Spazio e corpo nell’opera di Michel Foucault

Spazio, luogo, ambiente

Occupare uno spazio in forma posizionale è la condanna degli uomini: essere lì, in piedi, sulla strada, a camminare o ad attendere; oppure in casa, a riposare, distesi a letto. Quando uno sguardo osservi gli uomini “dall’alto”, come l’Erostrato dell’omonimo racconto di Sartre, allora i corpi paiono raggiungere la propria essenza. Essi sono nel mondo e lo completano, ne abitano le contingenze, il luogo dell’avvenimento.

La più interessante dimostrazione di questo avvenire per vicissitudine viene da Kant, il quale nell’articolo “Risposta alla domanda: che cos’è l’Illuminismo?” osserva il proprio tempo e ne fa una direttrice privilegiata per la speculazione filosofica. Pare non tendere a nulla, il tempo presente, semplicemente è: al filosofo il compito di descriverlo. Bisogna interrogare il presente.

L’istituzione particolare

Mettere in atto una genealogia dell’avvenimento, chiedere conto all’evento dei propri prodromi: non è forse questa una visione della storia che osserva il presente quale progresso? Così Michel Foucault apre, in “Sorvegliare e punire”, l’ultima parte, quella dedicata alle prigioni:

Conosciamo tutti gli inconvenienti della prigione, e come sia pericolosa, quando non è inutile. […] Essa è la meno detestabile soluzione, di cui non si saprebbe fare a meno”.

Si potrebbe forse dire che l’uomo ha preso possesso del genealogista? Ogni presente si conforma, pure attraverso gli avvenimenti da cui è attraversato, dentro una spazialità. L’ambiente è dunque la dimora degli uomini. Quando il giovane Foucault si ritrova osservatore (figura ambigua, né medico né paziente) dell’ospedale psichiatrico di Sainte-Anne, scorge un’istituzione non più “totale”, bensì “particolare” dentro l’architettura metafisica degli internati e quella tangibile della struttura.

Lo spazio dei poteri

spazio foucault
Michel Foucault a France Culture.

Il luogo appare come spazio dell’esercizio di un potere, il quale, per mezzo di tecniche peculiari (materie psichiatriche come giuridiche), dialoga con il soggetto. Certo, Foucault quasi deride l’insuperabile dualismo tra classi, di cui una farebbe capo al Potere, e un’altra, quella degli assoggettati, troverebbe nella filosofia marxista gli abiti dismessi del proletariato. I poteri, piuttosto, si centuplicano, meglio, si appropriano di ogni quotidiano.

Se ne “L’uso dei piaceri”, secondo volume della “Storia della sessualità”, il filosofo può descrivere le pratiche di governo dell’individualità nell’età arcaica, è perché il soggetto sembra configurarsi, non soltanto socialmente ma pure individualmente, quale capace di reggere il timone desiderio. Di qui, dunque, una Dietetica e un’Economica, le quali lasceranno il primato all’Erotica prima e infine alla scientia sexualis dei moderni. L’ambiente di azione dell’uomo si conforma nello spazio del confinamento: corpo, nazione, istituzione.

Eterotopie: spazi d’opposizione

spazio foucaultCosì, di luogo in luogo, l’ideale prende possesso del reale per edificare castelli su mura solide cui dare i nomi di utopie e distopie. Fuori dall’ideale, invece, i contro-spazi descritti da Foucault in un intervento del 1966 per France Culture, in Italia edito da Cronopio per la curatela di Antonella Moscati. Eterotopie, luoghi dell’alterità, vale a dire “utopie situate”, dentro cui l’attenzione è gettata sulle mura del confinamento.

Ci sono i giardini, i cimiteri, i manicomi, le case chiuse, le prigioni, i villaggi del club Méditerranée e molti altri.

L’eterotopia tiene insieme il giardino, il luogo della ricerca della serenità nell’orrore del mondo, e il manicomio, ambiente dove allo stesso orrore si ricercano rieducazione e cura. Tali luoghi che occupano lo spazio dell’altrove, abitano il mondo in forma oppositiva, essi risultano non soltanto “assolutamente differenti”, ma opposti a tutti gli altri. Proibiti, edenici, come il letto dei genitori è per il bambino tanto più oggetto di desiderio quanto più non gli è concesso raggiungerlo. Deviazioni da nessuna norma le quali giustappongono “in un luogo reale più spazi che normalmente sarebbero, dovrebbero essere incompatibili”.

In questa architettura del doppio, pare che per una topia vi sia almeno una eterotopia, per ogni spazio un esclusivo contro-spazio. Che tipo di sguardo è allora quello che Foucault getta sul confinamento? Non quello altrimenti cieco della totalità, quello della particolarità invece che si occupa delle parti prima che del tutto. Se i due poli possono relazionarsi tra loro, è grazie all’ambiente che in qualità di messaggero ne permette motilità.

L’utopia del corpo

Fuori dalla reificazione dello spazio, il corpo. Tale l’argomento del secondo contributo foucaultiano, racchiuso nel medesimo volume. Corpo è ciò che di volta in volta si è, sostanza da cui non è possibile evasione. Risuona una citazione di Simone Weil per cui “l’utopia mistica speculativa è l’utopia dell’anonimo, della sparizione del nome proprio, perché le cose che vedo, non essendo più che le cose che io vedo, divengano perfettamente belle”.

Per l’individuo non è mai possibile un anonimato del corpo, poiché, esso occupa l’ambiente del mondo sia in modo oggettivo, quale la mia mano che è lì come un oggetto (scrive Jean-Paul Sartre), sia in modo riservato, asserisce Merleau-Ponty nella nozione di corps propre. Esso, spiega Foucault, è “irrimediabilmente qui, ma altrove”, è il soggetto della tortura e del rogo, ma pure dell’amore che gettato verso il desiderio si completa in un atto non più spaziale. Esso è, insomma, il protagonista della biopolitica: nessuna utopia potrebbe permetterne riduzione.

Corpo incomprensibile, corpo penetrabile e opaco, corpo aperto e chiuso: corpo utopico.

Ma ancora corpo a cui è permessa una modificazione per mezzo di tecniche quali “tatuarsi, mascherarsi, truccarsi” che permettano un’esistenza continuamente differente. Abitare uno spazio granitico, eppure in perfetta inquietudine: lo spazio dell’altrove.

Antonio Iannone

Bibliografia
M. Foucault, Utopie eterotopie, a c. di A. Moscati, Cronopio.
M. Foucault, Sorvegliare e Punire, trad. di A. Talchetti, Einaudi.
M. Foucault, L’uso dei piaceri. Storia della sessualità Vol. 2, trad. it. L. Guarino, Feltrinelli.
M. Merleau-Ponty, Fenomenologia della percezione, trad. it. A. Bonomi, Bompiani.
S. Weil, L’ombra e la grazia, trad. it. F. Fortini, Bompiani.