Iago: l’analisi del personaggio dell’Otello di Shakespeare

L’eros gioca un ruolo fondamentale in una delle grandi tragedie familiari e amorose di Shakespeare: l’Otello. Alcuni critici e registi hanno negli ultimi anni analizzato l’eros negato e la (plausibile) latente omosessualità di Iago, tra i protagonisti dell’Otello, forse il personaggio più diabolico ed emblematico dell’universo drammatico di Shakespeare. La sessualità, in Otello, si nasconde dietro i moventi dei personaggi, insinuandosi nella regione oscura dell’inconscio e della repressione.

L’eros negato di Iago in Otello: repressione e proiezione

otelloAlessandro Serpieri, che è stato docente di Letteratura inglese all’Università di Firenze, ha messo al centro del suo saggio su Otello l’eros negato di Iago, interpretato come il motore di tutta l’azione della tragedia. “Lui è il personaggio più lussurioso mai uscito dalla penna del Bardo”[1] scrive lo studioso. Tuttavia, la lussuria di Iago è nascosta e censurata, assume le forma di una libidine negata ma poi riversata sull’altro. Personaggio chiaramente incapace di amare, è spinto da pulsioni erotiche epurate da qualsiasi sentimento d’amore. Anche nei confronti della moglie Emilia sembra non provare alcun tipo di sentimento amoroso né tantomeno erotico. Secondo lo studioso, la repressione sessuale è uno dei temi fondamentali dell’opera e ci permette di comprendere meglio i moventi dell’azione di Iago, la cui cattiveria rimarrebbe altrimenti gratuita e immotivata.

La proiezione sull’Altro: una prospettiva storico-sociale

Tale tema è da porre in relazione, da un lato, con le condizioni storico-culturali dell’età elisabettiana, dall’altro, col tema della razza spesso posta in secondo piano nell’analisi della sessualità in Otello. L’Inghilterra del Seicento, infatti, era abitata da una società in cui l’ideologia proto-borghese era alimentata da un fervente Puritanesimo, e il represso sessuale riversava le proprie fantasie oscene sull’Altro, e cioè sulla donna, e sui barbari e gli stranieri che proprio in quegli anni cominciavano ad affluire per la prima volta in maniera davvero consistente in Inghilterra. L’Otello rappresenterebbe così una società che rimuove ed espelle i propri fantasmi tramite l’atto di proiezione, costituendo una sorta di psicoanalisi della sua epoca e della sua falsa società.

Cosa avvalora tale lettura dell’Otello?

Sicuramente la lingua di Iago, che si esprime nel segno della negazione tramite la figura retorica della litote e nell’atto di proiettare la sua libido in dense oscenità riguardanti gli altri personaggi. La litote, figura retorica consistente nell’affermare tramite la negazione del contrario, è l’arma linguistica preferita da Iago, poiché “è forma transitoria, intersoggettiva, usata per trasmettere all’altro, tramite negazione, il messaggio che vuole invece affermare”[2].

La negazione come strategia linguistica

Leggiamo il dialogo con Otello nella terza scena del terzo atto:

Iago: Ah, questo non mi piace!

Othello: Che cosa dici?

Iago: Nulla, mio signore: cioè, non so…

Othello: Non era Cassio quello che salutava mia moglie?

Iago: Cassio, signore? No, non posso credere

         Che sarebbe filato via come un colpevole

         Vedendovi arrivare.

Othello: Mi sembrava proprio Cassio.

Si può facilmente notare che le battute di Iago sono piene di negazioni e sospensioni di giudizio. Comincia col dire che non gli piace ciò che sta vedendo, utilizzando un deittico (“questo”) che di per sé non ha senso poiché privo di un referente: di fronte alla sospensione del significato Otello risponde con una richiesta di chiarificazione (“Che cosa dici?”). Iago risponde con una negazione (“Nulla”) che spazza via il dubbio introdotto dal deittico, ma solo per un attimo, poiché sta per introdurre una frase ipotetica (“or if” tradotto qui con “cioè”), subito spezzata da una nuova negazione (“non so”). Queste negazioni e sospensioni insinuano atroci dubbi in Otello, che domanda se fosse Cassio quello allontanatosi da sua moglie, ipotesi negata da Iago anche di fronte alla certa affermazione del suo padrone (“Mi sembrava proprio Cassio”).

