Terme di Santa Chiara: il “segreto” sotto al monastero

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La città romana di Neapolis, come le fonti e le evidenze archeologiche dimostrano, subì nel corso del I sec. d.C. una serie di eventi naturali catastrofici: fu infatti prima colpita da un terremoto nel 62, e poi martoriata dalla tristemente celebre eruzione del 79. Gli interventi di ricostruzione partirono immediatamente dopo la catastrofe, per ordine dell’imperatore Tito; la città riprese a vivere e molti dei suoi edifici furono totalmente rimessi a nuovo. In questa fase di ripresa (e di ampliamento) della città collochiamo cronologicamente un importantissimo edificio romano rinvenuto – quasi ironicamente – al di sotto di un futuro edificio cristiano: le terme di Santa Chiara.

Il rinvenimento delle terme di Santa Chiara

Il complesso termale fu scoperto, anche in questo caso, in seguito ad un evento disastroso: la basilica di Santa Chiara fu bombardata e distrutta nel 1943, nel pieno del secondo conflitto mondiale, e fu necessario rimetterla in piedi con grande sforzo.

Durante i lavori di ricostruzione, scavando, fu rinvenuto materiale in tufo, organizzato secondo l’opus reticulatum: era chiaro che si trattasse di vestigia romane, in particolare di terme.

Gli ambienti del complesso termale

Le somiglianze con le terme (centrali e Stabiane) di Pompei sono numerose: entrambi gli edifici possedevano, secondo la norma, tre ambienti disposti per grado di calore (frigidarium, tepidarium, calidarium) e, al centro, una grande palestra all’aperto per allenarsi. Come le terme Stabiane di Pompei, anche quelle di Neapolis possedevano probabilmente un ninfeo, riconosciuto in un particolare ambiente con arcate e finestre.

Oltre alle classiche vasche, l’edificio napoletano vantava anche un laconicum, cioè una sorta di sauna, e numerosi giochi d’acqua organizzati in nicchie. Le terme di Santa Chiara, dunque, erano assai più fastose del famoso complesso di Baia.

Resti di opus reticulatum

L’ampliamento nel IV secolo

Il complesso termale di Santa Chiara, a quanto dicono le evidenze archeologiche, fu ulteriormente ampliato e arricchito in epoca tardo antica, attorno al IV sec. d.C. Furono costruite e aggiunte, infatti, due enormi vasche: una ottagona e un’altra rettangolare e absidata.

Questo periodo storico, tuttavia, richiama alla mente un altro restauro, di cui pure si è trattato: il rifacimento, in epoca costantiniana, dell’acquedotto del Serino. L’acquedotto del Serino, infatti, serviva chiaramente anche le terme di Neapolis, e tracce della prima fase (I sec. d.C., come si è detto) sono visibili tutt’oggi nella parte di muro in opus reticulatum.

Ma ancor di più della prima fase, sono evidentissime le tracce della fase di restauro che investì sia le terme che l’acquedotto nel quarto secolo.

La fistula aquaria di Caecine Albini

In particolar modo, straordinario è stato il rinvenimento, al di sotto del monastero di Santa Chiara, di due frammenti di fistula aquaria, cioè il tubo di piombo attraverso cui l’acqua pubblica entrava negli edifici comuni o nelle case private. Uno dei due frammenti riporta addirittura una interessantissima iscrizione: sul piombo si legge in rilievo il nome “Caecine Albini”, che non poteva essere altro che il concessionario dell’acqua, cioè il privato che gestiva, per conto dello Stato, l’approvvigionamento idrico della città.

L’iscrizione col nome “Caecine Albini”

Tale personaggio apparteneva ad un’illustre famiglia della città di Napoli, probabilmente di rango senatorio, che raggiunse grande potere proprio tra IV e V sec. L’iscrizione, dunque, è la principale testimonianza del rifacimento del sistema idrico a Napoli in epoca costantiniana, e conferma la cronologia relativa al quarto secolo.

Tra paganesimo e cristianesimo

Il particolare rinvenimento al di sotto di un edificio cristiano di un complesso termale romano dimostra ancora una volta la storia di stratificazione culturale della città di Neapolis e lo splendore che il centro “storico” dovette raggiungere in epoca imperiale, grazie al riconoscimento da parte dei principes (da Tito fino a Costantino) della centralità che la città da sempre ebbe in tutta la penisola italica.

Alessia Amante

Fonti:

  • Immagini e fotografie di Alessia Amante
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Alessia Amante

Laureata in Filologia Classica presso l'Università di Napoli "Federico II". Appassionata di scrittura, arte, bellezza, letteratura... e cioccolato.

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