I fantasmi di Giulia, di Anna Bruno: la recensione

Un passato opprimente carico di conflitti irrisolti, un presente funestato dal lutto e un futuro avvolto dall’incertezza: questi gli architravi su cui Anna Bruno costruisce I fantasmi di Giulia.

Il romanzo, pubblicato da Iod Edizioni nel 2017, fa infatti del tempo e della sua relatività il proprio asse portante ripercorrendo, in un rimando costante tra avvenimenti passati e loro ripercussioni, la vita della protagonista, Giulia, intenta a tornare al proprio paese natio dopo un’assenza ventennale. A guidarla la volontà di affrontare i fantasmi che la perseguitano impedendole, in seguito alla tragica morte del figlio, di guardare con serenità all’avvenire.

L’unica strada per un futuro migliore passa quindi per una revisione critica del passato alla quale la protagonista dedica tutta sé stessa in un viaggio che, prima di essere fisico, è innanzitutto interiore. Un viaggio che, per le sue implicazioni, appare destinato a cambiarla per sempre.

I fantasmi di Giulia, la lotta di una donna

I fantasmi di Giulia non è però soltanto la narrazione di un viaggio fisico e psicologico ma, soprattutto, la storia della lotta di una donna contro una serie di elementi, interni ed esterni, che cercano in ogni modo di annientarla. La sua stessa madre, anaffettiva e iperprotettiva, costituisce il primo nemico che la giovane Giulia deve affrontare per costruirsi una propria identità, diversa da quella cucitale addosso dalla genitrice, in un processo tutt’altro che semplice e non esente da conseguenze durature.

I fantasmi di Giulia
L’autrice Anna Bruno

Un grande senso di colpa la accompagnerà infatti nella fuga dal paese natio costringendola ad un lungo cammino prima di potersi perdonare per il duplice (e contraddittorio) peccato di aver tradito le aspettative della madre e di non averlo fatto prima che le cose degenerassero.

La crescita di Giulia, la sua maturazione come individuo e soprattutto come donna, è gestita in modo ottimale da Anna Bruno che riesce a coglierne i tormenti, le incertezze e le contraddizioni restituendo il ritratto di una persona viva e autentica. Particolare rilievo ha il tema della maternità coniugato in numerose varianti che spaziano da quella straziata dalla perdita, a quella indesiderata a quella unicamente sognata e vagheggiata.

I fantasmi di Giulia e la critica sociale

Attorno al personaggio di Giulia ruota poi il microcosmo del paesino d’origine, volutamente lasciato nell’anonimato per amplificarne il carattere esemplificativo. I suoi abitanti offrono infatti ad Anna Bruno un ottimo spunto per una serrata critica sociale, diretta innanzitutto contro un certo tipo di mentalità collettiva che impedisce al singolo di coltivare con serenità le proprie ambizioni personali.

Il peso del giudizio altrui grava infatti come un macigno sulla stragrande maggioranza dei personaggi, condizionandone i pensieri e le azioni e condannandoli ad una vita misera ed infelice. Ad esso è direttamente collegato il costante conflitto tra individuo e famiglia che attraversa le generazioni contrapponendo Giulia e sua madre nello stesso modo in cui aveva opposto quest’ultima e i suoi genitori.

I fantasmi di Giulia
La copertina del libro

La costruzione dell’identità del singolo, condizionata inoltre da modelli prestabiliti di femminilità e mascolinità, è resa ancora più problematica dall’appartenenza ad un microcosmo isolato in cui la resa e la fuga appaiono le sole alternative possibili. La forza di volontà e la fortuna divengono dunque l’unico argine, assieme alla fede in qualcosa di più grande, alla tragicità di un’esistenza il cui dramma viene consumato quotidianamente.

Alessandro Ruffo