Zitella: la donna non “maretata”

Chi è la zitella ? Sappiamo benissimo che da secoli ormai si classifica con questo termine la donna non sposata, o come direbbero i napoletani, “non maretata”. Ma oggi come oggi, nel 2015, è “lecito” fare ancora questo tipo di classificazione ? Seppur si tratta di una connotazione linguistica, essa è pur sempre una connotazione (discriminante ?). Approfondiamo la questione.

Definizione di “zitella”

Il dizionario libero di Wikipedia, il “Wikizionario” definisce così la “zitella”:

zitella f (pl: zitelle)
donna che, senza essere monaca, o amante di qualcuno, o di liberi costumi, non sia mai stata sposata; ed abbia ormai passato l’età del matrimonio. Il termine fa riferimento ad un contesto culturale, più diffuso in passato che al presente, che vede nel matrimonio la naturale aspirazione della donna non monacata; e contiene l’idea di un fallimento esistenziale.

In questa definizione ci sono due concetti chiave: il superamento dell’età da marito e il fallimento esistenziale che si deve al mancato matrimonio.

zitella
La donna è solo moglie e madre?

Riflettendo su tali argomentazioni, ci accorgiamo di come i fondamenti del termine, in una società che dovrebbe essere oramai evoluta, siano del tutto infondati (si perdoni il gioco di parole). La prima motivazione sta nella vacuità del concetto di “superamento dell’età da marito” : oggi come oggi c’è ancora un’età per sposarsi ? Bisogna abituarsi all’idea che non siamo più in un contesto patriarcale che esigeva la formazione di una famiglia entro la soglia dei 25 anni, per cui la donna aveva come solo e unico scopo nella vita quello di fare la moglie e la madre. In tempi odierni, la maggioranza delle donne decide di realizzarsi prima nello studio e nel lavoro, posponendo il matrimonio (spesso molto dopo il compimento dei 30 anni). Questo vuol dire che oggi si vive in una società di “zitelle” ? Il secondo punto si rifà invece alla questione del fallimento esistenziale. Ancora oggi, purtroppo, una ragazza che non è riuscita a trovare la persona giusta entro i 40 anni, abbandona il progetto di sposarsi e si sente una fallita. Anche se la società sembra “compatirla”, in realtà la condanna esattamente a sentirsi una fallita, perché le rinfaccia ciò che, senza un marito, non può avere (come un figlio, ad esempio). Ma è giusto mantenere ancora questo retaggio culturale ? È giusto etichettare una donna (nel suo senso più pieno e meraviglioso del termine) in base alle sue scelte sentimentali ? Lasciamo che siate voi lettori a dare una risposta.

Le connotazioni negative della “zitella”

Interpellando il dizionario Treccani, si può leggere quanto segue:

zitella /tsi’tɛl:a/ o /dzi’tɛl:a/ s. f. [da zitello]. – 1. [donna che non ha ancora contratto matrimonio, spesso un po’ avanti negli anni: è ancora z.] ≈ nubile, ragazza, signorina, single, (ant.) zita. ↑ (spreg.) zitellona. ↔ coniugata, maritata, signora, sposata. 2. (estens.) [donna dal comportamento scontroso e insopportabile] ≈ ‖ arpia, bisbetica, isterica, strega. ◉ La voce zitella nel sign. 1 è oggi sentita come offensiva e viene usata solo con valore spreg. Al suo posto si usa di solito la voce single.

Da questa descrizione possiamo evincere le connotazioni negative che ,nei fatti, la società dà a una donna non sposata…la tanto temuta zitella.

zitellaCome si può leggere, si crede che una donna, solo perché non sposata, debba essere acida, scontrosa, isterica o addirittura “strega” e “arpia”. Questo dimostra che è la società che vuole vedere nella donna, a cui “manca il marito”, una sorta di “menomata” che sfoga sugli altri le proprie mancanze.

Nell’ambito della napoletanità, esistono molti proverbi che tendono a etichettare la donna:

‘A femmena ‘a la casa a faticàre, vale tant’oro quanto sta a pesare. La donna casalinga vale tanto oro quanto pesa.

‘A femmena bella s’appretènde, e ‘a brutta se marita. La donna bella si fa pretendere mentre la brutta trova marito.

