Drago di Komodo, un bacio… Letale.

Il varano di Komodo (Varanus komodoensis, Ouwens, 1912 ), conosciuto anche come drago di Komodo o, dalle popolazioni indigene delle isole della Sonda, sotto il nome di “ buaya darat “ ( coccodrillo di terra ) rappresenta il più grande membro del sotto ordine Lacertilia, nonché il predatore all’apice della catena alimentare delle isole di Komodo, Rinca e Flores.

 

dimensioni drago di Komodo

Drago di Komodo: la nascita di un dinosauro

Lungo due metri, e dal peso di cento chili ( anche se sono stati documentati esemplari lunghi tre metri e pesanti

Giovane drago di Komodo su albero
Giovane esemplare di D. di Komodo, ben saldo anche su un tronco quasi liscio.

oltre centocinquanta chili ), il Drago di Komodo è l’indiscusso padrone delle sue isole. Tuttavia, la vita di un varano, non è sempre rose e fiori. Questi ultimi, solitamente, depongono le uova ( circa venti ) in nidi abbandonati da uccelli terricoli, a settembre, dopo l’accoppiamento avvenuto tra maggio ed aprile. Passati sette mesi di incubazione, durante i quali le uova vengono attentamente vigilate dalla madre, i piccoli rompono il guscio e si apprestano ad affrontare la prima dura sfida della loro vita. Il dieci per cento della dieta dei varani adulti è infatti composta… Da giovani varani. Questi ultimi, dunque, lunghi appena quaranta centimetri e pesanti non più di cento grammi, usufruiscono dei lunghi artigli per arrampicarsi sugli alberi, dove passeranno i primi tre anni della loro vita, nutrendosi di insetti, uccelli e piccoli rettili, fino al raggiungimento dei quindici – venti chili di peso.

Una volta tornati a terra, pesanti un quarto di un esemplare adulto, cercano di scampare all’attacco dei loro “ parenti “ rotolandosi nelle feci e nelle interiora delle prede, che spaziano dai maiali selvatici, ai cervi, sino ad arrivare ai bufali d’acqua.

 

I super-sensi

I varani, come molti altri rettili, sono dotati di un senso dell’olfatto estremamente sviluppato. Tuttavia, non in senso       “ tradizionale “. Benché provvisti di narici, infatti, le molecole olfattive, presenti nell’aria vengono captate dalla

squame drago di komodo
Particolare delle spesse e resistenti squame dei varani.

lingua, lunga fino a venti centimetri, e trasportate fino all’organo di Jacobson, che “ assaggia “ le particelle ed indirizza il rettile nella giusta direzione ( lo strano movimento “ serpeggiante “, tipico dei Komodo, è dovuto al tentativo di captare la maggior percentuale possibile di molecole odorose ). Sfruttando quest’organo i varani sono in grado di rintracciare una preda ad otto chilometri di distanza, od a seguire piste di sangue lasciate dalle prede. Altri sensi, come udito e vista, non sono altrettanto sviluppati, in particolare di notte, essendo scarsamente muniti di bastoncelli nella retina, i varani sono quasi ciechi. Posseggono invece, disposte al di sotto delle squame, placche sensoriali, organi del tatto, presenti in maggior misura nella zona della bocca e delle orecchie.

 

 Il morso più contagioso che esista

Nonostante la forza del morso del Drago di Komodo non sia molto maggiore di quella esercitata da un essere umano, i suoi attacchi sono assolutamente letali. Dotato infatti di denti più simili a quelli di uno squalo, a forma di uncino e seghettati, che a quelli di un coccodrillo, sono in grado di masticare ( differentemente dai membri dell’ordine crocodylia ) e strappare grossi pezzi dalle carogne, di cui abitualmente si nutrono, ingurgitando carne, ossa e peli, per rigurgitare poi il materiale non digerito. La vera arma letale di questi animali, risiede, tuttavia, nelle secrezioni salivari. Con circa ottanta tipi diversi di batteri patogeni estremamente virulenti la saliva dei varani è, di per sé, un arma batteriologica, in grado di provocare setticemia e shock. Come se non bastasse, sono velenosi. Posseggono infatti, posteriormente alle fauci, due ghiandole velenifere, in grado di produrre un secreto che induce la preda a condizioni di ipotermia ed arresto cardiaco. Nemmeno i grossi bufali hanno scampo. Basta un solo morso e, nell’arco di ventiquattro ore, l’animale muore. Ai varani, che accorrono numerosi attratti dall’odore della carcassa, non resta che stabilire una scala gerarchica e dividere la preda, per mangiare una quantità di cibo pari all’ottanta per cento del proprio peso corporeo.

 

Saliva drago di komodo
La copiosa secrezione salivare, ricca di patogeni, è ben evidente.

 

 Armati fino ai denti. Ed agli artigli.

 Quattro milioni di anni. Benché il Drago di Komodo sia stato scoperto dagli occidentali poco più di cento anni fa non ha subito grandi stravolgimenti evolutivi da circa quattro milioni di anni. Essendo l’unico predatore ad occupare la sua nicchia ecologica, è oggetto del fenomeno conosciuto come gigantismo insulare, inoltre, è semplicemente progettato per sopravvivere. E per uccidere. Squame spesse rinforzate da tessuto osseo lo rendono resistente praticamente a tutto, sessanta denti lunghi due centimetri e mezzo ed artigli lunghi cinque, poco più corti di quelli di un leone, lo rendono assolutamente letale. Un metabolismo estremamente lento gli consente di poter sopravvivere nutrendosi una volta al mese. C’è un solo animale che deve temere: un varano più grande. Gli scontri, che avvengono principalmente tra maschi dominanti per stabilirne il diritto all’accoppiamento, sono estremamente violenti, ritti sulle zampe posteriori, facendo uso della coda lunga oltre un metro come ulteriore sostegno, i maschi si sferzano con gli artigli e si mordono l’un l’altro. Come la maggior parte degli animali velenosi, per loro fortuna, sono immuni al proprio veleno, e gli scontri terminano solitamente con la resa di uno dei due contendenti che fugge o rimane immobile, in atto di sottomissione. 

artigli varano di komodo
Particolare dei cinque, affilati, artigli.

 

Partenogenesi: mentre i maschi combattono…

Nonostante la fecondazione interna, tramite uno dei due emipeni del maschio, sia largamente diffusa, recentemente si sono verificati, in alcuni zoo europei ed americani, episodi di partenogenesi, ovvero riproduzione non mediata da fecondazione. Si ritiene che casi estremi, come  la necessita di riprodursi in isole dove non sono presenti maschi, abbiano portato le femmine di Drago di Komodo, a sviluppare questo interessante metodo di riproduzione. Potendo contare su un sistema cromosomico ZW, diverso dal classico XY dei mammiferi, le femmine, che in questo caso presentano entrambi i tipi di cromosomi, producono cellule contenenti il cromosoma Z, che si evolvono in ZZ, dando origine a prole maschile, e cellule con cromosoma W, che non producono invece alcuna prole. In questo modo sono quindi in grado di generare dei figli maschi che, raggiunta l’età adulta, provvederanno a fecondare la femmina ( loro madre ), ricominciando il ciclo di fecondazione interna.

Il Drago di Komodo è dunque il più pesante animale in grado di riprodursi per partenogenesi.

 

schiusa drago di komodo
Schiusa di un uovo di varano.

 

Curiosità

Il sistema immunitario del Drago di Komodo, data la resistenza innata al veleno ed alla carica batterica dei draghi stessi, è ad oggi oggetto di studio nel tentativo di produrre antibiotici e farmaci per prevenire l’infarto.

Ruggero Amato