Orco, essere deforme discendente dagli Elfi

Nella cultura della fiaba e del folklore europeo, specialmente nella mitologia dei paesi nordici e nelle leggende norrene, l’orco (orc in lingua inglese, ogre in lingua tedesca) è una figura-mostro antropomorfo della famiglia dei giganti, essere talvolta crudele e “mangiatore di bambini”. Spesso descritto come una bestia o come un demone, è famoso l’orco del genere fantasy oppure della mitologia di J.R.R. Tolkien.

L’orco tra folclore e fiaba: dalla mitologia alla realtà

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L’orco nella mitologia norrena

L’orco del folclore italiano deriva quasi sicuramente dalla mitologia romana, mostro che mangia e divora uomini, re degli Inferi e padrone del cane Cerbero. Invece, l’orco connotato come essere dalla forma umanoide, appartiene alla razza degli elfi. Si racconta che l’orco discenderebbe da una progenie elfica diversa, che riporta mancanze fisiche a causa di sofferenze subite. Nascerebbero in questo modo le creature malvagie e forti, dall’aspetto talvolta riprovevole e amanti del buio. La mitologia nordica racconta ancora di come l’orco è in alcune culture considerato figura della notte, in quanto è fortemente sensibile alla luce solare.

Dalla corpulenza enorme e, di solito, dalla pelle verde scuro, l’orco è una creatura fisicamente alta e deforme nell’aspetto, dalle braccia lunghe e robuste, con la bocca larga e dotata di zanne. Gli occhi sono di colore rosso e tendenzialmente sono abituati a vedere nel buio. Gli orchi vivono nelle caverne o in luoghi solitari, poiché preferiscono la solitudine e una vita appartata, lontano dalla civiltà umana.

Visioni e interpretazioni eccessive sostengono che l’orco possiede una crudeltà innata, ferocia e forza che li porta a divorare uomini e bambini (in alcune leggende si parla di vero e proprio cannibalismo); essere antropofago, possiede, tuttavia, un’intelligenza e un ingegno pari a quelli dell’uomo: tali caratteristiche e abilità mentali lo aiutano nella costruzione di opere minerarie e nella lavorazione di metalli, per costruire armi e strumenti di tortura.

Spesso riuniti in comunità o gruppi, gli orchi vivono seguendo leggi e regole, definite tribali dai più antichi conoscitori della tematica. Belligeranti, furiosi e primitivi si organizzano in gerarchie sociali, in cui gli uomini combattono vicendevolmente, i più abili sopravvivono per accoppiarsi con le femmine, tenute segregate, e allevano i piccoli della famiglia.

Il linguaggio dell’orco è, secondo quanto si racconta nel sostrato popolare, un codice di comunicazione diversificato nella forma e nel significato, costituito da grugniti e fluenti espressioni gutturali, interpretati come ingiurie e bestemmie, frasi utilizzate per odio o per paura. Questi esseri bruti sviluppano in breve tempo un alto numero di dialetti, rendendo difficile la comunicazione fra i membri delle diverse tribù.
Gli orchi parlano, quindi, senza amore per la parola e il linguaggio, differenziandosi totalmente dall’atteggiamento degli Elfi, cultori della parola come alta forma di comunicazione ed espressione umana.

Le fiabe e l’orco tradizionale

Per quanto riguarda l’orco del mondo delle fiabe, è da sempre considerato un essere mostruoso e malvagio ma più simile all’uomo. Secondo alcune primitive interpretazioni, l’orco è associatolo all’uomo selvaggio.

In alcune varianti fiabesche, l’orco è in grado di mutare forma e di trasformasi; vive in palazzi o castelli arroccati, ma anche al limitare di zone paludose o in grotte sulle montagne. Considerato il guardiano di una principessa prigioniera oppure carceriere di bambini, l’orco insinua paura e terrore nelle storie raccontate ai piccini.

Probabilmente traendo spunto dalla tradizione italiana, basti pensare all’uerco de Lo cunto de li cunti di Giambattista Basile, Charles Perrault nel XVII secolo introdusse il topic dell’orco gigantesco, peloso, muscoloso e dalla barbara lunga, inaugurando la figura tradizionale del “grosso uomo” correlato ad atteggiamenti stupidi e superficiali, simbolo della “bestialità” del grosso mostro.

Orchi moderni e interpretazioni diverse

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Shrek, trasposizione cinematografica dell’orco moderno

Molti sono i personaggi delle fiabe, che pur non essendo esplicitamente definiti orchi, ne possiedono alcune caratteristiche; si considerino Mangiafuoco della celebre storia di Pinocchio e Barbalù.

Nella modernità un noto esempio di orco nella cinematografia del ventunesimo secolo è Shrek, personaggio animato che viene utilizzato per alterare molti elementi della tradizione fiabesca; alcune varianti della critica moderna hanno definito “uomo con sembianze da orco” anche il Gobbo di Notre Dame, probabilmente per le sue connotazioni fisiche e per il suo aspetto deforme. Di sicuro il Gobbo possiede un cuore benevolo e generoso, più degli uomini, e nel suo modo di essere ben si allontana dall’orco della mitologia europea. 

Valentina Labattaglia

Sitografia: 

https://giardinodellefate.wordpress.com/piccolo-popolo/orchi/

http://www.treccani.it/enciclopedia/orco_(Enciclopedia_dei_ragazzi)/