Il Discours du récit di Gérard Genette (1972): il narratore

L’analisi del racconto secondo i criteri individuati da Gérard Genette nel Discours du récit mette in luce il problema della percezione del narratore nel testo

Negli ultimi decenni le teorie relative alla nuova narratologia (termine coniato da Todorov nel 1969 e non ancora inserito in tutti i dizionari) sono state l’oggetto di un’attenzione critica sempre più rigorosa e appassionata; Gérard Genette (Parigi, 1930) è uno dei più influenti studiosi della forma del racconto e della sua variegata composizione.

Debitore nei confronti dello Strutturalismo, Genette si è dedicato ad una vasta ricerca volta ad identificare gli elementi di interpretazione del racconto, e dare una nuova veste alle formulazioni già esistenti. Fra le varie opere di cui è autore, ci soffermeremo su Discours du récit, pubblicato nel 1972 all’interno della più vasta Figure III, totalmente incentrata su alcuni elementi la cui individuazione Genette ritiene essenziali alla comprensione del racconto:

    • In primo luogo, il tempo: esso riguarda l’ordine di narrazione degli eventi in una storia, quante volte essi vengono ripresi nel testo, e quanto spazio viene effettivamente loro accordato in un’ottica di contrasto tra tempo della storia e tempo del racconto (distinzione a propria volta tratta da G. Müller, che parla di erzählte Zeit Erzählzeit).
    • La voce, che riguarda le teorie dell’enunciazione, ovvero i rapporti che intercorrono tra il narratore e il suo racconto, il livello del tessuto narrativo.
  • Infine il modo, ovvero la questione della percezione del narratore, la questione dell’informazione veicolata in base ai criteri della prospettiva e della distanza; è su quest’ultimo elemento che ci soffermeremo.

Discours du récit Gérard Genette

Prospettiva e distanza nell’ottica della percezione secondo Gérard Genette

Generalmente, l’informazione nel testo è veicolata da un canale, che fondamentalmente è la coscienza di un personaggio, che può dare all’informazione un certo tipo di orientamento. Quest’ultimo va sotto il nome di focalizzazione. Si parla di focalizzazione interna nel caso di un passaggio diretto per la coscienza del personaggio, di esterna quando il canale non appartiene specificamente ad uno di essi; infine il racconto raggiunge la focalizzazione zero qualora la massima attenzione è rivolta al racconto in sé, non privilegiando alcun punto di vista particolare in grado di “formattare” l’informazione. Fornirne più o meno informazione permetterà di avvicinarsi o allontanarsi dall’oggetto narrativo, rendendo più complessa la percezione del narratore.

L’abbondanza di dettagli di solito sfocia nella dimensione temporale: un racconto dettagliato implica una durata più dilatata, lenta, a causa delle descrizioni, o ancora, la presenza di alcuni piccoli dettagli spesso percepiti come afunzionali.

La percezione del narratore aumenta in ogni caso nel momento in cui il lettore avverte che la parola rappresentata da un particolare personaggio è rimpiazzata da quella del narratore.

Infine, a vari livelli il narratore può “dosare” la partecipazione di un personaggio nel narrato; Genette trae un esempio da Proust, da Un amour de Swann:

Pourtant il se doutait bien que ce qu’il regrettait ainsi, c’était un calme, une paix qui n’auraient pas été pour son amour une atmosphère favorable.

Si tratta, in questo caso, di una narrazione che, utilizzando elementi di coloritura come quello in grassetto, permette di avvicinarsi di più alla psiche del personaggio. Tuttavia non si può parlare, come sostiene B. McHale, di un monologo narrativizzato, in grado di trasporre un discorso mentale di un personaggio attraverso l’operato del narratore.

Le sfumature sono molteplici, i confini non sempre nitidi; ancora una volta è dimostrata la potenza della capacità narrativa nel saper rendere, plasmare, qualsiasi sfumatura di senso e significato, veicolando un’informazione via via sempre diversa, e sempre nel modo più efficace secondo le esigenze, mutando la percezione del lettore del senso globale del testo.

Daniele Laino

Bibliografia:
Genette G., Discours du récit, Paris, Seuil, 2007