Yalom e gli 11 fattori terapeutici: l’universalità

L’anziano è afflitto dal problema dell’imminenza della morte e dei disagi fisici tipici dell’età o inflitti dalle malattie. Questi temi, di difficile gestione all’interno della relazione diadica, trovano nel gruppo più ampia possibilità di espressione,gestione e condivisione [1]

In questo secondo articolo sugli undici fattori della terapia di gruppo di Yalom varrà analizzata l’universalità.

Il fattore dell’universalità

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La danse – Henri Matisse

I momenti immediatamente precedenti la decisione di entrare a far parte di un gruppo terapeutico, quindi dalla presa di coscienza del proprio disturbo e della possibilità di guarire, sono caratterizzati dalla tendenza ad identificare il proprio disagio come unico.

«Perché succede a me?», questa è la domanda che spesso, anche nelle situazioni più banali, ogni essere umano si pone e, ancor di più, coloro che soffrono di disturbi psichici. Una volta iniziata una terapia di gruppo è fondamentale per la guarigione che scatti il fattore dell’universalità: ovvero, la possibilità di non caratterizzare il proprio disagio come incomparabile. Entrando in contatto con altre persone che vivono lo stesso problema si esce dall’ottica dell’unicità per entrare in quella dell’universalità. Legato a questo fattore vi è anche quello già analizzato di infusione della speranza, entrambi tipici della prima fase del gruppo terapeutico: nel capire che altre persone vivono il medesimo disagio si sviluppa anche la speranza di superarlo.

L’universalità consente quindi al paziente di arrivare alla consapevolezza di non essere il solo a provare certe sensazioni ed emozioni: nelle prime fasi del gruppo, secondo Yalom, l’universalità è un  fattore importante perché conduce i pazienti al sollievo e li allontana dall’isolamento dalla società.

Unicità e esclusione sociale

Per poter comprendere al meglio il fattore dell’universalità è doveroso spiegare il concetto contrario di unicità, solitudine, strettamente collegata all’esclusione sociale.

In sociologia quello dell’esclusione è un fenomeno che solitamente deriva dalla stratificazione che si trova all’interno della società: i cittadini sono divisi in livelli ideali  basati sulla possibilità di accesso alle risorse, le cosiddette classi sociali. È pur vero che, al giorno d’oggi, la stratificazione non è così netta come in passato – nel quale era prevista una rigida divisione di classi – grazie alla mobilità sociale, altro concetto fondamentale della sociologia attraverso il quale si intende la possibilità di modificare il proprio status all’interno della società.universalità

L’unicità di cui abbiamo parlato prima – la tendenza ad identificare il proprio disagio o sentimento come unico – può essere paragonato ad una forma di esclusione sociale che non deriva, però, dalla componente economica bensì da quella emotiva: l’isolamento deriva da sensazioni interne al soggetto e possono essere superate esclusivamente con la terapia di gruppo che, a differenza di quella individuale, mette il paziente in contatto con l’altro creando relazioni significative sviluppando l’universalità – componente che nella terapia freudiana è quasi inesistente. Un esempio abbastanza esplicativo è quello della condizione dell’anziano nella società contemporanea esposta nella citazione citata prima.

Attività nella terapia di gruppo

Riguardo l’universalità riportiamo un valido esempio dell’importanza di questo fattore nella terapia psicodrammatica, una branca della psicoterapia di gruppo ispirata sopratutto all’esteriorizzazione dei propri sentimenti attraverso l’improvvisazione teatrale.

Lo stesso Yalom, psicoterapeuta e autore di opere riguardo la terapia di gruppo dalle quali sono stati ricavati gli undici fattori, ha delineato delle attività pratiche che possono sviluppare l’universalità: non è necessario, e nemmeno possibile, “parlare di sé” e del proprio disagio, anche perché, il più delle volte è estremamente difficile esporre liberamente ciò che si prova – ciò vale sia per i pazienti ma, talvolta, anche per coloro che non soffrono di particolari patologie. Vista la difficoltà di esporre spontaneamente i cosiddetti segreti, è possibile, secondo Yalom, svolgere l’attività delle domande intime da fare a turno tra i partecipanti i quali sono tenuti a rispondere e, solo in un secondo momento, si parla in prima persona. In tal modo si riesce a tirar fuori i proprio disagi creando anche l’empatia necessaria alla sopravvivenza del gruppo.

Il fattore dell’universalità non cerca di eguagliare i problemi e le preoccupazioni, le quali, sicuramente, hanno cause, effetti e intensità diverse; tuttavia, il secondo fattore di Yalom consente di alleviare il dolore personale grazie alla condivisione che, ricordiamo, avviene in un gruppo che racchiude componenti con caratteristiche comuni.

Alessandra Del Prete

Fonti

[1] Roberto Tatarelli, Il paziente anziano. Dalla valutazione del disagio psichico all’intervento terapeutico, FranzoAngeli, 1996, Milano.

Per ulteriori informazioni: Scienze Umane. Corso Integrato di Antropologia, Pedagogia, Psicologia, Sociologia, Einaudi Scuola, 2012, Pomezia (Roma).

Il processo in psicoterapia di gruppo: costruzione e validazione di una scala per la misurazione dei fattori terapeutici

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