In principio Elohim (Dio): il significato del termine nella Bibbia

Il termine Elohim (’elōhîm) è un vocabolo abbastanza frequente nella Bibbia ebraica, ricorre in totale 2602 volte, il che significa che si trova in media quasi ogni 10 versetti. Recentemente è scoppiato un vero e proprio caso attorno a questa parola. Secondo alcuni pseudo-studiosi, la Bibbia non parlerebbe mai di Dio, ma di entità soprannaturali che, senza esitare, vengono identificati come creature aliene, entrate nel passato in contatto con le civiltà antiche.

Elohim

Un plurale per Dio

Tutta la questione deriva dal fatto che il termine Elohim è la forma plurale di El, Dio, ed indica perciò gli dei, le divinità. Questo utilizzo classico del temine è attestato anche nella Bibbia per indicare gli dei pagani in contrapposizione al Dio d’Israele. 

El ed Elohim sono vocaboli semitici molto antichi, precedono l’ebraico della Bibbia, essendo attestati in ugaritico ed accadico. Sostenere che la Bibbia non parli di Dio ma di entità misteriose perché Elohim non indicherebbe mai Dio è un’affermazione insostenibile dal punto di vista filologico. L’ateismo è un fenomeno complesso e spesso può vantare solidi argomenti a suo favore, ma sicuramente non può appellarsi alla diatriba relativa a questo termine. A ben vedere, fra gli studiosi non c’è nessuna disputa su questo argomento: il caso Elohim è stato palesemente costruito ad hoc per motivi editoriali.

La filologia semitica o biblica è un ambito di studi quasi sconosciuto nel contesto accademico italiano. Qualsiasi studioso non sarebbe mai stato ingannato da una trovata così banale, ma il grande pubblico è ignaro di filologia. Affermare che la Bibbia sia priva di Dio, desta scalpore e curiosità, ovvero fa vendere decine di migliaia di copie col minimo sforzo.

Elohim
Il termine ebraico Elohim: notare il curioso particolare della vocale brevissima -e- rappresentata con i 5 puntini sotto la prima lettera a destra.

In principio Elohim creò il cielo e la terra

La Bibbia utilizza Elohim sia nel suo effettivo valore plurale, come detto sopra, indicando gli déi, sia in riferimento a Dio, in questo caso con valore singolare. Secondo alcuni studiosi, questo valore singolare della forma plurale, precede gli scritti biblici essendo attestato anche in ugaritico.

In ogni caso ritroviamo questo strano utilizzo del plurale come singolare anche in un dialetto arabo moderno, lingua che appartiene sempre al ceppo delle lingue semitiche[1]. Potremmo definire questo utilizzo grammaticale una sorta di plurale maiestatis, con le dovute cautele naturalmente, dato che in ebraico non esiste quello che noi definiamo come plurale maiestatis, ovvero il singolo che si esprime con la forma comune plurale, il noi.

Elohim è la terza parola della Bibbia ebraica che recita:

In principio Dio (Elohim nel testo ebraico)   creò il cielo e la terra[2].

Elohim: indicazioni per l’uso

Non è un caso se la terza parola della Bibbia è Elohim e se essa ricorre in Genesi molto frequentemente rispetto ad altri libri della Bibbia. La Bibbia ebraica utilizza vari appellativi per Dio, Elohim è quello più generico ed anonimo, se è comunemente tradotto come Dio, sarebbe più corretto tradurlo con ‘la Divinità’.

L’utilizzo del vocabolo Elohim per indicare il Dio creatore è strategico ed intenzionale. Coloro che vogliono ascrivere Elohim all’esoterismo, ignorano, volutamente o meno, l’evidentissimo piano letterario del Pentateuco, i primi 5 libri della Bibbia, conosciuti come la Torah.

Il libro dell’Esodo (il secondo della Bibbia dopo Genesi) al capitolo sesto, versetto secondo e terzo lo spiega esplicitamente[3]:

Dio (Elohim) parlò a Mosè e gli disse: «Io sono il Signore! (YHWH/Yahweh) Mi sono manifestato ad Abramo, a Isacco, a Giacobbe come Dio l’Onnipotente (El-Šaddāy), ma non ho fatto conoscere loro il mio nome di Signore (YHWH/Yahweh).

Il redattore del Pentateuco presenta la Rivelazione di Dio come progressiva: la Divinità creatrice è inizialmente anonima (Elohim) e resta ancora tale ai patriarchi presentandosi come (El-Šaddāy). Solo nella Rivelazione finale a Mosè sul Sinai, Dio rivelerà il suo nome di YHWH, vocalizzabile probabilmente come Yahweh.

La scelta di Elohim come Dio creatore è quindi una scelta dettata da ragioni letterarie, narrative e teologiche: se già il Dio creatore fosse stato YHWH, non ci sarebbe stato più nulla da rivelare.

elohim
La fantasia non ha limiti: Elohim diventa ora un misterioso pianeta, habitat di misteriose creature dallo stesso nome.

Alla luce di tutte queste ragioni diventa evidente l’assurdità di affermare che la Bibbia sia priva di Dio. Se aggiungiamo che gli Elohim verrebbero poi identificati da questi sedicenti studiosi come i fantomatici alieni che sarebbero entrati in contatto con le civiltà antiche, le ragioni dell’operazione diventano chiare. Dei libretti che negano l’esistenza di Dio nella Bibbia hanno ottime possibilità di essere venduti, ma se affermano anche che la Bibbia stessa ci parla degli alieni, allora queste possibilità come minimo raddoppiano.

Christian Sabbatini

Fonti

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Bibliografia

Bibbia CEI 2008

A. Rofé, Introduzione alla letteratura della Bibbia ebraica. I Pentateuco e libri storici, Paideia Editrice, Brescia 2011 (Introduzione allo studio della Bibbia. Supplementi, 48), 59.

L. Koehler-W. Baumgartner, The Hebrew and Aramaic Lexicon of the Old Testament, Brill, Boston 2001, 48-50. 52s.

Joüon P. – Muraoka T. , A Grammar of Biblical Hebrew, Gregorian & Biblical Press, Roma 2011, 469s.

[ 1] Lo sceicco di Ḥayel era chiamato con l’appellativo ‘gli sceicchi’.
[2] In questo e in molti altri riferimenti di Elohim, il verbo è coniugato al singolare e non al plurale: ‘In principio Elohim creò’ e non ‘crearono’. In altri passi il verbo è anch’esso al plurale, concordato con la forma Elohim quindi, naturalmente il contesto, termine di riferimento essenziale per l’ebraico biblico la cui grammatica è spesso approssimativa e difettiva, indica anche in quei passi la valenza singolare di Elohim.
[3] Ringrazio il biblista Jean-Louis Ska per questo riferimento e la sua spiegazione. Ringrazio oltre a Ska, anche i biblisti G. Borgonovo e F. Dalla Vecchia per la loro disponibilità ad espormi il loro punto di vista sul tema.