apertura delle tastiere, il testo, lo struggente ritornello, l’assolo di chitarra e il fade-out tra voce e chitarra solista.
Ed ecco qui la “canzone senza tempo”, l’adrenalinica e nostalgica Summer of ’69 dove Bryan ricorda i suoi primi approcci con la chitarra, le amicizie, gli amori adolescenziali. Eppure il testo innocente e il ritmo springsteeniano, che rievocano ricordi spensierati e innocenti, nascondono dei retroscena tutt’altro che casti: vi do un indizio; il numero del titolo…
Veloce, potente, scatenata: in poche parole, rock! Ed è questo, in sintesi, ciò che vogliono i rocker di tutto il Mondo, diviso all’epoca della stesura del testo, come ben dichiara già dal titolo Kids wanna rock e come si capisce dal fantastico riff.
E dopo questo rock, a tratti molto caldo e scatenato, Bryan compie una rievocazione del più classico rock ‘n’ roll con Long gone.
Chiude l’album Ain’t gonna cry, col suo particolare riff di chitarra e basso accompagnati dalla cadenzata batteria e dalla voce di Bryan, spesso volutamente adombrata dagli strumenti nei ritornelli.
Oggi
Gli amanti del rock rimangono sempre divisi su quest’album (e più in generale proprio su Adams) per la sua spiccata indole melodica e vocazione pop. Basterebbe, però, guardare un suo concerto per rendersi conto che si ha a che fare con un rocker purosangue. E se ciò non fosse possibile, c’è Reckless che testimonia di che stampo è fatto il cantautore canadese, la cui voce ruvida e allo stesso tempo dolce riesce ad adattarsi ad ogni contesto musicale gli si presenti.
Chi, invece, vuole approcciarsi per la prima volta a questo genere musicale, troverà senz’altro d’aiuto quest’album che dapprima lo traghetterà ovattatamente nell’universo rock per poi lanciarlo di soppianto in un fiume in piena dove, tra rapide e cascate, coglierà il gusto della musica dura.
Antonio Cusano