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La scelta da parte degli elettori del centro destra francese di preferire, largamente, nell’ambito del primo turno delle primarie un candidato come François Fillon, ha sorpreso quanti hanno seguito la votazione del 20 Novembre. Il distacco fra sondaggi ed elettorato sembra essere un po’ il leitmotiv di questo 2016, anche se stavolta si è dimostrato imprevedibile non per una scelta populista ma per una, almeno apparentemente, come vedremo, molto meno shock: difatti, per la prima volta quest’anno, a prevalere non è stata la scelta più populista e in continuità con quei valori da “closed”, volendo riprendere il felice articolo dell’Economist.
Nonostante la sfida si configurasse quindi come uno scontro fra la destra-estrema e il centro-destra, non è stato né il timore di una fuga di voti verso il Front né quello di una retorica troppo frontista a guidare i votanti delle primarie dei Républicains, che hanno preferito al 44,1% François Fillon (ex ministro nel governo Juppé, ed ex primo ministro con Sarkozy), con Juppé che ha invece ottenuto il 28,2%. Invertendo la tendenza che lo vedeva in terza posizione, con un’aspettativa di circa il 10% dei consensi, il candidato si trova, con una simile percentuale, già in netto vantaggio anche al secondo turno. Un’attenta analisi delle promesse elettorali, tuttavia, ci potrebbe indurre a ritenere che forse non c’è molto da sorprendersi: Fillon appare proprio come la perfetta sintesi- e, quindi, superamento- dei due sconfitti, caratteristica che egli stesso ha enfatizzato, presentandosi fin da subito come l’unica valida alternativa alle loro due visioni.
La grande differenza, dove si riconosce l’autore di “Vaincre le totalitarisme islamique“, e, probabilmente, la ragione del forte distacco da Juppé, è sul rapporto fra République Française e Islam: Fillon vorrebbe porre sotto sorveglianza statale l’ordinamento degli imam, facendo riferimento ad una simile prerogativa sui vescovi, e obbligare ad un controllo amministrativo chiunque abbia intenzione di prendere la parola nelle moschee, almeno “per la durata del periodo necessario affinché l’islam si modernizzi”. Infine, impedire ogni finanziamento da parte di nazioni straniere e mettere fuori legge le associazioni legate ad organizzazioni internazionali di salafiti, ai Fratelli Musulmani, o che inneggiano, o non ripudiano, la jihad. Finché non si riuscirà ad integrare i concittadini musulmani, sostiene Fillon, è opportuno vietare la predicazione in lingua araba. Indubbiamente una simile virulenza e determinazione, che subordina le associazioni islamiche allo Stato, piuttosto che ricercarvi un compromesso come abbiamo visto vorrebbe Juppé, potrebbe essere l’elemento di maggiore vantaggio per François Fillon nella sfida con Marine Le Pen, ai cui appelli per un’Europa dei Popoli può contrapporre la visione più classicamente gaullista, e non meno euroscettica, di Europa delle Nazioni.
Alfredo Galdi
Fonte media e immagini: I, II, III
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