Cadmo: il “padre” di tutti gli eroi

Cadmo, le origini e la storia

Rifletti alle mie parole, Cadmo, figlio di Agenore! Alzati di buon mattino e lascia la sede dell’oracolo, vestito come di consueto ed armato di una lancia da caccia. Prendi la via attraverso il paese dei Flegrei e della Focide fino a che arrivi dal pastore dell’armento del mortale Pelagon. Quando ci sarai giunto, scegli tra le vacche muggenti quella che ha su tutti e due i fianchi un disegno bianco di luna piena. Prendila per tua guida sulla strada che dovrai percorrere. Ti do ancora un’indicazione che non dovrai dimenticare: dove la vacca s’inginocchierà e poserà per la prima volta la testa cornuta sul terreno, in quel punto dovrai sacrificarla alla terra immersa nell’oscurità. Dopo averla sacrificata giustamente e puramente, fonda sulla collina più alta una città dalle vie larghe e manda agli Inferi il terribile custode del dio della guerra. Così nel futuro sarai famoso tra gli uomini ed avrai come moglie un’immortale, o fortunato Cadmo!”

Codesta sentenza emise la Pizia di Delfi a Cadmo di Sidone, giunto in Ellade alla disperata ricerca di sua sorella Europa rapita da un candido toro. Udito a malincuore il triste verdetto, Cadmo con un piccolo gruppo di uomini partì verso le predette destinazioni e tutto s’avverò; arrivati, infine, nei pressi della fonte Castalia, in Beozia, una piccola regione a nord dell’Attica, un terribile drago si cibò di tutta la sua scorta prima di cadere trafitto da una spada conficcata nel cranio da Cadmo stesso.

Ritrovatosi così da solo, l’eroe pregò Atena, la quale gli apparve e gli ordinò di staccare i denti del drago e di seminarli nel terreno. Egli obbedì e dalla terra uscirono degli uomini armati e disorientati. Per richiamare così la loro attenzione, Cadmo lanciò una pietra e questi, non sapendo l’autore del gesto, cominciarono ad azzuffarsi tra loro.

Rimasero vivi solo cinque uomini, Echione, Udeo, Ctonio, Iperenore e Peloro, denominati “Sparti”, ovvero i “seminati”. Quest’ultimi cominciarono così a costruire la città da soli perché Cadmo fu costretto a scontare una pena di otto anni come schiavo di Ares, in quanto ritenuto colpevole di aver ucciso il suo animale preferito.

La collana maledetta

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Durante la schiavitù, Cadmo conobbe Armonia, ovvero la figlia del suo aguzzino e di Afrodite, i due si innamorarono. Scontata la pena, Cadmo ritornò nella cittadella edificata dagli Sparti, ovvero Cadmea, così denominata in suo onore, e annunciò il suo matrimonio. La gente si preparò ad accogliere le divinità perché invitate al convivio nunziale.

Gli sposi ricevettero molti regali dagli dei, ma il dono più importante fu una collana d’oro fabbricata da Efesto che la madre Afrodite donò alla figlia. La collana era un serpente trafitto di stelle con due teste all’estremità e due aquile d’oro che fungevano da fermaglio; conferiva un’immensa bellezza a chi l’avrebbe indossata.

Con il passare del tempo, la coppia ebbe quattro figlie: Agave, Autonoe, Ino e Semele. La collana passò così di figlia in figlia portando con sé solo guai e sventure. Semele fu la prima ad indossarla suscitando così l’invidia delle sue sorelle. Un giorno Zeus vide Semele con indosso la collana e se ne innamorò.

Le tre donne, venute a conoscenza della relazione clandestina della sorella con un dio grazie alla sua nutrice Beroe, conosciuta sotto mentite spoglie con il nome di Hera, convinsero Semele affinché Zeus si mostrasse a lei col suo vero aspetto. Vano fu il tentativo del dio di dissuaderla, il padre degli dei si mostrò infine in tutto il suo splendore e Semele fu incenerita dalle folgori che aveva in mano.

La donna era già incinta di Dioniso, così Zeus prese il piccolo e, dopo averlo “custodito” per la restante gestazione all’interno della sua coscia, lo affidò ad Ino che nel frattempo ricevette la collana. Hera ultimò la sua vendetta facendola impazzire insieme al marito Atamante: massacrarono chi in un modo e chi nell’altro i loro figli. La collana così finì nelle mani di Autonoe che, poco dopo, subì la perdita del figlio Atteone sbranato da dei cani inferociti.

Agave fu l’ultima donna ad avere la collana; nel frattempo Cadmo, tardi con l’età, abdicò a favore del nipote Penteo il quale si mostrò avverso al culto misterico del cugino Dioniso. Il dio così si vendicò facendo credere ad Agave, dopo averla stordita, di uccidere un leone in una battuta di caccia quando in realtà la preda è suo figlio. Dioniso così entrò nella città con Agave che mostrava ai presenti la picca con la testa di Penteo sulla punta. Il dio, assunto così il controllo della città, espulse Cadmo, Armonia, ed Agave e la collana fu archiviata.

La Metamorfosi

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Cadmo, Armonia ed Agave raggiunsero così l’Illiria dove quest’ultima sposò il re Licoterse. Poco dopo, il re fu assassinato dalla stessa Agave per favorire la successione al trono del vecchio padre. Pochi anni dopo, mentre i due regnanti, pieni di acciacchi per la vecchiaia, ricordavano gli anni trascorsi, Cadmo disse:

Forse era sacro quel serpente trafitto dalla mia lancia allorquando partito da Sidone sparpagliai sulla terra i denti del rettile. E se la considerazione degli dei lo vendica con rabbia pertinace, chiedo che io stesso divenuto serpente abbia a stendermi su un lungo ventre”.

Poco dopo Cadmo subì la metamorfosi; terrorizzato per quest’improvvisa trasformazione del corpo, il vecchio re si gettò tra le braccia delle moglie tra lo stupore e lo sgomento dei presenti. A mutazione conclusa, egli si ritrovò attorcigliato al ventre nudo della moglie la quale invocò gli dei affinché subisse la stessa sorte, poco dopo anche lei sibilò e strisciò il terreno come il marito, ed alla fine, insieme, trovarono rifugio in un vicino boschetto mentre le loro anime varcarono le soglie dei Campi Elisi.

Marco Parisi

Bibliografia:

  • Robert Graves, I miti greci, Longanesi
  • Karoly Kerenyi, Gli dei e gli eroi della Grecia, Il Saggiatore
  • Roberto Calasso, Le nozze di Cadmo ed Armonia, Adelphi edizioni
  • Ovidio, Le metamorfosi, IV libro, UTET
  • Giuseppe Zanetto, I miti greci, BUR Rizzoli
  • Dizionario Le Garzantine