Ambiente terrestre

Migrazioni: anche gli animali devono cambiare!

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Nel periodo estivo e invernale si ha la necessità di spostarsi in luoghi in cui si possa meglio vivere e con condizioni ambientali favorevoli. Questo è lo stesso motivo che spinge alcune specie di animale a compiere grandi migrazioni nel mondo. Esaminiamone alcune fra le più grandi.

La Sterna, regina indiscussa delle migrazioni

Le sterne si riuniscono nelle zone artiche per nidificare

La Sterna Codalunga (Sterna paradisea) è un piccolo uccello del peso di appena 150 gr che nella sua vita si ritroverà a compiere ben 3 volte la lunghezza della Terra durante la sua migrazione. Difatti questi uccellini partendo dalle zone artiche intorno ad agosto settembre per raggiungere l’Antardide. Nel viaggio d’andata l’animale, comprendendo pause e brevi tratti a terra per rifocillarsi nelle zone delle Azzorre, compie ben 330 chilometri al giorno. Il viaggio di ritorno invece, compiuto l’anno successivo, conta circa 550 chilometri macinati in una giornata, dirigendosi prima verso l’Africa, poi verso i Caraibi e poi verso le zone di nidificazione artiche.

 

Africa: migrazioni a gran rischio

Se gli uccell sono famosi in tutto il mondo per le loro abilità migratorie intorno al mondo, anche i mammiferi sono capaci di compiere grandissime migrazioni. La più spettacolare e conosciuta è la migrazione dei grandi ungulati africani. 1,7 milioni di gnu e 2 milioni di zebre ogni anno, al passaggio dalla stagione secca alla stagione umida, si spostano da una parte all’altra dell’Africa per potersi nutrire e abbeverare. Le loro migrazioni sono spesso piene di rischi e pericoli in quanto oltre alla fatica, al calore e al paesaggio aspro e duro, ci sono anche i predatori che seguendo le loro prede si spostano da una parte all’altra dell’Africa. Il vero pericolo non è costituito però da leoni, ghepardi e leopardi, piuttosto da degli antichi mostri che aspettano i migranti vicino ai corsi dei fiumi che devono guadare: i coccodrilli del Nilo. Questi antichi predatori aspettano con grande fame l’arrivo dele mandrie poichè costituiscono il loro principale alimento annuo, al di fuori di piccoli pesci e uccelli. Tali predatori per quanto spietati possano essere considerati, sono necessari per le mandrie in quanto eliminano i soggetti più deboli o malati che non riescono a guadare il fiume in fretta, permettendo la selezione naturale. Altri aiutanti per la conservazione della specie degli animali migranti sono gli altri predatori (iene e leoni in particolare) che, osservando la scena del guado, aspettano le loro prede sulle sponde del fiume per poi colpire i soggetti più stanchi e debilitati.

Salmoni: una migrazione per la vita

Spesso i salmoni saltano direttamente nella bocca degli orsi

I Salmoni reali (Oncorhynchus tshawitscha) sono dei veri e propri stacanovisti delle migrazioni, compiendone due nell’arco della propria vita. Nati nei fiumi, i piccoli salmoni all’età di tre mesi raggiungono il mare per poter crescere e prepararsi alla riproduzione. Una volta raggiunta l’età adulta sentono l’istinto di riprodursi e pertanto risalgono le acque fluviali dei fiumi natii, l’unico luogo in cui le loro larve possono svilupparsi. Grazie all’orientamento essi trovano la strada per il fiume natio e da lì inizia la loro epica avventura. Essi infatti smettono di nutrirsi, cambiano morfologia e impiegano le loro forze solo per risalire le acque del fiume e per riprodursi. Il loro cammino è ricco di asperità e problemi. La prima difficoltà sta nel risalire la corrente del fiume. Ad esempio i salmoni del fiume Yukon in America devono risalire circa 2000 chilometri, vincendo le rapide e le cascate grazie alla loro muscolatura sviluppata. Ma l’ostacolo più grande che i salmoni incontrano sulla loro via è la presenza di orsi sul loro cammino. Essi difatti conoscono il periodo in cui i pesci effettuano la migrazione e si appostano lungo i corsi d’acqua per nutrirsi di queste facili prede. I salmoni che finiscono vittime degli orsi però non sprecano la loro vita in quanto, in alcune zone come nell’isola di Vancouver, i loro corpi abbandonati nella foresta dai grossi plantigradi vengono decomposti, dando un non indifferente apporto di Carbonio e Azoto all’ambiente.

Sebbene queste specie compino alcune fra le più grandi migrazioni del globo, la più importante fu quella dell’uomo che ha permesso alla specie umana di colonizzare tutta la superficie della Terra abitabile.

Stefano Capodanno

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Stefano Capodanno

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