Le Siracusane di Teocrito e il mimo greco di età ellenistica

Il mimo è un genere “para-teatrale” nato in Grecia agli esordi del V sec. a.C. Esso è considerato “progenitore” del vero e proprio teatro e, sorprendentemente, a differenza di tragedia e commedia, non nasce ad Atene ma in Magna Grecia. I primi esponenti, infatti, furono due uomini siracusani, Sofrone ed Epicarmo, i quali rielaborarono in forma più letteraria la farsa popolaresca, risalente ad un periodo molto anteriore. In particolar modo, l’eredità di Sofrone fu piuttosto longeva, se si considera che un poeta di età ellenistica, Teocrito, si ispirò alla sua opera per scrivere i due mimi di cui è autore: L’amore di Cinisca e Le Siracusane.

Le Siracusane: la vita di Gorgò e Prassinoa

Le Siracusane sono un divertentissimo mimo ispirato in parte alla biografia di Teocrito. Come detto in un precedente articolo, Teocrito nacque e visse la giovinezza a Siracusa, ma in seguito si recò ad Alessandria per ottenere protezione poetica. Le protagoniste del mito, così, sono due donne di Siracusa che vivono proprio ad Alessandria.

Gorgò e Prassinoa sono amiche da sempre, ancor prima del “trasferimento” ad Alessandria, ma nella nuova città abitano piuttosto lontane. Gorgò, così, si reca dalla compagna Prassinoa in occasione di un giorno particolare: è la festa di Adone, che verrà celebrata con grandi preparativi alla reggia di Tolomeo II.

Essendo Alessandria una città immensa e piuttosto abitata, le due amiche decidono dunque di fare la strada insieme. Il viaggio non risulta comunque facile: Gorgò e Prassinoa, abituate alla modesta città di Siracusa, sono travolte dalla folla, schiacciate e spintonate. Indimenticabile è la scena in cui Prassinoa, la più vivace tra le due, risponde per le rime (in dialetto dorico!) ad un cittadino alessandrino piuttosto scortese:

STRANIERO

Fatela finita

donne della malora, sempre chiacchiere,

come uccelli che tubano. Una morte

per tutti con questo accento largo.

PRASSÌNOA

Di dove spunta questo? Che t’importa

se siamo chiacchierone? Da’ i tuoi ordiní

ai servi. Tu stai dando ordini a donne

di Siracusa e perché tu lo sappia,

noi siamo originarie di Corinto,

come Bellerofonte. Noi parliamo

con la cadenza del Peloponneso.

Sarà lecito ai Dori parlar dorico.

E che nessuno possa comandarci,

salvo uno, Melitode. Io non ti curo:

non livellare una misura vuota.

La festa di Adone: l’inno per il dio

Gorgò zittisce prontamente l’amica, contando sul suo carattere più pacato, ma anch’ella non le manda a dire, quando c’è bisogno! Arrivate, infatti, alla corte di Tolomeo, le amiche sono intrattenute da una straordinaria cantante, che intona un canto in onore di Adone. Prassinoa, sempre chiacchierona, copre con la sua voce le parole della vergine e viene messa a tacere da Gorgò:

GORGÒ

Taci Prassìnoa, va a cantare Adone

la figlia dell’Argiva, una cantante

di grandi qualità, che nel lamento

fu la migliore pure l’anno scorso.

Farà sentire qualche cosa bella,

sta’ certa: si è schiarita già la voce.

Di seguito, uno straordinario pezzo degno del più alto Teocrito: un canto erudito su Adone, a metà tra inno ed epos. Gorgò, però, resta pur sempre la più “assennata” tra le due e, a conclusione del mimo, ricorda all’amica Prassinoa che è ora di tornare a casa, per preparare il pranzo ai mariti che le aspettano.

La città di Alessandria ai tempi di Tolomeo II

Le Siracusane Teocrito Adone
Adone

Al di là della comica trama, il mimo offre un originale spaccato sull’Alessandria che Teocrito in persona vide al culmine della sua “carriera” poetica. La descrizione dei tessuti venduti al mercato, la sorpresa delle due donne alla vista della folla, la presenza del palazzo di Tolomeo: tutto richiama l’atmosfera che il poeta dovette vivere in prima persona.

È l’Alessandria dell’epoca d’oro, quella di Tolomeo II, che il poeta non dimentica di nominare nemmeno in un mimo, genere più “farsesco”. È infatti il re Tolomeo che ha permesso tutto ciò, che ha donato splendore alla città, richiamando genti da lontano, come Gorgò, Prassinoa e anche Teocrito.

Non un semplice mimo

Le Siracusane, dunque, sono un mimo comico solo ad una prima lettura: dietro il testo, invece, si nasconde una lettura molto più profonda, un vero e proprio inno ad Alessandria, culla di civiltà e ricchezza, e nuova patria per chiunque si senta non più solo siracusano, ma cittadino del mondo ellenistico.

Alessia Amante