Delicata Civerra e Alfonso Mastrangelo: una storia molisana

La storia di un tragico amore

La leggenda di cui parliamo in questo articolo è un antico racconto della nostra penisola facente parte della tradizione molisana; una tragedia amorosa che, per diverse situazioni, risulta essere molto simile alla celebre storia d’amore fra Romeo e Giulietta. Ecco quindi per voi il racconto di un amore puro, eterno: la storia di Delicata Civerra e Alfonso Mastrangelo.

Delicata Civerra e Alfonso Mastrangelo

Delicata Civerra, graziosa fanciulla dagli occhi neri e i capelli bruni, nacque a Campobasso nell’estate o nella primavera del 1567. Ella, assieme alla sua famiglia, apparteneva alla Congregazione dei Crociati, una confraternita formata per lo più daDelicata Civerra artigiani e popolani. La loro sede fu stabilita all’interno delle mura della città di Campobasso, più in particolare nella chiesa di Santa Maria della Croce. All’epoca, però, poco lontano dalla città molisana, vi erano i Trinitari, uomini e donne di estrazione sociale più elevata a differenza dei Crociati e, soprattutto, acerrimi nemici di quest’ultimi

La vita della giovane Delicata Civerra presa una svolta inaspettata una domenica di marzo del 1587. Quel giorno di tanti secoli fa, la fanciulla del nostro racconto si trovava all’interno della chiesa di San Giorgo martire. Inaspettatamente, ella incontrò lo sguardo di un bel giovane del luogo, Alfonso Mastrangelo, rimasto anche lui profondamente colpito dai profondi occhi scuri della graziosa Delicata. Purtroppo, Alfonso apparteneva alla confraternita dei Trinitari che, come abbiamo già anticipato, non erano visti di buon occhio dalla congrega dei Crociati. Ma i due giovani, sebbene fossero a conoscenza del profondo odio che divideva da tempo le due congregazioni, sentivano di non poter fare a meno l’uno dell’altra. Si narra che Alfonso conoscesse a memoria tutti i versi d’amore del “Canzoniere” di Francesco Petrarca, ma anche dei poeti duecenteschi del Dolce stil novo, ciò lo rendeva agli occhi di Delicata un uomo sensibile e di gran cultura. Durante i loro fugaci incontri, il bel giovane dedicava alla amata i suoi versi d’amore preferiti, spesso interrotti da timidi, dolci baci.

La determinazione di una giovane donna

Civerra
La Torre Terzano

Un giorno, dopo aver finito di ricamare, Delicata uscì di nascosto per incontrarsi con Alfonso. Il padre della giovane, Andrea Civerra, decise però di seguirla, forse insospettito dai modi della figlia. Proprio nel momento in cui Alfonso stava per porgere un mazzo di fiori alla bella Delicata, ecco che il padre scoprì il segreto dei due innamorati. Colto dall’ira, Andrea Civerra prese la figlia per il braccio e la divise dal suo amato Alfonso. Per punire Delicata, il padre decise di rinchiuderla in una tetra ed umida torre, la Torre Terzano, adiacente alla chiesa romanica di San Bartolomeo Apostolo. Da quel giorno, la fragile e bella fanciulla visse le sue giornate in quella oscura prigione, lontana da Alfonso, ma, nonostante tutto, ancor più convinta del profondo sentimento che la univa al bel Trinitaro. L’unico conforto erano i ricordi e le visite di una sua intima amica d’infanzia, una certa Fiorella Siniballo o Sinibaldo. A causa però di forti sbalzi climatici all’interno della torre, la povera Delicata Civerra, si ammalò gravemente. Nunzio Civerra, lo zio di Delicata, parroco della chiesa di San Giorgio martire, cercò in tutti i modi di far ragionare il fratello per poter liberare la cara nipote. Ma Andrea Ceverra pose Delicata di fronte ad una scelta: prendere in sposo un Crociato oppure prendere il velo monastico. Ma Delicata, innamorata persa del suo Alfonso, con fierezza rifiutò le due proposte. Nel frattempo Alfonso, non riuscendo a sopportare tale situazione, dopo aver saputo che il Feudatario di Campobasso combatteva nelle Fiandre, offrì la sua spada al suo Signore e partì per la Francia. Intanto la salute di Delicata peggiorò ulteriormente.

L’arrivo di Padre Geronimo da Sorbo

La città di Campobasso era in pieno clima di guerra fra le due Confraternite, molti furono gli episodi di sangue che macchiarono la storia della città. Si giunse alla Quaresima del 1587. Nel capologuo molisano arrivò come portatore di pace Padre Geronimo da Sorbo. Fu proprio grazie a quest’ultimo che, dopo tanti anni di odio, le due Confraternite riuscirono a trovare un comune accordo, ponendo fine alla guerra. Nelle chiese di Campobasso vennero celebrati innumerevoli matrimoni fra giovani coppie delle due congreghe. La notizie giunse perfino alle orecchie della sfortunata Delicata Civerra, ormai prossima alla morte. La sera del 12 marzo 1587, Padre Geronimo, venuto a conoscenza della storia di Delicata e Alfonso, si recò immediatamente dalla fanciulla per darle conforto assieme a Fiorella, l’amica d’infanzia. Improvvisamente, nello stupore generale, arrivò Alfonso Mastrangelo, venuto anch’esso a conoscenza della pace fra le due congreghe. Vedendo la sua amata in quelle condizioni, si gettò singhiozzante ai piedi del letto e dopo aver preso la mano di Delicata le infilò un anello al dito, giurandole amore eterno. La ragazza gli sorrise e col cuore colmo di gioia spirò il suo ultimo respiro.

Sabato 13 marzo 1587, nella chiesa di San Giorgio martire, tutta la città di Campobasso, partecipò alle celebrazioni dei funerali di Delicata Civerra. Alfonso, dopo la cerimonia, partì per Roma, dove vestì l’abito francescano. Morì nel 1599.

Delicata Civerra
La statua di Delicata Civerra

Luna Scotti

Sitografia

http://www.centrostoricocb.it/pagine/leggende/legg%20delicata.htm