Le emissioni monetarie dei principi longobardi di Benevento

L’emissione monetaria longobarda dopo il 774:

Le prime monete coniate dai longobardi in italia sono databili alla fine del  VI secolo, e risultano essere anonime, in oro e realizzate su modello bizantino[1]. La nascita del Principato di Benevento ebbe ripercussioni evidenti nell’ iconografia monetaria, soprattutto nei  nominali  coniati a Benevento da Arechi II e da Grimoaldo III. Tali emissioni risultano fonti utili per quanto riguarda la ricostruzione della situazione giuridica del ducato/principato beneventano dopo il 774

Le coniazioni di Arechi II di Benevento

I nominali coniati da Arechi II sono effettivamente un’imitazione del solidus bizantino e delle sue frazioni, come il tremisse. Ragioni politiche spinsero Arechi a introdurre lievi cambiamenti: uno dei tanti fu la comparsa della dicitura PRINPI nella leggenda sul retro, indice che la transizione ideologica da duca a principe era ormai stata avviata: Arechi infatti adottò una nuova titolatura, quella di  «princeps gentis Langobardorum»[2]

Benevento
Tremisse di Arechi II con la dicitura VITIR PRINPI

Questa nuova titolatura comparse con la fine della monarchia longobarda, quando cioè Carlo Magno conquistò nel 774 Pavia, spodestando  il re longobardo Desiderio.  Il sovrano franco a quel punto si incoronò Rex Francorum et langobardorum, estendendo la propria sovranità su tutti i territori longobardi, ad esclusione del più meridionale dei domini, quello del ducato di Benevento, dove il duca Arechi II intendeva far rivivere l’onore e la tradizione di quella stirpe che il re franco aveva umiliato e sottomesso.

La mancata conquista franca di Benevento

Dopo la presa di Pavia, Carlo tentò di marciare su Benevento. Arrivato a Roma nel 787 venne raggiunto da una prima delegazione beneventana con a capo Romualdo, figlio di Arechi. Carlo respinse ogni accordo ed avanzò verso Capua, dove fu raggiunto da una seconda delegazione guidata dal vescovo Davide[3] il quale riuscì a persuadere Carlo, inducendolo ad abbandonare l’impresa e a farlo accordare con Arechi, in modo che  accettasse tiepidamente la sovranità di quest’ultimo su Benevento. Il trattato di pace tra i due attori belligeranti venne poi ratificato successivamente a Salerno: ad Arechi venne riconosciuta la sovranità su Benevento, ma dovette pagare un forte indennizzo ed effettuare un atto di sottomissione al re franco e concedere alcuni ostaggi, tra cui i suoi figli Grimoaldo ed Adalgisa. In quegli anni, formalmente il principato era subordinato al regno franco, ma di fatto aveva ampi spazi di autonomia.

Le coniazioni di Grimoaldo III

Prima fase

BeneventoBeneventoArechi morì nel 787 ed il ducato venne ereditato da suo figlio  Grimoaldo III. Dopo la morte di Romualdo (suo fratello) egli ritornò a Benevento come duca e non come principe [4] ma le condizioni di ritorno in patria furono assai pesanti: si trattò secondo Erchemperto di tagliare la barba (che per i longobardi essa era un segno identificativo) e di apporre il nome del re franco sulle monete e sugli atti[5]. Il ducato fu, con Grimoaldo, sottomesso ai franchi e quasi vassallo di questi ultimi. Ciò è evidente nella legenda di alcune monete coniate in quegli anni, in particolar modo di un tremisse che  sul fronte vi è riportato il nome del principe (GRIMVALD) a cui si lega una X come per formare la parola DVX (duca), mentre al rovescio compare la dicitura DOMS CAR (riferimento a Carlo Magno) a cui si lega Rx, come per formare la parola REX

Seconda fase

Benevento
Tremisse di Grimoaldo III con la dicitura VITOR PRINCI

Ben presto Grimoaldo volle riprendere la linea autonomista di suo padre. Infatti a partire dal 791 disattese le condizioni di Carlo, in particolar modo quella di imprimere il nome del re sui diplomi e sulle monete.  Ciò fu evidente nelle monete emesse dopo il 791-792: prendendo in esame un tremisse coniato in quell’arco temporale possiamo notare come, rispetto alle emissioni precedenti, manchi nella legenda  la X  che si legava alla D sul fronte, mentre al rovescio scompare il nome di Carlo Magno, venendo sostituito dalla legenda VICTOR PRINCIP. Quest’ultima emissione è databile al 791-792, ed indica un tentativo da parte di Grimoaldo III di rendersi più indipendente, sia a livello politico che mediatico [6].

Una fase di transizione molto complessa

I messaggi  che compaiono  sulle monete longobarde coniate in questo periodo a Benevento ci testimoniano quanto effettivamente il passaggio giuridico dal ducato a principato fu complesso e non sempre ben chiaro, e di come, la subordinazione al dominio franco dell’ex ducato longobardo alla lunga sfocerà in un tentativo di ribellione e di riaffermazione autonomista dell’identità politica longobarda.

Domenico Iadanza 

Riferimenti e note

[1] Cfr. ARSELAN, emissione e circolazione, 2003, 1044.
[2] Cfr. JAKUB KUJAWISKi, Le immagini dell’“altro” nella cronachistica del Mezzogiorno longobardo [A stampa in “Rivista storica italiana”, 118 (2006), 3, pp. 767-815 (già in “Quaestiones medii aevi novae”, 10, 2005, pp. 229-271)
[3] L. BELLINGERI, Davide, vescovo di Benevento in Dizionario Biografico degli Italiani – Volume 33 (1987);  L. MAIO Davide Beneventano: un vescovo della Longobardia meridionale (782-796) in Samnium 55, 1982, pp. 197-205
[4] Cfr. Annales regni Francorum inde ab a. 741 usque ad a. 829, a.788.
[5]Cfr. ERCHEMPERTO, Historia Langobardorum Beneventanorum, in Monumenta Germaniae Historica, Scriptores rerum Langobardicarum et Italicarum saec. VI-IX, Hannover: Impensis bibliopoli Hahniani, 1878,  p. 236.