Rut, una Cenerentola nella Bibbia

Il libro di Rut è uno dei testi più brevi dell’Antico Testamento, composto da solamente 4 capitoli, per un totale di 85 versetti. A discapito della stringatezza, la storia di Rut è incisiva e ricca di colpi di scena. Il contenuto di questo libretto è fortemente provocatorio verso altre pagine bibliche, come quelle in cui si vietano i matrimoni misti tra ebrei e pagani. Le vicende narrate riguardano temi quanto mai attuali: famiglie migranti in cerca di un destino migliore, la generosità verso gli stranieri e la difficoltà dell’inserimento in una nuova società.

Rut

Rut: la Cenerentola biblica

Accostare la figura di Rut a quella di Cenerentola è una brillante intuizione del gesuita belga e biblista Jean-Louis Ska.

Rut può essere chiamata la ‘Cenerentola della Bibbia’ perché la sua storia sviluppa un tema del folclore universale, quello di una ragazza povera o di origine modesta che trova un marito ricco e potente, il ‘principe azzurro’ di tante fiabe popolari[1].

Naturalmente, Rut rappresenta la declinazione biblica del celebre tema folcloristico. Le due storie infatti sono fortemente eterogenee al di fuori della giovane ragazza protagonista, di un inizio drammatico e di un finale da ‘tutto è bene quel che finisce bene’.

Rut
Jean-Louis Ska autore del libro su Rut ‘La biblica Cenerentola’

Rut e Noemi migranti in cerca di un futuro migliore

A differenza di Cenerentola, Rut non è sola, è la nuora di Noemi. Entrambe sono accumunate da un triste destino: la condizione delle donne vedove e senza figli era molto critica nelle culture antiche. Rut e Noemi si ritrovano senza protezione, prive di diritti e in una condizione di indigenza e precarietà. In realtà, Rut avrebbe potuto sottrarsi all’amaro destino che le si prefigurava, abbandonando Noemi alla sua triste sorte e ritornando alla suo paese natale, ma sceglie di non farlo e di condividere il destino drammatico della suocera. Non a caso, secondo la figura retorica del nomen omen, l’Autore della storia decide di chiamare la protagonista Rut, che significa ‘compagna’ in ebraico biblico.

Attraverso una serie di peripezie le due giovani donne vedono rovesciato il proprio triste destino. Rut mostra uno spessore decisamente superiore alla Cenerentola della fiabe. Emerge come donna intraprendente e coraggiosa, come lavoratrice instancabile. Utilizza il suo fascino femminile ma senza svendere la propria dignità di donna; cerca la protezione di un uomo che avrebbe potuto salvare lei e la suocera, ma sono le sue doti ad affascinarlo prima che la sua richiesta[2].
Rut, l’eroina della storia, riesce ad ottenere l’impossibile. Povera, vedova, indifesa e straniera si distingue per i suoi meriti che le permettono di acquisire una cittadinanza ed un riconoscimento sociale ‘honoris causa’. In questo modo la società le riconosce una nobiltà de facto e Rut può a pieno titolo sposare un ricco proprietario terriero che salverà lei e Noemi dalla povertà.

Rut: una teologia moderna

La teologia del libro di Rut è veramente interessante e si distacca da tante pagine bibliche in cui abbondano rivelazioni, miracoli, visioni ed angeli. Lungi dal proferire oracoli altisonanti, Dio resta sempre muto lungo tutto il corso della storia. Addirittura viene accusato da Noemi, la suocera di Rut, di essere la causa della sua sventura, di rendergli la vita amara, di comportarsi come un testimone avverso in tribunale.

Ed ella disse ad esse: “non chiamatemi Noemi (mia grazia, mia bontà), chiamatemi Mara perché l’Onnipotente mi ha causato molta amarezza. Io sono andata piena, ma il Signore mi ha fatto ritornare vuota, perché mi chiamate Noemi? Il Signore ha testimoniato contro di me, l’Onnipotente mi ha fatto del male[3].

Dio non si difende e non risponde alle accuse. Il narratore sceglie di lasciar parlare i fatti. L’azione di Dio si dispiega in modo misterioso, il libro di Rut è privo di prodigi o segni eclatanti. Il Dio che ne emerge è molto vicino alla sensibilità e all’esperienza del credente comune, di ieri e di oggi. Un futuro che sembra segnato si rivela come promettente, il Dio lontano ed avverso si mostra vicino e favorevole.

Rut
Il libro di Rut: Ruth è la traduzione latina del nome.

Dio agisce attraverso i personaggi del racconto, mai direttamente, e la storia, da avversa diventa favorevole, ben al di là della somma delle azioni meritevoli dei protagonisti. Lungi da un interventismo magico, in Rut, Dio opera attraverso gli uomini, ed essi incarnano la sua presenza.

Christian Sabbatini

Fonti

Immagine in evidenza: www.ilsitodelledonne.it

Immagini media: www.ilsitodelledonne.it, foto.festivalbiblico.it, Biblia Hebraica Stuttgartensia

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Bibliografia

J.-L. Ska., La biblica Cenerentola. Generosità e cittadinanza nel libro di Rut, EDB, Bologna 2013, 5-44.

T. Römer (ed)., Guida di lettura all’antico testamento, EDB, Bologna, 485-490.

L. Koehler-W. Baumgartner, The Hebrew and Aramaic Lexicon of the Old Testament, Brill, Boston 2001.

[1] J.-L. Ska., La biblica Cenerentola, 6.
[2] Cercare la protezione di uomo non è da leggere come segno di debolezza, ma di intraprendenza: rappresentava l’unica possibilità di affermazione sociale per una donna del mondo antico.
[3] Rut 1,20-21. Traduzione mia.

20 וַתֹּ֣אמֶר אֲלֵיהֶ֔ן אַל־תִּקְרֶ֥אנָה לִ֖י נָעֳמִ֑י קְרֶ֤אןָ לִי֙ מָרָ֔א כִּי־הֵמַ֥ר שַׁדַּ֛י לִ֖י מְאֹֽד׃21 אֲנִי֙ מְלֵאָ֣ה הָלַ֔כְתִּי וְרֵיקָ֖ם הֱשִׁיבַ֣נִי יְהוָ֑ה לָ֣מָּה תִקְרֶ֤אנָה לִי֙ נָעֳמִ֔י וַֽיהוָה֙ עָ֣נָה בִ֔י וְשַׁדַּ֖י הֵ֥רַֽע לִֽי׃