Anish Kapoor a Napoli: la coesistenza degli opposti

Anish Kapoor: Napoli come Bombay

Anish Kapoor a Napoli: la coesistenza degli opposti
Anish Kapoor, Tarantara, 2000
Napoli, Piazza del Plebiscito
Fonte: https://fotosintez.files.wordpress.com

Sedici anni fa Anish Kapoor, scultore e architetto angloindiano, stregava Napoli con la sua imponente scultura architettonica Tarantara, installata al centro di Piazza del Plebiscito tra Palazzo Reale e la borbonica basilica di San Francesco di Paola: due torri alte trenta metri di tubolari in acciaio poste alle estremità a sostenere una membrana sottile in cloruro di polivinile, semitrasparente e di colore rosso, somigliante ad una doppia tromba.

Kapoor nutre un forte amore la nostra città perché con le sue contraddizioni, la coesistenza di ricchezza e povertà, gli ricorda la sua Bombay ed il capoluogo campano in questi anni gli ha mostrato proprio questa sua doppia natura.

Infatti se il Museo Archeologico gli ha dedicato una mostra nel 2003, se il Museo MADRE nel 2007 ha acquisito una sua opera, Dark Brother, e la galleria Casamadre in occasione dell’inaugurazione del 2013 ha scelto di esporne un’altra dello scultore, non bisogna dimenticare il triste episodio delle due sculture commissionate all’artista nel 2003 per i due ingressi della stazione metropolitana di Monte Sant’Angelo, portate a termine già da una decina d’anni, ma mai giunte a destinazione: la prima giace in stato di abbandono sul molo caligoliano di Pozzuoli, l’altra si trova ancora in Germania, presso la fabbrica che l’ha realizzata perché non è stata ancora pagata.

Anish Kapoor alla galleria Casamadre di Napoli: la coesistenza degli opposti

Anish Kapoor a Napoli: la coesistenza degli opposti
Anish Kapoor, Aluminium Mirror, Alluminio
Napoli, Galleria d’arte Casamadre
Fonte: http://www.artribune.com/
Foto: Diana Gianquitto

Questa delusione non ha però minato il legame con la città e l’artista torna oggi ad arricchirla con una mostra di alcune sue opere, visitabile fino al 15 Ottobre 2016 presso la galleria Casamadre in Palazzo Partanna, luogo chiave per lo sviluppo e la promozione dell’arte contemporanea, sede dell’attività prima di Lucio Amelio, poi di Eduardo Cicelyn, giornalista ed ex direttore del Museo MADRE di Napoli, colui che fin dall’inizio ha creduto in Kapoor e nelle potenzialità della sua arte.

Anish Kapoor a Napoli: la coesistenza degli opposti
Anish Kapoor, Keriah II, silicone e pigmento
Napoli, Galleria d’arte Casamadre
Fonte: http://www.artribune.com/
Foto: Diana Gianquitto

Questi storici spazi accolgono, oltre quattro disegni, sei sculture che sono il frutto della riflessione dello scultore sugli oggetti. Realizzate con vari materiali, sono opere in cui convivono gli opposti, fluido e solido, peso e leggerezza, luce e oscurità, forze che si contrastano e azzerano qualsiasi certezza.

Esse però occupano lo spazio reale e proprio in virtù delle loro intrinseche contraddizioni suscitano un certo spaesamento nel fruitore, ma nel contempo lo invitano a riflettere su ciò che è e ciò che non è, così come Tarantara sollecitava a sperimentare con lo sguardo il pieno e il suo contrario, il vuoto.

Una delle opere più interessanti in mostra è Keriah II, una scultura in silicone colorato con pigmento che si stacca dalla parete e si protende nello spazio; nonostante il materiale con cui è stata realizzata ha una forma fluida e dinamica, con il suo colore rosso assomiglia alle viscere umane ed è il frutto dell’interesse dell’artista per la corporeità, per la superficie che rappresenta il confine tra l’apparenza e la natura più nascosta delle cose.

Essa è però anche dimostrazione di come Kapoor abbia da sempre cercato di costruire un ponte tra diverse culture, riuscendo a non sacrificarne nessuna, poiché egli ha sì vissuto e studiato in Inghilterra, ma aveva padre indiano e madre ebrea irachena ed è quindi rimasto profondamente ancorato alle sue radici. Infatti Keriah è una pratica rituale dell’ebraismo legata al lutto e consiste nella lacerazione delle  proprie vesti da parte dei parenti del defunto, manifestazione esteriore e materiale di un dolore intimo e profondo, che sembra richiamare il dualismo materiale-immateriale, superficie-essenza delle cose alla base di tutta la produzione artistica di Kapoor.

L’apice della ricerca è raggiunto con le superfici specchianti, da lui stesso definite “non-oggetti”, che hanno una propria presenza fisica e materiale, ma tendono a scomparire, ad annullarsi perché assorbono e restituiscono in modo deformante lo spazio circostante.

Nell’ultima sala della galleria Casamadre è esposto Aluminion Mirror, uno specchio di forma circolare che genera un sofisticato gioco di riflessi, sfruttando il rapporto concavo-convesso: inizialmente riflette lo spazio e tutto ciò che lo occupa al contrario, ruotato di 180°, ma se ci si avvicina tutto torna ad essere reale, anche se deformato e disorientante, e contemporaneamente i suoni emessi subiscono alterazioni, diventano metallici. Si tratta di un’esperienza multisensoriale straniante in quanto l’osservatore è posto di fronte ad una possibilità percettiva che non ha considerato, ad un punto di vista diverso rispetto a quello consueto.

Insomma tutte queste sculture sono concepite come oggetti inespressivi, inermi, sospesi in una dimensione di eternità, che nascono dal grado zero della conoscenza e che, nonostante siano muti, sembrano inglobare le spazio e addirittura le forme organiche della natura, ma soprattutto insinuare dubbi in chi le esperisce e sollevare domande che non sempre hanno risposta.

Emanuela Ingenito