‘A femmena è comm’ ‘o mellòne: ogne ciènte, una. La donna è come l’anguria: su cento ne esce una buona.

‘A femmena nun se sposa ‘o ciuccio, pecché tène ‘a paùra ca le rompe ‘e lenzòle. La donna non sposa l’asino perché teme che le strappi le lenzuola.

‘A prena s’abbnitìsce e ‘a zetèlla se scemunìsce. La donna incinta si imbruttisce e la zitella diventa acida.

Bizzòche e spìngule ‘nganne: marito quanno? marito quanno? Vogliono far credere che pregano Dio, invece…

Duòrme zetèlla, ca ‘a sciorta veglia. Campa cavallo che l’erba cresce…

‘O spasso d’ ‘e zzetèlle so’ ‘e capìlle. Le ragazze che non hanno marito perdono ore ed ore a pettinarsi.

Tutt’ ‘e peccate murtale sò ffemmene. Avarizia, accìdia, gola, invidia, ira, lussuria e superbia, sono i sette peccati mortali, tutti al femminile.

Come si può notare, molti di questi proverbi sono spregiativi nei confronti delle donne, ma in modo particolare nei confronti delle donne nubili che vengono viste come se fossero alla ricerca continua di un uomo e che inoltre spesso sono considerate delle “poco di buono” o delle “ragazze facili” perché, nella mentalità comune, non hanno “saputo acquistare” l’amore di un solo uomo. E come al solito il tutto si delega a un’incapacità della donna, e mai all’incapacità degli uomini (che è quello sui cui molte donne dovrebbero riflettere). E così, spesso, la donna tende a incolparsi e quella mancanza che la società le attribuisce le arriva a sentire davvero.

Accenno a un’opera teatrale napoletana

Si accenna, qui di seguito, a un passo tratto da un’opera teatrale napoletana (Napoli di Carnovale: opera giocosa in tre atti):

Can. [dal suo posto)

La zitella a cui manca amore
È qual nave senza le vele,
È qual favo vuoto di mele,
È qual rosa priva d’odore
La zitella , cui manca amore !

TUTTE {lavorando e martellando)

L’ago, onde cuce amor,
È lesina sottil –
Punge ogni cor gentil –
Nè desta mai dolor –
Oh ! senz’ amor la vita ,
È landa isterilita !

Ros. [dal suo posto)

La zitella che non ha amante
È un giardino senz’ alcun frutto:
È un terreno magro ed asciutto,
Che non reca né fior né piante
La zitella, che non ha amante.

TUTTE [lavorando e martellando)

L’ ago onde cuce amor
È lesina ecc. ecc.

Ipp. [alzandosi col lavoro in mano)

La zitella no… no…, le donne
Che non hanno boccon di sposo,
Sono piume nel ciel ventoso,
Sono case senza colonne
Se un marito non han le donne !

Questa è un’opera giocosa, ma il senso delle parole ha una pregnanza molto forte.

Il senso del termine “zitella”

zitella
Siate libere!

Si è già detto, nel primo paragrafo dell’articolo, che i fondamenti del termine “zitella” sono assolutamente vacui. Dal punto di vista sociale e morale, essi non dovrebbero (non devono!) avere più significanza. Allora ha senso usare, ancora oggi, questo termine? Le nostre riflessioni ci inducono a prendere in considerazione l’idea di abbandonare l’uso linguistico della parola. Anche se siamo italiani, forse converrebbe usare la parola inglese “single”, per indicare chi ha deciso di non sposarsi ( e valido, tra l’altro, senza distinzioni, sia per le donne che per gli uomini). Oppure, se si vuole mantenere viva la lingua italiana, si potrebbe optare semplicemente la parola “libero/a”, perché ciò su cui si discute è questo: sulla libertà di decidere della propria vita, senza essere etichettati e classificati dalla “società”.

Siate liberi/e.

Raffaela De Vivo

Bibliografia:

De Giosi, Niccola. Napoli di Carnovale. Opera giocosa in tre atti. Napoli, 1860.

Sitografia:

http://www.blogantropo.it/forum/viewtopic.php?proverbi-napoletani-sulla-donna-femmena&t=3310

https://it.wiktionary.org/wiki/zitella

http://www.treccani.it/vocabolario/zitella_(Sinonimi-e-Contrari)/