Eyes Wide Shut di Kubrick: l’analisi del film

Traumnovelle, racconto sognante (e non Doppio sogno, come è stato tradotto nella versione italiana), è il titolo originale dello scritto di Schnitzler, dal quale Stanley Kubrick si è lasciato ispirare per il suo ultimo film: Eyes Wide Shut (1999).

Traumnovelle, racconto sognante, un racconto che è al tempo stesso un sogno. Fin da questa indicazione preliminare si comincia a comprendere quale sia la tematica su cui Kubrick si concentra per quello che può essere considerato il suo testamento intellettuale: il netto superamento di ogni approccio pregiudizialmente dualistico tra la dimensione reale e quella onirica, la vita è strutturalmente anche sogno.

Il sogno non è semplicemente il contenuto del racconto, ma è la forma con cui quel racconto è scritto: traumnovelle, appunto.

Con questo film, Kubrick riesce a battere tutti i record di tempo: il tempo intercorso tra due progetti; il tempo di progettazione del film (Kubrick e la Warner annunciano per la prima volta l’adattamento cinematografico di Traumnovelle di Arthur Schnitzler durante la postproduzione di Arancia Meccanica) e la durata delle riprese: 400 sono stati i giorni necessari a girare la storia di una coppia sposata che ha a che fare con la crisi del settimo anno e che vede come protagonisti Tom Cruise e Nicole Kidman (all’epoca realmente sposati).

Eyes Wide Shut

Stanley Kubrick muore nel sonno (un sonno che è realtà) il 7 marzo del 1999, una settimana dopo la proiezione del film, che aveva organizzato in privato per Tom Cruise, Nicole Kidman e i dirigenti della Warner.

L’esplorazione dei territori di “frontiera” (che separa ma connette) non è nuovo nelle opere di Kubrick. La frontiera che separa/congiunge la normalità dalla follia in Shining (e nel Dottor Stranamore). Quella che distingue, ma salda, passato e futuro in 2001 Odissea nello spazio. Quella che divide il comportamento criminale da quello civile in Arancia Meccanica. Quella che distingue e confonde erotismo e perversione in Lolita. Ma anche, in termini meno evidenti, la linea di confine tra eroismo e viltà, fra soggezione agli standards e insubordinazione in Orizzonti di gloria e in Full Metal Jacket.

Eyes Wide Shut è l’opera che forse affronta direttamente il nucleo teorico che è alla base delle sue precedenti opere e pone allo spettatore di fronte a una domanda: il tradimento di Alice (che ci viene presentato essenzialmente in termini freudiani, come una lotta perenne tra principio di realtà e principio di piacere che viene solo in parte sublimato) è soltanto letteralmente phantasma, qualcosa che appare, un mostrarsi di un desiderio, o si tratta di una vicenda reale, a lungo taciuta, e poi confessata in modo ambiguo? L’adulterio della moglie, che sembra spingere il protagonista maschile verso una sorta di vendetta, è soltanto frutto di immaginazione, o non esprime quella verità che la donna non ha avuto il coraggio di mostrare con chiarezza? E, comunque, quel viaggio notturno che affronta il protagonista, che culmina con una liturgia sessuale inquietante (alla quale assiste, di fatto, mascherando la propria identità) è frutto della fantasia, attivata proprio dalle rivelazioni della moglie, o corrisponde invece a un viaggio, una catarsi che deve compiere spinto dal desiderio di risarcimento e dalla voglia di ritrovare se stesso e i sentimenti che prova nei confronti della moglie?

Potremmo avanzare l’ipotesi (forse suggerita proprio dalla traduzione italiana del titolo del romanzo) che entrambi i protagonisti vivono una duplice esperienza: tanto l’uomo quanto la donna sono coinvolti in un’avventura onirica, durante la quale essi scoprono, nella forma di immagini del passato o di fantasie del presente, fino a che punto la forza di un desiderio, nascosto nello scantinato dell’inconscio, sia insospettatamente forte e inestinguibile.

Tuttavia, per quanto queste fantasie siano inebrianti e stiano sul punto di travolgere un equilibrio che era parso per sette anni intangibile, marito e moglie forse riescono a riemergere da questo doppio sogno e recuperano, con maggior consapevolezza, le ragioni che stanno alla base della loro unione.

Eyes Wide Shut

Proprio lo studioso Michel Chion vede nel film una storia piena di speranza sulle profondità nascoste della vita quotidiana, ossia una “commedia del rimatrimonio”, genere utopico analizzato dal filosofo americano Stanley Cavell in film degli anni ’20 come L’orribile verità (1937) di Leo McCarey.

Eyes Wide Shut, tenere gli occhi ben chiusi

Ma Eyes Wide Shut è un’opera talmente ambigua che non ci possiamo fermare a una lettura così apparentemente lineare e legata a un esito edificante e consolatorio, niente può essere così lontano sia dallo stile di Kubrick sia dai temi intorno ai quali lavora costantemente Schnitzler.

Qui non si tratta di stabilire se le immagini, nelle quali si imbattono Alice (nel paese delle meraviglie?) e Bill, siano vere o fittizie per la semplice ragione che l’assunto intorno a cui è costruito il film è per l’appunto l’impossibilità di una netta distinzione fra i due ordini di realtà. Ciò che a lui interessa, non è perlustrare i territori ben definiti, che stanno rispettivamente al di là e al di qua del confine, ma egli si concentra in quella zona nella quale le identità tendono a sfumarsi e a convertirsi l’una con l’altra. Il confine, appunto.

Nessuna finale redenzione spetta ai coniugi, nessuna normalità è più attingibile, dopo che per essi si è squarciato il velo di una realtà finalmente colta nella sua essenziale duplicità. Ogni riparo in una realtà che possa essere considerata autentica è impossibile.

Eyes Wide Shut

Nulla potrà mai assicurarci che ciò che stiamo vivendo sia soltanto un sogno, perché ogni sogno è sempre anche realtà. Sarebbe sbagliato e illusorio credere che sia sufficiente tenere gli occhi ben aperti per cogliere ciò che in precedenza non si era riuscito a vedere. Al contrario, per scoprirla, occorre sapersi muovere nella penombra, riuscire a decifrare l’invisibile e riconoscere e affrontare i segni dell’inconscio.

«Non guardare, ma, come con gli occhi chiusi, cambiare vista, destando quella che tutti hanno, ma pochi usano»

–      Plotino, Enn. I, 6, 8.

Per riconoscere, per vedere questa verità, è necessario tenere gli occhi ben chiusi.

Cira Pinto

Bibliografia:

–      Stanley Kubrick, Bill Krohn.

–      Eyes wide shut, M. Chion.