Eliot: “Ash Wednesday” e le tensione verso la religione

Il 1930 è un anno cruciale nella carriera letteraria di Thomas Stearns Eliot. È infatti l’anno di pubblicazione di Ash Wednesday (Mercoledì delle ceneri), lungo componimento poetico composto da sei sezioni che comincia ad allontanarsi dalla desolazione e dalla sterilità spirituale della Waste Land. Con Ash Wednesday si apre, nell’universo poetico ed esistenziale di Eliot, una speranza rivolta al superamento e alla trascendenza del mondo materiale.

Il mercoledì delle ceneri nella tradizione cristiana

Il titolo è inequivocabilmente religioso: il mercoledì delle ceneri, ricorrenza fondamentale nel calendario cristiano, segna l’inizio della Quaresima, il periodo di preparazione alla Pasqua che implica il silenzio della riflessione e della meditazione richieste dalla sacralità dell’evento culminante. Nel primo giorno di Quaresima, i fedeli sono richiamati alla consapevolezza della caducità della vita umana dal segno della croce disegnato dal prete sulla loro fronte con la cenere e dalla celebre frase tratta dalla Genesi “Memento homo, quia pulvis es et in pulverem reverteris” (“Ricorda uomo che polvere sei e polvere tornerai”). Questi presupposti svelano già una traccia interpretativa della lunga poesia, in cui si pone con insistenza un problema che acquisterà maggiore forza nei successivi Four Quartets: il problema del rapporto tra materia e spirito, tra le gabbie della prima e la libertà del secondo.

Trascendenza del sé

Gli scritti eliotiani del periodo tra il 1925 e il 1945 esprimono il bisogno di una trascendenza da sé, e in particolar modo la difficoltà implicata in questo tentativo. Con trascendenza da sé si intende lo sforzo di oltrepassare l’esperienza e la percezione puramente personali per adottare più pienamente una visione condivisa e collettiva, secondo l’assunto che più comprensibile e unificata è la nostra esperienza e più vicini siamo alla verità assoluta. L’impossibilità di raggiungere l’autosufficienza costringe l’individuo a incorporare l’esperienza altrui, così da cercare di conquistare una verità più condivisa e più universale. Non a caso, nel lungo componimento del poeta americano i diversi personaggi e le diverse prospettive del primo periodo si accentrano in un personaggio unico con funzioni di coro.

Ash Wednesday

Ash Wednesday è considerata la poesia di conversione di Eliot, bollato da allora in poi come conservatore e reazionario. Tuttavia, Ash Wednesdaynon bisogna pensare che il poeta ormai inglese, che aveva nei versi precedenti cantato la sterilità e la nullità del mondo a lui contemporaneo, avesse trovato la soluzione ai problemi esistenziali suoi e della sua epoca tramite il rifugio nella fede cristiana: ancora presente è infatti la percezione di crisi della realtà. La differenza è da rintracciare nel bisogno intenso di una dimensione altra che riesca a oltrepassare i limiti dell’esperienza materiale. Ci sono dei barlumi di luce che, se non danno una speranza certa, fanno almeno presagire una dimensione dell’aldilà che possa diventare anche uno spazio poetico.

L’aspirazione verso la spiritualità

La caducità del mondo e la sterilità della terra desolata diventano in Ash Wednesday solo una parte del viaggio verso l’Assoluto. Ma il fulcro della poesia non è l’incontro effettivo con il divino: è piuttosto l’aspirazione di muoversi dalla sterilità spirituale verso la speranza della salvezza umana, in un tentativo di eliminare la tensione tra il corpo materiale e il corpo spirituale. La poesia si carica continuamente di ambiguità e incertezza: fino all’ultima sezione della poesia, la percezione e l’esperienza di una verità trascendentale appaiono sempre sul punto di sfuggire dalla sua presa. Infatti l’attrazione del mondo, il mondo del tempo e dello spazio che lui aveva cercato di oltrepassare lo riportano continuamente indietro.

