Valdo e gli Umiliati: chi furono costoro?

Chi fu davvero Valdo? Un eretico, uno scismatico o magari nessuno dei due? La storiografia più recente ha gettato nuova luce sulle origini dei valdesi.

Una figura discussa

Quella di Valdo – o Valdesio di Lione – è una figura da sempre al centro della polemica storiografica tra cattolici e protestanti. I primi, infatti, vedevano in lui un Francesco d’Assisi mancato a causa della disobbedienza nei confronti della Chiesa, quindi uno scismatico più che un eretico. Per i protestanti invece Valdo era il predicatore che – come gli apostoli – considera più importante obbedire a Dio che agli uomini (anche di chiesa). Grado Giovanni Merlo, nel volume Eretici ed eresie medievali (Il Mulino, 1989) ha ricostruito la sua figura e le origini del movimento valdese.

Una scelta di vita radicale

In effetti, la sua scelta di spogliarsi dei beni materiali (strada praticata anche da molti altri) va letta come l’intento di un ritorno alla semplicità apostolica, col fine di ridare slancio a una predicazione ammutolita dall’afasia delle gerarchie. E questo proprio mentre i dualisti catari continuavano a diffondere i loro messaggi eterodossi. Quindi Valdo si poneva come strumento di ortodossia che però, con la sua pretesa di predicare da laico, doveva affrontare anche le ostilità dei prelati. I Poveri di Lione cercarono in più occasioni di ottenere un riconoscimento ecclesiastico, nel terzo Concilio Lateranense (1179) trovarono il favore di Alessandro III che però non riuscì a risolvere il problema della predicazione.

La condanna dei valdesi

Valdo
Il Barbarossa si sottomette all’autorità di Alessandro III – Palazzo Pubblico di Siena

Un movimento – aperto alle donne – dove dei laici si facevano apostoli reclamando così il diritto-dovere di predicare non era certo facile da accettare senza rinunciare alla supremazia del genus clericorum. Si arrivò così alla scomunica dell’Ad abolendam (1184) che colpiva – insieme ai Catari – i Poveri di Lione, colpevoli di aver persistito nella loro predicazione non autorizzata.

Valdo non perse mai la speranza di superare le incomprensioni con la Chiesa e si sforzò di mantenere comunque il movimento – che continuava a diffondersi nella Francia meridionale e nell’Italia settentrionale – all’interno dell’ortodossia, nonostante una condanna tanto dura quanto ingiusta.

Fino a quando non si ebbe una spaccatura interna con la separazione dei poveri di Lombardia, un gruppo che non si opponeva più ai catari facendo vita comune anche con altri dissidenti. Ancora prima di morire, fra il 1205 e il 1207, Valdo dovette assistere anche al rifiuto delle gerarchie da parte di alcuni suoi seguaci che cominciarono a somministrare i sacramenti per conto loro, dandosi una gerarchia interna.

I tentativi di riconciliazione

Valdo
Statua di Valdo

L’opera di Valdo fu continuata da Durando d’Osca che nel 1208 riuscì ad ottenere il riconoscimento di Innocenzo III con lo stratagemma che dei laici potevano sì predicare, ma solo su incarico del papa e col consenso del vescovo locale.

La speranza era quella di far rientrare nella comunione tutti i valdesi tramite la mediazione del nuovo ordine dei poveri cattolici che però riuscì a convincere solo il gruppo di Bernarndo Primo (che si trasformò nell’ordine dei poveri riconciliati). Entrambi gli ordini continuarono però a subire ostilità a livello locale e i poveri riconciliati si estinsero presto anche a causa della concorrenza degli ordini mendicanti.

I valdesi dopo Valdo

Il gruppo originario dei Poveri di Lione continuò a sopravvivere rifiutando la comunione con Roma e costituendosi nella società dei fratelli ultramontani che, in qualità di interprete delle volontà di Valdo, voleva restituire compattezza al movimento. Ma proprio sulla figura del fondatore si consumò un ulteriore strappo, con la società dei fratelli italici che si rifiutava di riconoscere la santità e la salvezza di Valdo. Quest’ultimo venne sempre più ridimensionato fino ad essere dimenticato. Una volta messo da parte il fondatore, i valdesi crearono il mito delle loro origini apostoliche per dare legittimità alla pretesa di essere i rappresentanti della vera fede cristiana.

Gli Umiliati, una breve avventura ereticale

Contemporaneamente alla vicenda valdese, nella pianura padana nacque il movimento degli Umiliati che aveva molte caratteristiche in comune con i Poveri di Lione. Anche essi, infatti, erano laici che intraprendevano una vita di perfezione cristiana senza però darsi all’itineranza, restando ognuno nelle propri case o vivendo in comune. Lo scontro con la Chiesa, anche per loro, avvenne sulla predicazione e per questo gli Umiliati vennero scomunicati insieme ai valdesi nel 1184.

Valdo
Papa Innocenzo III

Come per questi ultimi, la strada per la riconciliazione fu offerta col pontificato di Innocenzo III che fece degli Umiliati un nuovo ordine religioso nel 1201. Esso aveva un triplice ordinamento a seconda della condizione del membro: chierico, laico sposato, laico non sposato.

Gli Umiliati, inoltre, potevano predicare ma a patto di concentrarsi sui temi etici, senza toccare gli articoli di fede e i sacramenti. La loro predicazione doveva avvenire col consenso dei vescovi locali ai quali però il papa ordinava di non frapporre ostacoli. Innocenzo III prevedeva resistenze che effettivamente ci furono, anche perché l’ombra dell’eresia continuò a macchiare a lungo l’immagine degli Umiliati.

Bibliografia:

Grado Giovanni Merlo, Eretici ed eresie medievali (Il Mulino, 1989).

Ettore Barra