Maria di Nazareth e i fratelli di Gesù: erano suoi figli?

I fratelli di Gesù erano davvero figli di Maria di Nazareth? Perchè la Tradizione li ha sempre ritenuti dei cugini o dei fratellastri?

I fratelli di Gesù nella Tradizione

La convinzione che Maria di Nazareth sia sempre rimasta Vergine è molto antica. Per questo, già nel II secolo, lo scrittore cristiano Egesippo ci informa che i fratelli di Gesù erano in realtà cugini, in quanto figli di Cleofa (il passo è riportato da Eusebio: Storia ecclesiastica 4, 22, 4). Da considerare che Egesippo parla di Giacomo il Giusto – anch’egli fratello di Gesù – come capo della Chiesa di Gerusalemme, quindi un personaggio di rilievo

Maria di Nazareth
Giacomo il Giusto

vissuto solo qualche generazione prima. Non si poteva truccare così facilmente il suo grado di parentela con Gesù (che del resto lo contraddistingueva dagli altri apostoli), il fatto era ancora troppo vicino e facilmente verificabile.

Da Eusebio a Calvino

Tra i primi cristiani era noto che i fratelli di Gesù non erano figli di Maria di Nazareth, anche se c’erano differenti opinioni la conclusione era sempre la stessa. Secondo diversi padri della Chiesa, tra i quali Eusebio, si trattava in realtà di fratellastri in quanto figli di un precedente matrimonio di Giuseppe. Teoria che vige ancora oggi in ambito ortodosso. Un contributo importante, e ancora oggi valido, è quello di Girolamo che nel suo De virginitate Beatae Mariae difendeva l’interpretazione tradizionale contro le teorie di Elvidio. Un oscuro personaggio che considerava i fratelli di Gesù come figli di Maria. In quest’opera, Girolamo espose la teoria dei cugini che – secondo gli argomenti già analizzati – è tuttora quella più probabile.

A sorpresa, tra i sostenitori della perpetua verginità di Maria troviamo gli stessi padri della Riforma, Lutero e Calvino. Come riportato da Vittorio Messori, anche un importante teologo protestante come Renan finì col cambiare idea sui fratelli di Gesù (Ipotesi su Maria pg. 523).

Figli di Maria di Nazareth?

Vittorio Messori, nell’opera già citata, ripropone diverse argomentazioni di Josef Blinzler nel suo I fratelli e le sorelle di Gesù (Paideia, 2012). Argomentazioni classiche che però l’autore tedesco ha rivisto alla luce delle nuove conoscenze storiche. Ad esempio, qualunque lettore si chiede perché – se Maria aveva altri figli – Gesù la abbia affidata al discepolo che amava (Giov. 19, 26-27). Anche per la sensibilità moderna sembra una cosa strana, visto comunque

Maria di Nazareth
San Girolamo

il legame già esistente col gruppo dei fratelli. In realtà, guardando il contesto storico, quello di Gesù sarebbe stato un vero e proprio affronto verso i suoi fratelli che avevano il diritto di prendersi cura di loro madre (Ipotesi su Maria pg. 524).

Indizi dal Vangelo dell’infanzia

Secondo i protestanti, Gesù avrebbe dovuto avere quattro fratelli e un imprecisato numero di sorelle (almeno due). Eppure di questo non c’è traccia nei pochi passi dei Vangeli dedicati all’infanzia di Gesù. In particolare, è significativo l’episodio della Pasqua raccontataci da Luca (2, 41-52). L’evangelista ci informa che i genitori di Gesù si recavano tutti gli anni a Gerusalemme per la Pasqua. Ciò offre già uno spunto di riflessione: l’obbligo valeva solo per gli uomini, quindi Maria ci andava volontariamente. Eppure, avendo Gesù già dodici anni, dovrebbero comparire a questo punto almeno due-tre fratelli.

Maria di Nazareth
Dipinto del II secolo che raffigura Maria col bambino

Quindi Maria, nonostante la famiglia numerosa, avrebbe dovuto lasciare a casa dei figli ancora piccoli per un viaggio non necessario verso Gerusalemme. E questo sarebbe dovuto avvenire tutti gli anni, per una settimana (ovvero per tutta la durata della festa) più i giorni di viaggio per l’andata e il ritorno. Con un elevato numero di gravidanze e svezzamenti nel mezzo. Tutto questo rende piuttosto inverosimile la teoria dei fratelli carnali (Ipotesi su Maria, pag. 526).

Primogenito, quindi non unigenito?

Nel Vangelo di Luca (2,22-24), viene detto anche che Gesù era il primogenito. Al lettore moderno ciò fa subito venire in mente la presenza di altri fratelli, ma anche qui è necessario conoscere il contesto storico. Nel mondo ebraico, infatti, il primogenito maschio era considerato sacro (Nm 3, 13) e andava riscattato dopo un mese (Nm 18, 16), cioè quando il primogenito era ancora – per forze di cose – unigenito.  E tale poteva anche rimanere. Per questo ci sono molteplici attestazioni storiche di primogeniti che sono anche unigeniti.

Ettore Barra