L’intertestualità

L’elemento dell’intertestualità e delle topiche del passato non viene abbandonato da Eliot, sebbene le opere riprese siano di natura completamente diversa: il raggio delle fonti letterarie si restringe al campo degli autori inglesi, anglicani e dei trecentisti italiani. Perciò un gran numero di citazioni e riferimenti proviene dal lessico religioso ecclesiastico.

Lo stile del componimento

Anche lo stile della poesia risulta profondamente modificato rispetto alla produzione degli anni precedenti. La varietà di The Waste Land e l’ironia di The Hollow Men lasciano spazio a un tono riflessivo, che nel corso della lettura si schiude verso l’esterno, verso un referente assente che esclude l’autoreferenzialità tipica della poesia romantica. La voce del poeta assume inoltre una cadenza sempre più solenne, quasi predicatoria, molto vicina a quella della preghiera e della liturgia. I molteplici personaggi dialoganti vengono invece assorbiti da una sola voce, che sembra farsi carico di un destino collettivo. Il ritmo, che non è più quello franto e conflittuale della Waste Land, si distende: assomiglia più a quello cadenzato della liturgia o dei salmi, o a quello fluido dei nessi associativi.

La poesia…

Because I do not hope to turn again
Because I do not hope
Because I do not hope to turn
Desiring this man’s gift and that man’s scope
I no longer strive to strive towards such things
(Why should the aged eagle stretch its wings?)
Why should I mourn
The vanished power of the usual reign? [1]

(Eliot, Ash Wednesday, I)

La poesia presenta cinque sezioni di variabile lunghezza. Nella prima sezione si impone il tema della rinuncia, di una rinuncia fatta per scelta e presentata con orgoglio. Ben presto, però, il senso iniziale di certezza lascia spazio all’esperienza vagheggiata di un mondo ultraterreno, una dimensione che non si riesce a carpire del tutto e non si riesce a spiegare se non nel segno del paradosso.

Lady of silences
Calm and distressed
Torn and most whole
Rose of memory
Rose of forgetfulness
Exhausted and life-giving
Worried reposeful. [2]

(Eliot, Ash Wednesday, II)

La lunga poesia termina poi nella contraddizione. La totale trascendenza a cui aspira l’uomo, espressa in una serie di immagini inafferrabili, si scontra con la consapevolezza che nessun uomo è mai riuscito a fuggire alla storia, alla materia. L’ultima sezione del componimento, infatti, mostra il dolore dell’uomo che, legato al tempo, aspira comunque all’infinito.

Blessed sister, holy mother, spirit of the fountain, spirit of the garden,
Suffer us not to mock ourselves with falsehood
Teach us to care and not to care
Teach us to sit still
Even among these rocks,
Our peace in His will
And even among these rocks
Sister, mother
And spirit of the river, spirit of the sea,
Suffer me not to be separated

And let my cry come unto Thee.

(Eliot, Ash Wednesday, VI)

Salvatore Cammisa

Fonti e traduzioni:

Eliot, Poesie, Bompiani, Milano, 2016

A. David Moody, The Cambridge Companion to T.S. Eliot, Cambridge University Press, Cambridge, 1994

[1] Perch’io non spero più di ritornare / Perch’io non spero / Perch’io non spero più di ritornare / Desiderando di questo il talento e dell’altro lo scopo / Non posso più sforzarmi di raggiungere / Simili cose (perché l’aquila antica / Dovrebbe spalancare le sue ali?) / Perché dovrei rimpiangere / La svanita potenza del regno consueto?

[2] Signora dei silenzi / Quieta e affranta / Consunta e più integra / Rosa della memoria / Rosa della dimenticanza / Esausta e feconda / Stanca che dai riposo.

[3] Sorella benedetta, santa madre, spirito della fonte, spirito del giardino, / Non permettere che ci si irrida con la falsità / Insegnaci a aver cura e a non curare / Insegnaci a starcene quieti / Anche fra queste rocce, / E ‘n la Sua voluntade è nostra pace / E anche fra queste rocce / Sorella, madre / E spirito del fiume, spirito del mare, / Non sopportare che io sia separato // E a te giunga il mio grido.