East Harlem, quartiere della Street Art

East Harlem è un quartiere della città di New York, situato a est di Harlem.  Inizialmente  popolato da una comunità di italiani,  verso la metà del secolo accolse nuovi immigrati provenienti soprattutto da Porto Rico, i quali insieme ai loro discendenti costituirono una nuova minoranza di lingua spagnola ancora oggi predominante tanto che la zona è nota anche come Spanish Harlem o El Barrio. Oltre ad essere profondamente multietnico, questo quartiere è molto vivo a livello culturale e artistico ed ospita negli spazi cittadini l’arte nella sua forma più pubblica, la Street Art.

La Street Art: storia e aspetti

La Street Art trova le sue origini nella New York degli anni Settanta del ‘900, quando  i giovani artisti cominciarono ad agire nei luoghi pubblici e spesso illegalmente coprendo muri, vagoni della metropolitana e altre superfici con tag, cioè scritte che costituivano le loro firme, usando come mezzo bombolette spray. Nel corso del tempo questo modo di fare arte ha subito evoluzioni importanti: si è verificato non solo il passaggio da un’indagine sul segno e sulla parola (il cosiddetto graffitismo) alla realizzazione di vere e proprie immagini costituite da figure spesso accompagnate da slogan, ma anche l’adozione di nuove tecniche tra cui lo stencil e gli stikers. Alla radice un forte spirito di contestazione sociale e politica, la volontà di rendere l’arte qualcosa di accessibile a tutti generando un sistema artistico democratico parallelo a quello ufficiale e rifiutando i meccanismi del mercato e i legami con le istituzioni.

La Street Art  ha raggiunto grande successo grazie all’attività di numerosi artisti, tra cui i più noti sono Keith Haring e Jean-Michel Basquiat, ma non è stato per niente facile: si pensi, ad esempio, che Haring fu arrestato più volte per aver usato come supporto per i suoi disegni gli spazi destinati alla pubblicità nella subway cittadina (la sua azione artistica era considerata illegale) e non sempre a queste opere veniva e viene tuttora attribuito valore estetico, considerate piuttosto atti di vandalismo. Eppure questo nuovo, parziale riconoscimento artistico ha portato anche delle conseguenze negative.  Un episodio recentissimo è quello di Bologna dove si sono verificate delle asportazioni dai muri di opere realizzate da alcuni street artists al fine di esibirle in mostra. Immediata è stata la protesta del celebre writer Blu che per tutta risposta ha cancellato le sue opere bolognesi. Ciò dimostra che la Street Art, nata per essere arte di strada, quindi arte pubblica, rischia di essere snaturata e fagocitata dal sistema dei musei e delle gallerie e dal mercato dell’arte.

Alcuni dei murales di East Harlem

East Harlem, quartiere della Street Art
Hank Prussing, The Spirit of East Harlem, 1973-78
Murale, East Harlem (New York) Fonte: http://www.panoramio.com

Camminando per le strade del quartiere ci si imbatte all’incrocio tra la East 104th Street e Lexington Avenue nell’enorme murale realizzato tra il 1973 e il 1978 sulla facciata di un edificio residenziale da Hank Prussing, artista originario del Maryland. L’opera, intitolata The Spirit of East Harlem, rappresenta illusionisticamente su una struttura reale un edificio costellato di figure, gli abitanti del quartiere e dello stabile degli anni Settanta del Novecento che contribuirono a rendere coesa la comunità non rinunciando alla propria identità e alle proprie tradizioni latino-americane. In tal modo Prussing ha restituito alla memoria collettiva un pezzo della storia del luogo fissando sul muro come in una fotografia quelle persone che aveva conosciuto, colte nelle più varie attività (c’è chi gioca a basket, chi a domino, chi suona, chi chiacchiera ecc.), nei più diversi atteggiamenti e stati d’animo, e rendendo eternamente presente un momento del passato. L’opera è stata danneggiata da vandali e quindi restaurata nel 1999 da Manny Vega.

Anche Keith Haring, di cui si è detto prima, è intervenuto nel quartiere, più precisamente in un parco giochi sulla East Harlem Drive noto come Crack is wack Playground proprio per la presenza sui due lati del muro settentrionale del campo da gioco di un murale realizzato dall’artista nel 1986, dominato dai colori nero e arancio e sul quale campeggia lo slogan “Crack is wack”, cioè “il crack è una porcheria”. È un messaggio molto incisivo che Haring ha voluto lanciare ai giovani di quella comunità, servendosi della parola e contemporaneamente dei suoi omini stilizzati, teschi e banconote di fuoco: non abusare delle droghe, una delle più drammatiche piaghe sociali il cui uso in quel periodo era aumentato vertiginosamente. Il murale fu eseguito senza nessun permesso ed anche in questo caso Haring fu arrestato, ma poi salvato dalla comunità che si schierò dalla sua parte.

East Harlem, quartiere della Street Art
Keith Haring, Crack is wack, 1986
Murale, Harlem River Park (New York) Fonte: http://thelifeofsen.com/

Intanto il suo murale fu vandalizzato ed egli ne realizzò uno nuovo, quello attuale, posto sotto la giurisdizione del Parks Departement della città di New York, a dimostrazione del valore artistico e ideologico riconosciutogli dai cittadini, e restaurato nel 2007.

Tra gli interventi più recenti, interessantissimo è quello di Manny Vega, autore del murale Espiritu realizzato nel 2012 con la tecnica del mosaico, sito all’incrocio tra 105th Street e Lexington Avenue. L’artista ha voluto creare una “preghiera visiva” in cui tutta la comunità potesse rispecchiarsi, trovare se stessa e la propria particolare identità e valorizzare lo spirito, l’elemento che guida ogni azione umana, anche quella dell’artista, attraverso figure che riconducono alle radici portoricane, ma richiamano anche l’arte bizantina in una fusione originale tra tradizione artistica italiana e cultura pop.

 

Emanuela Ingenito