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Candelora, San Biagio e la tradizione fontanarosana

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Candelora e San Biagio sono le due feste vicinissime che aprono il mese di febbraio, come preludio al Carnevale. Legate un po’ a quello che è l’andamento della stagione, rientrano nei cosiddetti “giorni della merla”.

La Candelora

Candela: simbolo di luce

Candelora deriva dal latino “ Festum candelarum “, cade il 2 febbraio e fa riferimento alla presentazione di Gesù al tempio di Gerusalemme e alla purificazione della Vergine. Ricorrenza della Chiesa cattolica, ha come simbolo la candela, la quale rappresenta la luce che illumina le genti.

Anticamente, questo momento era considerato fase di passaggio dall’inverno alla primavera: il cambiamento, la trasformazione dalle tenebre alla luce attraverso la purificazione.

La Candelora , detta anche “Festa della luce”, affonda le sue radici in Oriente, dove si parla di “Ipapànte” ovvero “Incontro”. Al IV secolo risale la prima testimonianza di Egeria che, in un suo scritto, descrive il “Rito del lucernare”, derivato a sua volta dai “Lupercali”: un’antica festività romana di metà febbraio, durante la quale si tenevano fiaccolate rituali e che viene ricordata anche come “Quaresima post-Epifania”, celebrata il 14 febbraio e sostituita oggi dalla ricorrenza  “sacra e profana” di San Valentino. La Candelora si ritrova anche in tradizioni precristiane celtiche, tra cui “Imbolc” che sottolineava proprio questa rinascita di luce e calore.

Durante tale festa, stando alle usanze popolari, si benedicevano e si benedicono ceri e candele, che vengono poi conservati in casa ed accesi durante giorni di tempesta e temporali forti per placare l’ira divina, oppure quando si aspetta il ritorno di una persona o la si ritiene in pericolo, quando c’è un ammalato o in qualsiasi momento di difficoltà in cui il fedele sente la necessità di affidarsi a Dio.

Il rito della benedizione delle candele fu un’introduzione del clero franco-germanico.

Nel passato, durante il giorno della Candelora, i maghi verificavano se una persona fosse affetta da malocchio immergendo tre capelli del soggetto in un recipiente d’acqua in cui si facevano cadere tre gocce d’olio: se le gocce restavano integre la persona stava bene, in caso contrario le gocce si disperdevano.

Attualmente la Candelora è concepita soprattutto come tradizione popolare in molte zone del sud Italia.

San Biagio dopo la Candelora

S.Biagio martire

Insieme alla festa della Candelora, c’è la figura misteriosa sospesa tra storia e leggenda di San Biagio, che ricorre il giorno seguente del 3 febbraio. San Biagio è protettore della gola, santo venerato sia in Oriente che in Occidente.

Biagio nacque in Armenia nel III secolo d.C., divenne medico e poi vescovo, restando fedele alla sua vocazione di dottore.

Storia narra che, un giorno, una madre disperata si fosse rivolta a lui perché il figlio aveva una lisca di pesce bloccata in gola e non riusciva a respirare: era sul punto di morire soffocato. Biagio prese un pezzo di pane e, benedicendolo, lo fece ingoiare al ragazzo, che riprese fiato. Si parlò di miracolo. Agricola, prefetto di Diocleziano, ritenne Biagio scomodo e decise di eliminarlo per evitare che il popolo lo acclamasse come santo. Lo fece scorticare con i pettini da cardatori e poi decapitare. Per questo fu martire e santo: santo dei materassai e della gola e, per tale motivo, il giorno della sua celebrazione si magia pane consacrato e si va a far benedire la gola che il sacerdote tocca con due candele incrociate, santificate il giorno della Candelora.

È conosciuto anche come il santo di osti, animali, pastori e guardiani di greggi, musicisti di strumenti a fiato, mugnai ed è invocato dalle fanciulle che cercano marito.

Candelora e San Biagio a Fontanarosa (Av)

Tarallo di S.Biagio e Candela benedetta della Candelora Fonatanarosa-Av

La Candelora o, in gergo, l’Accannelora e San Biagio sono due feste molto sentite e tradizionali a Fontanarosa e ad essi sono legati diversi detti popolari e proverbi, tra cui:

“Quanno vene l’Accannelora ra lo ‘vierno simmo fora; ma se chiove o tira viento re lo ‘vierno simmo rinto”.

Questo indica che, se il giorno della Candelora ci sarà bel tempo, la bella stagione è alle porte; al contrario, se alla Candelora c’è brutto tempo si dovrà aspettare ancora perché l’inverno finisca e arrivi la primavera.

Vi è poi una tipica preghiera dedicata alla Madonna ricostruita su testimonianze di anziane signore e che in dialetto recita grosso modo così:

“Maronna l’Accannelora vien’me trova quanno mora, vien a’assistere l’anima mia co’ lo manto re Maria, co’ la mazza re San Giuseppe, co’ l’aniello re San Simone. Vavattenn traditor, tu te crir che io rormo sola ma io rormo accompagnata a Gesù Cristo ca mma criato. Gesù Cristo a cap a lo lietto e  la Maronna la porto m’pitto”.

Questa farebbe riferimento all’icona della Vergine raffigurata sulla tipica medaglietta fontanarosana, data proprio dalla chiesa nel giorno della Candelora e che si tiene al petto come catenina di protezione. In paese, in questo giorno, nel primo pomeriggio c’è l’usanza di portare i bimbi a benedire e prendere la candela santa simbolo di luce, insieme a queste medagliette che un tempo venivano legate con filo rosa e azzurro per bimbe e bimbi, mentre oggi sono confezionate con una preghiera da recitare e tenere con sé.

Il giorno seguente, il 3 febbraio, si festeggia poi San Biagio e la gente porta ‘nzerte di taralli tipici della giornata (taralli legati con filo) o buste di taralli per farli benedire. Il sacerdote passa tra la folla in adunanza pronta a sollevare questi taralli che, in segno di devozione, si tengono in casa  per eventuali malattie o dolore alla gola e per simbolo e tradizione.

Detti tipici legati a “San Biaso” non sono tanti, ma tra i più noti:

“Lo juorno re San Biagio chi tene legna fore ca se la trase”.

“San Biagio lo sole pe’ la casa”.

“Dicett’ l’Accannelora: a vierno stamm fora; responne San Biase: vierno mò trase”.

Insomma, anche i detti ci dicono che Candelora e San Biagio rappresentano un momento cruciale di passaggio, soprattutto per ciò che concerne il tempo ed il clima oscillante di questo periodo… un periodo di assestamento, di mutamento, di transito!

Pasqualina Giusto

Sitografia: http://www.santiebeati.it/dettaglio/25950

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Pasqualina Giusto

Nata il 12 Settembre 1985. Vive in Irpinia, terra a cui sono ispirati molti dei suoi articoli. Ha frequentato la Facoltà di Scienze Giuridiche presso" Università degli Studi del Sannio" e la Facoltà di Lettere Moderne presso la "Federico II". Appassionata di tradizioni e cultura popolare, ha all'attivo un'esperienza come redattrice per la testata online "La Cooltura" nella sezione "Folklore".

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