Emozioni e cervello: il caso Phineas Gage

Il caso di Phineas Gage inizia il 13 settembre 1848 a Cavendish, una cittadina del Vermont, Stati Uniti. Phineas Gage quel giorno svolgeva il suo lavoro, l’addetto alle costruzioni ferroviarie, quando, nel tentativo di far esplodere un grosso masso, si ferì gravemente alla testa.

Phineas Gage
Phineas Gage con la sbarra di ferro che gli perforò il cranio

L’uomo perforò la roccia e vi inserì della polvere da sparo. Questa  si accese per via dell’attrito tra roccia e sbarra e innescò un’inaspettata esplosione che fece schizzare in aria la sbarra in ferro, perforando il cranio di Phineas Gage dalla parte inferiore della mandibola, fino a quella anteriore della testa.

Phineas Gage perse conoscenza. Fortunatamente non morì, anzi, riuscì a riprendersi in pochi minuti, e fu portato dal dottor John Harlow. Il dottore  estrasse la sbarra, e seguì la successiva riabilitazione. Phineas Gage si riprese in poco tempo, ma il suo carattere sembrava mutato radicalmente.

Egli, infatti, prima dell’incidente, era un uomo coscienzioso e mite con i familiari, oltre che lavoratore efficiente. Dopo l’incidente divenne volgare, irascibile e incapace di fare progetti di vita a lungo termine.

Il cambiamento fu tale che lo stesso Harlow, nelle sue considerazioni sul caso dinanzi alla comunità medica del Massachussets affermò che: “Gage non era più lui“. Cosa avesse comportato un cambiamento del genere rimase un mistero, su cui i neurologi si interrogarono per almeno un secolo, ma senza una definitiva risposta.

L’esperimento di Damasio e Bechara

Phineas Gage
Antonio Damasio

Una prima soluzione del caso si profilò alla metà del XX secolo, quando due scienziati, Antoine Bechara e Antonio Damasio effettuarono un semplice esperimento con persone che avevano subito danni simili a quelli di Phineas Gage, in seguito a incidenti o ictus.

L’esperimento consisteva nel far scegliere ai soggetti interessati una carta da quattro mazzi diversi. A ogni carta era associata una vincita o una perdita di denaro, da sommarsi o sottrarsi ad una cifra iniziale.

I soggetti di volta in volta sceglievano la carta che faceva loro perdere denaro mostrando di non rendendersi conto di ripetere una scelta deleteria, esaurendo in breve la somma di soldi assegnatagli all’inizio dell’esperimento.

Si dimostrò, da queste conclusioni, che tali soggetti mancavano di un, come cita Canessa in “Il sogno della ragione”: “modulatore somatico, secondo cui gli esiti di una decisione e le sue conseguenze, negative o positive, si fissano nella memoria, influenzando il processo decisionale”.

In conclusione il cervello danneggiato di questi soggetti, così come quello di Phineas Gage, non elaborava informazioni e decisioni razionali.

Il dibattito oggi sul caso di Phineas Gage

Il dibattito intorno alla relazione tra emozioni e cervello, ad ogni modo, dura ancora oggi. Nel 2012 all’Università della California di Los Angeles si analizzò una tomografia del cranio di Phineas Gage, per capire con maggior precisione quali fossero le aree cerebrali più danneggiate dall’incidente.

Emerse che il danno aveva interessato una quantità maggiore del 10% di materia grigia, la stessa che si consuma in patologie come l’Alzheimer. Questa scoperta aprì nuovi scenari nell’ambito della prevenzione di patologie neurodegenerative.

Simone Micillo

Fonti

https://en.wikisource.org/wiki/Recovery_from_the_passage_of_an_iron_bar_through_the_head

http://www.hss.caltech.edu/~steve/bechara.pdf

http://www.psicologiadellavoro.org/?q=content/emozione-e-decisione