Metatesi, Qumran e la critica testuale

Per metatesi si intende in critica testuale, l’inversione non intenzionale di due lettere o parole consecutive. Durante l’estenuante lavoro di copiatura manuale degli antichi manoscritti, attività che si protrasse per secoli fino all’avvento della stampa, potevano accadere degli errori manuali di trasmissione del testo: la metatesi è uno di questi.

Metatesi
Una delle grotte di Qumran in Giordania, in cui a partire dal 1947 vennero scoperti antichissimi manoscritti in ebraico, aramaico e greco risalenti fino al III a. C.

Metatesi in Deuteronomio 31, 1

Un esempio molto discusso di metatesi nell’antico testamento è il caso di Deuteronomio 31,1. Il testo masoretico, quello cioè che si impose a partire dal I-II d. C. e che divenne canonico nella tradizione ebraica, riporta quanto segue:

Mosè andò e rivolse queste parole a tutto Israele.

Il problema è che il testo non specifica dove Mosè andò e anzi, questa soluzione tronca nettamente il discorso che precede, che rimane in sospeso da un punto di vista di critica letteraria.
Osservando gli altri manoscritti troviamo una variante testuale molto interessante. Leggendo la versione ebraica di Qumran di questo passo ed il greco della LXX, ci imbattiamo in un caso evidente di metatesi.

metatesi
Andò: radice verbale ylk

In Deuteronomio 31,1 secondo il testo ebraico tradizionale, quello della Bibbia dei Masoreti, ‘andò’ è scritto con questa sequenza di tre consonanti ‘ylk’. Al contrario, Qumran, confermato dalla LXX, riporta ‘ykl’ che significa ‘finire’, ‘terminare di fare qualcosa’.

metatesi
Finì: radice verbale klh. La metatesi non è immediatamente evidente perché la k ebraica come la sigma in greco, assume una forma diversa se posta in mezzo alla parola o alla sua fine.

Secondo questo testo, Mosè non andò da nessuna parte, ma terminò di parlare. Quindi ecco la metatesi: ‘ylk’ diventa ‘ykl’ le lettere vengono invertite e ‘andò’ diventa ‘finì’[1].

Christian Sabbatini 

Fonti

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Bibliografia

P. D. Wegner, Guida alla critica testuale della Bibbia. Storia, metodi e risultati, San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 2009, 45s.

J. R. Lundbom, Deuteronomy. A Commentary, Eerdmans, Grand Rapids 2013, 828s.

G. Papola ed. , Deuteronomio. Introduzione, traduzione e commento, San Paolo, Cinisello Balsamo (Mi) 2011, 344s.

[1] Nel caso di Dt 31,1 non c’è unanimità di consensi tra gli studiosi su quale sia la versione originaria, se quella del testo masoretico o quella di Q o della LXX. L’opinione più accreditata vede la precedenza di Q e della LXX. Anticamente Deuteronomio non avrebbe avuto i capitoli finali perciò la versione originaria descriveva Mosè come al termine del suo discorso. Successivamente con l’ampiamento del libro, quel ‘terminò di parlare’ sembrò essere fuori luogo e perciò si introdusse la metatesi intenzionalmente, oppure un errore non venne corretto perché sembrava una soluzione migliore. Anche in questo caso comunque, la nuova versione non si dimostra adeguata: con l’introduzione del verbo di movimento si lascia in sospeso il discorso precedente, si spezza l’unità letteraria con Dt 32, 45 e si introduce un’altra contraddizione nel testo in quanto non si specifica ove Mosè stava andando.

In ogni caso Dt 31,1 è un caso complesso: la bibliografia in merito è molto vasta e le posizioni sono discordi.