La censura: da Michael Jackson a Lady Gaga

La censura nel mondo

Da che mondo è mondo chi ha il potere tra le mani ha sempre preferito filtrare e scegliere le informazioni da  far passare alla massa. La principale, e più eclatante, dimostrazione di questa pratica è la censura. L’eliminazione di una determinata notizia, la cancellazione di immagini ritenute scomode, scene tagliate nei film, testi di canzoni dimezzati per l’uso ritenuto improprio dei contenuti… Di episodi simili se ne trovano a centinaia e, nonostante prima fosse più palese, oggigiorno la censura esercita comunque un ruolo fondamentale nella diffusione di un qualsiasi contenuto. Si potrebbe pensare che ormai nel ventunesimo secolo questa pratica sia obsoleta, contraria ai principi di libertà di espressione degli individui che, attraverso un qualsiasi mezzo, divulgano un pensiero o una semplice informazione: invece ce ne si serve ancora senza limiti.

Questo fenomeno ha toccato moltissimi artisti nel mondo della musica, chi per contenuti ritenuti politicamente scorretti, chi magari per espliciti riferimenti sessuali. Una cosa è certa e va detta: non tutti hanno il buon gusto di riservare certi gesti un po’ più spinti e di cattivo gusto per il privato, anche se resta il fatto che se ne dicono talmente tante ormai che privare una qualsiasi persona, di qualsiasi razza o etnia, di esprimersi nel modo che questi ritiene opportuno è l’errore più grande che si possa commettere, non perché le persone non sbaglino – è ovvio che non sia così – semplicemente perché il confronto di idee è costruttivo e necessario.

Censura

Michael Jackson nel mirino della censura

Per quanto riguarda la musica pop un episodio clamoroso fu quello che riguardò Michael Jackson per il suo video ‘Black or White‘, canzone-denuncia del problema del razzismo. Non furono questi però i motivi che portarono alla censura: negli ultimi 4′ del video del singolo Jackson dà una forte dimostrazione di violenza, rompendo vetrine ed automobili. Il governo decise dunque di non rendere pubblici questi ultimi contenuti del video perché ritenuti una palese istigazione alla violenza ed alla ribellione.

Ovviamente ci si potrebbe fermare ai fatti, si potrebbe dire «Michael Jackson era un violento, ha sbagliato ed ha pagato» oppure si potrebbero analizzare meglio i retroscena: nel 1992, un anno dopo l’uscita del singolo, in tutti gli Stati Uniti ed in modo particolare nella città di Los Angeles, erano scoppiate svariate ribellioni dei neri che vedevano negati giorno dopo giorno i propri diritti civili a causa degli agenti locali che abusavano del proprio potere, alimentando il razzismo. Il video di Jako fu accusato di aver fatto scoppiare proprio una di queste rivolte, quando in realtà la motivazione dell’insurrezione in questione era legata al fatto che un agente avesse fatto del male ad un ragazzo di colore senza alcun motivo valido.

Il governo quindi, che a quel punto era indebolito e messo alle strette dalle rivolte, per plasmare il pensiero dei cittadini e tranquillizzarli, aveva reso Jackson il capro espiatorio di un problema statale, rendendo una loro mancanza una presa di posizione da parte del cantante; insomma, un gran bel modo di rigirare la frittata.

È toccato anche a Lady Gaga

L’episodio di cui il re del pop fu protagonista accadde più di venti anni fa ma la censura continua a colpire: a due decenni di distanza il mondo del pop vede nuovamente una delle sue più grandi esponenti, Lady Gaga, oggetto di censura.

Questa volta si tratta del video ‘Do what you want‘ che non è mai stato reso pubblico perché ritenuto troppo volgare e spinto, e pare che in più giustificasse lo stupro. Diciamo che la nostra Gaga non è mai stata particolarmente famosa per la sua ostentazione di sobrietà, ammettiamo anche che spesso e volentieri non si fa problemi a spingersi un po’ oltre con i gesti e le provocazioni che richiamano alla sessualità ma diciamo anche che di cose oscene, tralasciando i video musicali, se ne vedono ogni giorno e nessuno si preoccupa di censurarle.

Lady Gaga censura
Insomma, senza dilungarsi più del necessario, è comprensibile che alcune cose possano sembrare disgustose, macabre, offensive e chi più ne ha più ne metta. Siamo persone e siamo impressionabili: ma, ripeto, siamo persone e come tali siamo diverse, abbiamo idee, opinioni, ideali che non coincidono sempre e non possiamo andare avanti solo per comodità; ce ne sono a migliaia di video che immortalano scene violente eppure quello di Jackson, nel 1992, con la situazione che stava vivendo in quel momento il paese, è stato censurato e gli altri no.

Di riferimenti sessuali ce ne sono a bizzeffe, e non serve nemmeno citare video musicali visto che basta andare sulle reti televisive nazionali per confermare questa tesi. Il panorama che si cela dietro un determinato avvenimento è importantissimo: in molti hanno paura della verità, delle provocazioni, dei cambiamenti e cercano in tutti i modi di ostacolare tutto ciò che è ritenuto pericoloso e fuori dagli schemi. Il video del Re del Pop, se fosse stato pubblicato qualche anno dopo, probabilmente non sarebbe stato censurato. E chissà, magari tra una decina d’anni sarà finalmente possibile vedere il clamoroso video di Lady Gaga e alla fine qualcuno forse dirà che «Non era poi così spinto». I fattori esterni influenzano moltissimo perché se in questi anni il problema dello stupro e la sensibilizzazione contro questo tipo di violenza non fosse così forte (cosa assolutamente giusta e necessaria) magari questa presunta provocazione di Gaga non sarebbe state nemmeno notata. Il problema però è che spesso ci si concentra su cose piccole ed insignificanti, senza però concentrarsi sul fatto in sé.

La censura esiste, è sempre esistita ed esisterà, si farà sempre l’impossibile per far passare al pubblico solo determinate informazioni ma dovremmo tutti sviluppare la capacità di aggirare questi sotterfugi, che hanno lo scopo di eliminare il giudizio critico dalla mente delle persone, ed essere capaci di estrarre il buono dove c’è del buono ed il cattivo dove c’è del cattivo, senza aver paura di scoprire dove si trovi realmente la verità.

Daniela Diodato