La Chiesa del Pio Monte della Misericordia

La Chiesa, la quadreria e l’archivio storico del Pio Monte della Misericordia costituiscono un grandissimo patrimonio culturale, testimone della storia di Napoli, dei suoi artisti e anche della carità dei cittadini.

La storia dell’istituzione
Nel periodo della Controriforma, all’inizio del seicento, nasce il Pio Monte della Misericordia, una istituzione operante a scopo benefico e voluta da sette giovani nobili napoletani, i quali in precedenza si riunivano ogni venerdì presso l’Ospedale degli Incurabili e stilare il programma di opere a favore dei più bisognosi, e si tenga presente che in quel periodo la città di Napoli era tormentata dalla peste: la volontà dei sette giovani aristocratici era quella di compiere le opere di misericordia corporale tramite un’istituzione laica, quella che prenderà per l’appunto il nome di Pio Monte della Misericordia, ufficialmente riconosciuta come tale dal 1602, autorizzata sia da Re Filippo III di Spagna che da papa Paolo V. E’ questo anno che la congrega ha una sua prima vera sede, in una chiesa a pochi metri dal Duomo di Napoli e costruita da Giovan Giacomo di Conforto, ingegnere napoletano di formazione tardo manieristica che collaborò alla realizzazione di molte Chiese, tra le tante la Chiesa di Donna Regina Vecchia e la Certosa di San Martino. Da quattro secoli, l’ente ancora porta avanti le opere di misericordia, con la supervisione dei sette Governatori.

La Chiesa

pio monte della misericordia facciata
Parte della facciata del palazzo, con complesso scultoreo

La stessa chiesa di partenza tra il 1658 e il 1678 subì delle modifiche per la crescita di risorse e di esigenze dell’Ente, e per questo vennero acquistate delle costruzioni circostanti per poter ampliare l’edificio iniziale, e al progetto vi lavorò l’architetto Francesco Antonio Picchiatti, figlio dell’architetto Bartolomeo, stando alle fonti attivo anche come archeologo, di variegata esperienza nell’ambito dell’architettura, dalla costruzione di edifici ex novo ai restauri: egli divise in tre ordini la facciata e, seguendo il motto dell’ente Fluent ad eum omnes gentes ( Accorrono da lui tutti i popoli) progettò un porticato con cinque arcate in piperno, proiettato sull’esterno, che affacciava sul decumano maggiore, più correttamente da indicare come plateia ma meglio conosciuto da tutti come Via Tribunali.

Ad accogliere i visitatori nel portico che precede l’ingresso in Chiesa c’è un complesso scultoreo con al centro la Madonna di Misericordia e ai lati due figure allegoriche, rappresentanti le opere di carità corporali, le stesse compiute dall’ente. Queste sculture inizialmente erano state commissionate al Bernini, successivamente venne affidato a Cosimo Fanzago il compito di fare i disegni delle statue e ad Andrea Falcone l’esecuzione, anche se documenti in archivio ci dicono che in realtà il tutto è stato portato avanti dal giovane Falcone, il quale ispirato dall’opera di Caravaggio pensata per la Chiesa scelse di riassumere in poche figure le opere.
A confermare l’impronta laica dell’istituzione del Pio Monte della Misericordia è la prevalenza di elementi di architettura civile su quella religiosi: la facciata del palazzo abbandona le deformazioni del Manierismo per lasciar spazio ad un architettura austera e sobria, e la Chiesa non è visibile dall’esterno, in quanto è inglobata nell’edificio.

pio monte cupola
La cupola della Chiesa.

Viene quindi meno il modello basilicale con il suo impianto longitudinale e transetto tra navata e altare, per dare origine a sperimentazioni tipiche dell’architettura barocca: la chiesa è a pianta ottagonale con cupola a spicchi a sesto acuto, ed è dotata di alcuni elementi di stampo barocco che vanno ad affiancarsi all’austerità esterna, ad esempio le acquasantiere dalle forme bizzarre, le mensolette su cui poggiano le lesene dei pilastri decorati con capitelli corinzieggianti, e sono presenti due ordini di finestre.

Il pavimento in cotto è decorato con marmi policromi, di base scura: quella del marmo policromo è una decorazione particolarmente diffusa nelle Chiese erette nel primo Seicento a Napoli, e divenne una delle forme decorative più utilizzate nel barocco.

pio monte altare maggiore
Altare maggiore, con Le Sette Opere di Misericordia di Caravaggio

Sull’altare maggiore della Chiesa, riconoscibile anche per il ricco apparato decorativo, vi è Le Sette Opere di Misericordia di Caravaggio, commissionata ad hoc, che diventerà un opera cardine per la pittura napoletana del seicento, per il realismo della scena e il contrasto luce-ombra. Tutt’attorno, gli altri sette altari ospitano dipinti ognuno raffigurante un’opera di misericordia, tra questi la Deposizione di Cristo di Luca Giordano, il Cristo in Casa di Marta e Maria di Fabrizio Santafede e la Liberazione di San Pietro dal Carcere di Battistello Caracciolo, quest’ultima una grande testimonianza del naturalismo napoletano.

pio monte dal Coretto
La Chiesa vista dalla sala del Coretto

Parte della Chiesa, e più di tutti l’opera del Caravaggio, è visibile anche dall’interno della quadreria (che nel corso dei secoli ha accumulato moltissima ricchezza artistica), e precisamente dalla sala del Coretto: da qui era possibile per i Governatori assistere alla messa, per vedere senza esser notati dalla popolazione.

 

Rossella Cavallo