Caffè sospeso: un po’ di felicità al mondo

Il caffè sospeso è un’abitudine tipicamente intrinseca della tradizione napoletana. Rappresenta un gesto filantropico e solidale, un dono quasi quotidiano che un tempo era emblema di viva generosità tra le usanze sociali napoletane.

La tradizione racconta che il caffè sospeso veniva pagato e lasciato (non consumato) dagli avventori dei bar del centro antico della città di Napoli per un futuro cliente. Il dono della consumazione di una tazzina di caffè lasciato a beneficio di uno sconosciuto rappresentava un gesto generoso e solidale nei confronti del prossimo.

La tradizione

Quando un napoletano è felice per qualche ragione, invece di pagare un solo caffè, quello che berrebbe lui, ne paga due, uno per sé e uno per il cliente che viene dopo. È come offrire un caffè al resto del mondo… 

Secondo quanto viene tramandato fin da tempi antichissimi quando un cliente ordinava un caffè sospeso, si trovava a pagare due caffè espresso pur bevendone soltanto uno. I racconti popolari rivelano ancora che il caffè sospeso era destinato ad uno sconosciuto, in genere una persona bisognosa o un senza tetto che entrava nel bar e poteva godersi nel freddo di un pomeriggio invernale il tepore di una tazzina di caffè. Questo gesto generoso rappresenta ancora oggi nell’immaginario collettivo il ricordo di un’abitudine solidale nei confronti di chi non ha nulla. Regalare una tazzina di caffè sospeso poteva rappresentare un momento di calore e di affetto per chi lo riceveva, come il dono di un piccolo momento di condivisione.

La storia del caffè offerto ha poi incontrato un periodo di declino finché l’usanza non è del tutto scomparsa tra i napoletani. Secondo quanto dichiarato dallo scrittore Riccardo Pazzaglia l’origine della tradizione risalirebbe alle dispute che sorgevano quando era il momento di pagare il caffè tra  amici, o conoscenti, incontrati al solito bar. Spesso succedeva che nella confusione generale e nell’incertezza di chi aveva consumato il caffè e chi doveva offrire a tutti, se ne pagava uno in più che non era stato consumato. Così il cliente non chiedeva il credito indietro ma preferiva lasciare un caffè sospeso e la piccola offerta a beneficio di uno sconosciuto.

L’usanza che era nata quasi per gioco e per caso, con il tempo entrò a far parte di un insieme di gesti e formulari comuni e solidali di grande uso nella tradizionale popolare della società napoletana, tra gente semplice e umile che vedeva in un semplice caffè la possibilità di regalare un sorriso.

Il caffè sospeso nasceva durante la seconda guerra mondiale, in un momento critico della storia napoletana e nazionale: un gesto di solidarietà in una società che cadeva a picco. Nel 2008 il mondo ha vissuto un’altra difficile crisi e l’idea del caffè sospeso è stata ripresa da molte città italiane come sentimento di solidale partecipazione al difficile periodo. L’usanza è stata ripresa anche grazie alla Rete del caffè sospeso, creata nel 2010, tra i fondatori vi è il celebre Caffè Gambrinus di Napoli.

Il caffè sospeso nel mondo

Oggi la particolare usanza è stata ripresa in molti bar del centro di Napoli e anche in molte città italiane: lentamente la tradizione si sta diffondendo anche all’estero, in alcune città della Spagna, più raramente in Svezia e in Brasile. Esiste addirittura una festività, una giornata dedicata al caffè sospeso: il 10 dicembre non soltanto i bar del capoluogo campano ma anche una pizzeria e alcuni negozi offrono ristoro e riparo a chi si trova in difficoltà.

Lo scorso dicembre 2014 l’usanza del caffè sospeso è diventata una storia natalizia per il New York Times, quotidiano di fama mondiale che ha apprezzato a livello globale questa tradizione, simbolo di una non dimenticata gentilezza e generosità di cui ancora sono capaci i napoletani. Corby Kummer, uno tra i più celebri food writer degli States su The Atlantic ha lanciato una sfida ai food shop americani come Starbucks: Forse entro il prossimo Natale saremo tutti abituati a usare parole nuove – ha concluso -, che non avremmo mai pensato di usare, ma il cui significato ci è piaciuto subito, come per esempio: pago anche un caffè sospeso.

Il famoso caffè Gambrinus di Napoli, promotore del rilancio dell’usanza, sebbene conta circa 1,500 caffè serviti quotidianamente, soltanto 10 o al massimo 15 sono sospesi. Così per incrementare di nuovo l’iniziativa la Rete del Caffè Sospeso celebra la Giornata del Caffè Sospeso con l’appoggio di diverse associazioni culturali e diffondere l’usanza del caffè sospeso in ogni bar del ventre cittadino.

Sullo stesso modello è nata la Poesia Sospesa al Bar, una rassegna di componimenti poetici nata a Napoli dalla poetessa Ketti Martino e realizzata in collaborazione con Pino De Stasio, poeta e direttore della Caffetteria Settebello. La rassegna fa parte del progetto la Rete del Caffè Sospeso e l’8 marzo 2014 si è tentanto di coniugare l’antica tradizione filantropica del caffè sospeso alla passione e alla lettura della poesia, come bene e sapere da divulgare non soltanto dei salotti e nei circoli culturali ma anche tra la gente semplice.

Un’abitudine di sicuro italiana ma che conserva tutta la tipica generosità e ospitalità del popolo napoletano. Filosoficamente ci piace pensare che un caffè sospeso è come regalare un sorso di gentilezza a qualcuno, un po’ di felicità al resto del mondo.

Valentina Labattaglia

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