Sconcezze contro Otello

Sempre nella lingua, attraverso sconcezze pronunciate in riferimento ad altri personaggi, avviene la proiezione delle sue fantasie erotiche. Nella prima scena del primo atto, infanga così il nome del Moro e di Desdemona innanzi al padre di quest’ultima:

Ora, ora, proprio ora,

Un vecchio montone nero sta montando

La vostra candida pecorella. Su, su, svegliate

Con la campana a martello tutti i cittadini,

prima che il diavolo vi faccia nonno.

Iago sfoga nella volgarità le sue sopite pulsioni sessuali, proiettate sull’Altro, su Otello, la cui sessualità è dipinta come nera e bestiale. L’intrigo ordito da Iago è una modalità storica di espressione di pulsioni individuali e collettive cha la società tenta di reprimere, ma la cui rimozione non può tenere a freno la sua forza. Lo stesso Freud affermava che nella società gli individui erano costretti a rimuovere le proprie pulsioni sessuali e i propri ambigui fantasmi, costretti così a soffrire di psicosi e nevrosi. Ed è come se a teatro il pubblico avesse spiato le vicende private di Iago, Otello e Desdemona, per guardare in faccia i fantasmi della propria epoca.

L’omosessualità latente di Iago in Otello

Alcuni critici e registi vedono una latente omosessualità nella figura di Iago, il quale sarebbe mosso dalla gelosia nei confronti di Otello. D’altronde, quali sono le cause del malefico piano da lui ordito? Shakespeare ce ne offre solo alcune: innanzitutto l’aver favorito Cassio come luogotenente lo costringe al rango di semplice alfiere; inoltre, si dice convinto a vendicare un plausibile tradimento della moglie Emilia col Moro. Queste motivazioni sono tuttavia abbastanza nebulose, e non vengono mai del tutto confermate nel corso della vicenda, favorendo così ampia libertà critica al lettore e allo spettatore. La latente omosessualità di Iago favorirebbe la comprensione delle malvagità da lui compiute.

Una visione psicoanalitica di Iago in Otello

Il neurologo e psicanalista britannico Ernest Jones, discepolo di Freud, ha ripetutamente favorito questa tesi. Afferma che “…from the psycho-analytic point of view, Othello […] turns upon sexual inversion, there being no possible motive for Iago’s behaviour in destroying Othello and Desdemona except the rancour of the rejected and jealous lover of the Moor”[3]. Il profondo affetto di Iago nei confronti di Otello, un affetto subconscio determinato da un’omosessualità ignorata da Iago, spiegherebbe le sue azioni. Ernest Jones assistette anche Laurence Olivier nella messa in scena teatrale dell’Otello, e la sua tesi spinse il famoso attore e regista a un’interpretazione omosessuale di Iago.

Quali battute avvalorano questa tesi?

Nella terza scena del terzo atto Iago dice a Otello “I am your own for ever”: queste parole, intrise di un tono romantico non dissimile dal linguaggio del giuramento matrimoniale, esprimono forse più che solidaria devozione. Ma anche nei confronti di Cassio ci sarebbe una sorta di tensione omoerotica. Nella stessa scena afferma “I lay with Cassio lately”, battuta che può riferirsi al semplice atto di dormire insieme come soldati camerati ma che, in virtù di queste letture, può anche riferirsi all’atto sessuale, giacché lay nei suoi molteplici significati ha anche quello di ‘avere rapporti sessuali con’. Segue la scena con la descrizione del sogno di Cassio, il quale, proiettando su Iago l’immagine di Desdemona, lo avrebbe preso per la mano e baciato passionalmente:

Poi mi afferrava

Una mano e stringedola gridava: “Soave creatura!”.

E mi baciava con violenza, come se avesse dovuto

Strappare i baci con tutte le radici dalle mie labbra.

Poi mi prendeva una gamba sulla coscia,

e sospirando mi baciava ancora.

Che sia tutto una pura invenzione di Iago sembra avvalorare ancora di più la tesi della sua presunta omosessualità.

Salvatore Cammisa

[1] Alessandro Serpieri, Otello: l’eros negato, Napoli, Liguori, 2003
[2] Alessandro Serpieri, Otello: l’eros negato, Napoli, Liguori, 2003, p. 98
William Shakespeare, Othello, ed. E. A. J. Honigmann, The arden Shakespeare, London, 1997 p. 50

Fonti:

Alessandro Serpieri, Otello: l’eros negato, Liguori, Napoli, 2003

William Shakespeare, Otello, traduzione di Salvatore Quasimodo, Mondadori, Milano, 1976

William Shakespeare, Othello, ed. E. A. J. Honigmann, The arden Shakespeare, London, 1997