Per una volta, qui, faremo la parte di chi, cascato dalle nuvole, ha invece conosciuto la piccola Alicia poco meno di una settimana fa – vestita del suo giallo abito da principessa, leggera, discreta ed emozionata – e ha voglia di andare all’indietro per guardare qualche altro suo lavoro.
L’Oscar è arrivato per la sua interpretazione in “The Danish Girl” (Tom Hooper – 2015), e forse anche per qualcun’altra delle prove di grande talento che ha dato negli ultimi tempi. Del film di Hooper è – si potrebbe dire – la vera protagonista, il vero centro di interesse, la figura nella quale più si potrebbe provare a immedesimarsi: tu, spettatore, lasceresti andare via per sempre la persona che hai sposato per farne fiorire un’altra al suo posto e con le medesime sembianze?
Al di là della risposta, e della domanda stessa che Alicia Vikander suscita, il conflitto e il dolore che traspaiono con
Ora, per arrivare ad un’interpretazione di pari livello, dobbiamo forse saltare a piè pari il pur carino “Il sapore del successo” (John Wells – 2015), dove ha una parte minima, e potremmo anche lasciar perdere “Operazione U.N.C.L.E.” (Guy Ritchie – 2015), in cui la Vikander, minuta, forte e chic, di sicuro non stona con il quadretto plasticoso e colorato… e nemmeno salva il film da se stesso.
No, piuttosto arriviamo a “Ex Machina” (Alex Garland – 2015), un piccolo gioiello retto solo da tre attori fenomenali: Oscar Isaac, Domhnall Gleeson e, appunto, Alicia Vikander nel ruolo di Ava, l’automa.
L’attrice è quasi incredibile: da un lato ingenuo “bon sauvage” al femminile che, nello scoprire un essere umano diverso dal suo creatore, candidamente lo usa e lo inganna per salvare se stessa; dall’altro giovane donna che scopre il suo potere sull’universo maschile e contemporaneamente la sua indipendenza da esso, in un intreccio che unisce la macchina alla creatura umana appena nata con sapienza e talento.
E ancora, in “Anna Karenina” (Joe Wright – 2012) Alicia è la giovanissima Kitty, la quale, pur nella sua parte di bambola di porcellana dall’animo dolce, non sfigura accanto al mastodontico personaggio che è la stessa Anna (Keira Knightley);
È sempre stata elegante, Alicia Vikander, discreta e di bella presenza, ma non gracile o insipida. Ora, nonostante ciò, voler imparare lo svedese solo per poter guardare i suoi primi lavori potrebbe essere eccessivo… ma andare al cinema tra qualche mese per guardare “Jason Bourne” (Paul Greengrass – 2016) o “The Light Between Oceans” (Derek Cianfrance – 2016) o “Tulip Fever” (Justin Chadwick – 2016)… quello sì, quello è fattibile.
Chiara Orefice
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