La metafisica e il trascendentale secondo Kant

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Nello scorso articolo si è accennato alla metafisica o, meglio, al posto che ha la metafisica nel sistema di Kant. Oggi si analizzeranno questo ed altri importanti elementi del pensiero di questo grande filosofo, partendo proprio dalla fondazione della metafisica come sapere.

Nella Critica Kant rivaluta il concetto di metafisica

Metafisica, questa sconosciuta

Secondo Immanuel Kant la metafisica è stata spinta via dal podio che prima occupava rispetto a tutte le altre discipline: prima regina indiscussa di ogni tipo di scienza mentre ora il suo corpo è stato trasformato in una zona di guerra, è diventato un serpente che si morde la coda, un circolo senza fine che non riesce a stare al passo dei progressi del mondo scientifico.

La metafisica ha originato un cieco dogmatismo – e il termine non risulterà estraneo al lettore che conosce le Lettere filosofiche su dommatismo e criticismo dello Schelling –  che va a contrapporsi allo scetticismo il quale, di fatto, ritiene impossibile qualsivoglia tipo di conoscenza certa non solo per quanto concerne la metafisica ma anche in ogni altro tipo di sapere.

Una cosa, però, non è possibile negare: la metafisica c’è. Se si discute di un problema vuol dire che il problema esiste; allo stesso tempo, discutendo della metafisica si pone come principio che la metafisica sia indubitabilmente qualcosa. Secondo Kant, infatti, si entra nel territorio metafisico quando la ragione comincia a prosi domande sull’esistenza di Dio, sulla libertà, sull’anima immortale e via discorrendo; ma, al fine di occuparsi di questi problemi senza paura di cadere in errore, la ragione deve spezzare le catene dell’esperienza.

Naturalmente resta ancora la domanda fondamentale da cui è necessario partire: come può la metafisica giustificare sé stessa in quanto scienza, come può legittimare i propri giudizi sintetici a priori? Né il dogmatismo né tantomeno il criticismo possono rappresentare le vie corrette da seguire. Orbene si deve aprire una terza strada tra le due, strada rappresentata dalla Critica della ragion pura.

Il trascendentale è l’apriori

Il soggetto ha un ruolo di primo pianto secondo Kant

Chiamo trascendentale ogni conoscenza che si occupa non di oggetti, ma del nostro modo di conoscenza degli oggetti in quanto questa deve essere possibile a priori¹.

Il modo di vedere di cui Kant si serve è detto trascendentale: trascendentale è quell’elemento apriori – si veda l’articolo precedente – che fonda la conoscenza oggettiva. Il trascendentale non prende avvio dall’esperienza, se così fosse sarebbe sinonimo di empirico, ma certamente si rapporta ad essa; il trascendentale è una forma, un metodo, per dir così, non un contenuto.

L’indagine gnoseologica si trasferisce dagli elementi conosciuti al soggetto conoscente che diventa il vero protagonista del discorso: questa è una delle tante geniali intuizioni del filosofo, la cosiddetta Rivoluzione copernicana. Non è più l’oggetto a determinare la conoscenza, il modo in cui il soggetto conosce, bensì esso deve ora modellarsi e rapportarsi al soggetto conoscente.

Il paragone con la Rivoluzione copernicana è quanto mai adatto: come per Copernico non era più la Terra al centro del sistema orbitale dei pianeti ma il Sole allo stesso modo non è più l’oggetto a trovarsi al centro del sistema della conoscenza umana ma il soggetto.

I principi della conoscenza sensibile

Nell’Estetica trascendentale, prima parte della Dottrina trascendentale degli elementi, che compone a propria volta il corpo principale della Critica, Kant ricerca i principi che rendono possibile la conoscenza sensibile. La sensibilità è una delle principali facoltà del soggetto, facoltà grazie alla quale sono possibili le sensazioni; l’intuizione è la forma di conoscenza della sensibilità.

L’intuizione è empirica quando vi è riferimento alla sensibilità e si parla dunque di fenomeno, oggetto dell’intuizione; esso è composto da materia e forma – e qui non può che venire in mente il grande Aristoteledove la materia è il contenuto della sensazione e la forma costituisce il modo in cui i dati sensibili sono uniti tra loro mediante determinati rapporti. Naturalmente è il soggetto che pone apriori questo collegamento.

Nel prossimo articolo ci si occuperà dell’intuizione pura e delle forme a propri della sensibilità, lo spazio e il tempo, analizzando questi due elementi nel discorso generale della gnoseologia kantiana.

Luigi Santoro

Bibliografia

  1. I. Kant, Critica della ragion pura, 2005, Laterza, Bari.

Fonti

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Fonte immagini media: I, II

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Luigi Santoro

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