Museo Filangieri: un tesoro a rischio a un passo dal Duomo

La città di Napoli è ricca di musei nati dall’iniziativa di singoli e affidati da sempre alla comunità napoletana. L’esempio più semplice e famoso è senza dubbio il Tesoro di San Gennaro, ma al centro storico esiste un altro tesoro donato da un nobile ai cittadini: è il Museo civico Gaetano Filangieri.

Il sogno di un principe

Chi è Gaetano Filangieri? Il nome non deve trarci in errore: Gaetano Filangieri era un celebre giurista e filosofo napoletano vissuto nel XVIII sec., ma l’uomo di cui parliamo è l’omonimo nipote.

Gaetano Filangieri “junior” visse nel pieno del XIX sec. e fu più appassionato d’arte che di diritto. Il Principe di Satriano, infatti, grazie alle proprie possibilità economiche, ebbe modo di viaggiare moltissimo in una Europa che aveva raggiunto stadi di innovazione sicuramente più avanzati rispetto alla lenta Italia.

A colpire il Principe fu, soprattutto, l’attenzione che gli altri stati europei davano al mondo delle arti, grazie all’istituzione di quelli che allora si chiamavano “Musei artistici industriali”. Tornato a Napoli, Filangieri elaborò così un sogno tutto personale: aprire anche nella sua città un Museo artistico industriale.

La nobile famiglia Filangieri: armi, diritto, arte

Le sue nobilissime origini, infatti, gli permettevano di sognare in grande: egli era discendente della famiglia Filangieri, il cui capostipite, Angerio, giunse in Italia al seguito del famoso Roberto il Guiscardo. Tra gli antenati, inoltre, Gaetano poteva vantare il nonno giurista e il padre Carlo, valoroso generale del Regno delle Due Sicilie.

Gaetano Filangieri pensò così di mettere a disposizione della comunità napoletana la sua collezione, fermamente convinto del potere sociale della cultura.

L’ubicazione del Museo

Nel 1883 scelse la collocazione del Museo: negli anni del “Risanamento di Napoli”, molti dei palazzi storici di Via Duomo rischiavano l’abbattimento per l’allargamento della strada. In particolar modo, molto si discuteva sul futuro di Palazzo Como, residenza quattrocentesca di estrema bellezza che, tuttavia, era troppo “ingombrante” per i lavori della via.

Filangieri così se ne prese carico: il palazzo gli fu concesso e il comune, grazie all’aiuto di ingegneri, lo fece letteralmente spostare più indietro di circa venti metri. Salvato il palazzo, di cui restava integro solo il bugnato esterno e le mura, Filangieri lo adattò a sede del suo Museo e ne pagò la ristrutturazione.

Filangieri
Il soffitto del piano terra

Convinto, come si è detto, di un necessario coinvolgimento della comunità, il principe affidò, così, i lavori di ricostruzione ai ragazzi dell’Istituto d’Arte di Napoli, che produssero il famoso pavimento della Sala Agata del primo piano.

Il resto della ristrutturazione, sempre su progetto del principe, fu affidata ad artigiani e industriali napoletani citati nella stele di marmo presente nel Museo.

La storia del Museo

Terminati i lavori, la collezione di Filangieri fu collocata nel Museo, che fu ufficialmente aperto nel 1888 col nome di Museo civico, perché messo a disposizione della cittadinanza. La sua storia, tuttavia, non fu particolarmente felice.

Il principe, infatti, lottò strenuamente per pubblicizzare il suo lavoro, ma senza successo: la città non poteva sostenere anche quella spesa economica. Dopo la morte di Gaetano, così, il Museo cadde nell’oblio, finché un tristissimo evento non lo rese di nuovo famoso: durante la Seconda Guerra Mondiale un incendio causato da guastatori tedeschi colpì la villa Montesano di San Paolo Bel Sito dove erano custoditi i beni e ne distrusse la maggior parte. Andarono così perduti quadri di Botticelli, Solimena e Preti.

Nel 1948, alla fine del conflitto, delicatissimi lavori di restauro riportarono alla vita molti dei tesori, ai quali furono aggiunte donazioni, i cui responsabili sono ricordati in un’iscrizione. Nonostante ciò, la galleria è stata di nuovo chiusa negli anni ’90 e riaperta nel 2015 solo grazie all’Associazione ONLUS “Salviamo il Museo Filangieri”.

L’immensa collezione

La triste storia del Museo collide del tutto con la bellezza che esso custodisce. Al piano terra, infatti, sono oggi collocate tutte le armi della nobile e guerriera famiglia Filangieri. Si vantano fucili arabi, spade giapponesi e armature integrali. Possono essere ammirati anche busti della famiglia e statue di Jerace.

Filangieri
La Sala Agata

Salendo al primo piano attraverso una splendida scala a chiocciola, si entra nella simbolica Sala Agata, dove si custodisce la maggior parte del tesoro. Lì, infatti, si possono ammirare i quadri acquistati dalla famiglia: tra questi, capolavori di Tiepolo, Solimena, Guercino, Giordano e Preti. Ancora qui sono conservate altre armi e la splendida collezione di ceramiche proveniente da tutto il mondo. Vi sono, infatti, servizi cinesi, giapponesi, tedeschi, italiani e, chiaramente, napoletani, provenienti dalla fabbrica di Capodimonte.

Ci si può stupire anche di piccoli biscuit che riproducono celeberrime opere d’arte antica, dal gruppo scultoreo del Laocoonte fino ai busti dei filosofi epicurei di Ercolano. Chiude la sezione di ceramica addirittura un gruppo di vasi attici di quinto secolo della migliore fattura, un preziosissimo tesoro messo a disposizione dei nostri occhi.

Ma la collezione Filangieri non finisce qui: al piano soppalcato della Sala Agata, al centro delle ceramiche, si apre la piccola ma ricchissima biblioteca di Filangieri. Al centro troneggia una scrivania, su cui è riposto un manoscritto vero, gli autografi del principe e i preziosi strumenti di scrittura (per lo più in oro!) di cui egli si serviva. Attorno, si apre la libreria, che conta più di ottomila manoscritti rarissimi, arricchiti da recenti donazioni.

Salviamo il Museo Filangieri

Il Museo Filangieri, insomma, rappresenta un fondo di tesori inestimabile. Eppure esso è tutt’oggi in crisi, ma è sostenuto dall’Associazione ONLUS “Salviamo il Museo Filangieri”, dal FAI e da Intesa San Paolo, che hanno recentemente finanziato il restauro del monumentale portone del palazzo. Visitare il Museo, ammirare le sue preziosità è il primo modo per arricchirlo, e per arricchire anche se stessi. È inoltre attiva una petizione per sensibilizzare sulla questione e per diffondere la voce.

Il sogno del principe, insomma, è a rischio: quei beni che egli riteneva di importanza sociale per tutta la cittadinanza rischiano di non essere più a nostra disposizione. Eppure egli, già centocinquant’anni fa, aveva portato avanti una battaglia dal sapore classico, che tutt’oggi viene fin troppo bistrattata e dimenticata: solo la cultura, solo la bellezza, quella autentica, possono avere un influsso reale sulla comunità, e plasmarla verso il meglio.

È nostro compito, oggi, assimilare quella lezione, farla nostra e portarla avanti in nome dell’enorme patrimonio culturale di Napoli, che va non solo conosciuto, ma anche amato e protetto con cura.

Alessia Amante

Per ulteriori informazioni, si rimanda al sito ufficiale del Museo civico Gaetano Filangieri:

https://www.museofilangieri.org

Fonti:

  • Immagini e fotografie di Alessia Amante