Nick Menza: addio all’ex batterista dei Megadeth

La notizia è di quelle gravi: Nick Menza, ex batterista dei Megadeth, si è spento all’età di 51 anni. Le cause del decesso non sono ancora chiare, ma stando a quanto riportato dalla sua pagina Facebook, il musicista avrebbe accusato un non meglio specificato malore mentre si stava esibendo con gli OHM, la band in cui militava; a nulla sarebbe servito l’intervento del personale medico, che, nonostante il pronto intervento, non è riuscito a rianimarlo.

Probabilmente ai più giovani il nome di Nick Menza potrebbe non dire molto, ma si tratta di uno dei musicisti metal più talentuosi ed influenti degli anni ’80 e ’90, capace di lasciare il segno nei dischi più rappresentativi di una delle band thrash metal per eccellenza: i Megadeth.

Nick Menza: una colonna portante del metal

nick menzaFiglio del sassofonista jazz Don Menza, Nick ha il suo primo approccio con la musica sin dall’età di 2 anni, ma il suo esordio discografico avverrà a 18 anni, quando andrà in studio a registrare Into the Future con i Rhoads, band in cui militava Kelle Rhoads, fratello del celebre Randy Rhoads. Il suo ingresso nel thrash metal lo si deve, neanche a farlo apposta, a Chuck Behler, un altro (ex) batterista dei Megadeth: fu lui a notare la sua bravura dietro le pelli e ad ingaggiarlo come tecnico. Nel 1989, quando Dave Mustaine era alla ricerca di un nuovo batterista, la scelta ricadde proprio su Menza, che Mega Dave aveva già visto suonare in sostituzione di Beheler.

La collaborazione tra Mustaine e Nick Menza durerà talmente tanto da essere ricordato dai fan come uno dei membri storici dei Megadeth, quelli del “periodo classico”, quelli, insomma, associati ai dischi migliori del gruppo. I dischi che Menza registrerà con la band sono quattro: e se Cryptic Writings e Youthanasia hanno riscosso pareri contrastanti dalla critica, Rust in Peace e Countdown to Extinction rappresentano due capisaldi non solo della discografia del gruppo americano, ma del thrash metal.

Uno stile inconfondibile

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Uno dei motivi per cui Nick Menza viene ricordato, nonostante i tanti cambi di line up del gruppo, come “IL batterista dei Megadeth” sta proprio nell’aver registrato Rust in Peace, il disco che ha reso famosa nel mondo la band statunitense. L’ingresso in formazione di Menza, insieme a quello di Marty Friedman, rappresenterà quella boccata d’aria fresca di cui il combo aveva bisogno e, grazie al loro talento, Dave Mustaine riuscirà a dare vita ad alcuni dei capitoli meglio riusciti della sua intera carriera musicale.

Ispirato da Steve Gadd, Buddy Rich e Jeff Porcaro, l’approccio di Nick Menza è immediatamente riconoscibile: in un periodo di transizione, come furono gli anni a cavallo tra la fine degli ’80 e l’inizio dei ’90, in cui il metal stava abbandonando le sue sonorità classiche, per diventare sempre più tecnico ed aggressivo, Menza rappresentava al meglio tutte queste caratteristiche. Nonostante la preparazione tecnica richiesta per suonare nei Megadeth sia sempre stata enorme, il sound di Nick Menza non era caratterizzato solo da stacchi chirurgici e cambi di tempo mai banali, ma da un suono corposo, pieno ed energico: il connubio perfetto tra le sonorità classiche ed il nuovo che avanzava.

Gli ultimi anni

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Nonostante il rapporto con l’istrionico Dave Mustaine fosse buono, nel 1998, anche a causa di problemi fisici, Nick fu allontanato dal gruppo, e sostituito da Jimmy DeGrasso. Da quel momento inizierà una lunga serie di collaborazioni con diverse band metal, tra cui spiccano i Warrior, gli album registrati insieme al suo ex compagno d’armi Marty Friedman, e gli OHM, band progressive e fusion fondata da Chris Poland, altra vecchia conoscenza dei Megadeth.

Proprio grazie al suo immenso talento, Nick Menza è riuscito a sopravvivere in una scena metal come quella odierna, dove il suono della batteria è sempre più artificiale, digitale e sempre meno “vero”. Non è semplice accettare la sua scomparsa: in un panorama musicale in cui il ruolo del batterista sembra quasi assomigliare a quello di una macchina, o di un computer, Menza ha rappresentato per anni un punto di riferimento, uno degli ultimi rimasti, forse uno dei più sottovalutati, ma di sicuro uno dei più amati.