Russia e mondo slavo

Il massacro di Bleiburg in Jugoslavia: la storia

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Con la fine della Seconda Guerra Mondiale in Jugoslavia la lotta tra Serbi e Croati ha dato vita a vari episodi di violenza, come il massacro di Bleiburg.

Il massacro di Bleiburg: un’introduzione

Le fasi conclusive del secondo conflitto mondiale sono state le pagine più sanguinose e violente del ‘900. Ad affiancare il conflitto principale tra Alleati (U.S.A. , Gran Bretagna e Russia) e forze dell’Asse (Germania, Italia e Giappone) nell’Europa del ’45, c’era anche una serie di piccole “guerre nella guerra” dentro gli stati europei e che si consumavano tra persone della stessa nazionalità, in contrasto per motivi politici, ideologici ed etnici.

La più dura di queste “guerre nella guerra” è stata vissuta dalla Jugoslavia, anche a causa del sentimento di vendetta da parte di chi aveva subito la violenza tedesca e dei suoi collaboratori.

Lì infatti, una volta conclusasi la guerra, ne è iniziata una interna ancora più forte e dove diverse fazioni, per motivi etnicopolitici, hanno dato vita a tragedie come quello noto con il nome di “Massacro di Bleiburg”. Ma torniamo alle origini di questo stato per capire il perché.

Come nacque la Jugoslavia

La Jugoslavia nasce nel 1918 dalle rovine delle tre ex grandi potenze dell’800: l’ Impero Austro- Ungarico, la Russia e l’Impero Ottomano. Tutte e tre le potenze controllavano vasti territori abitati da uomini e donne di diversa lingua, cultura e religione. Una volta conclusa la Prima Guerra Mondiale e la fase dei Grandi  Imperi, tutti i territori che affacciavano nell’area nord dell’Adriatico furono unificati in un solo stato: la Jugoslavia.

Al suo interno c’erano Sloveni, Croati, Serbi, Bosniaci, Slovacchi, Italiani, Tedeschi, Ebrei, musulmani ed altre minoranze etniche. I conflitti tra questi gruppi divennero più forti nel corso della Seconda Guerra Mondiale, soprattutto quando le forze dell’Asse iniziarono ad usare le lotte etniche per reclutare collaboratori da affiancare nel loro piano espansionistico e di pulizia etnica.

In Jugoslavia si crearono, fra i tanti in conflitto, due gruppi etnico – politici rivali “principali” in lotta per il controllo del territorio. Il primo era quello dell’ Ustascia, un gruppo politico di estrema destra insediato dagli italiani come “governo fantoccio” del Nuovo Stato Indipendente di Croazia e composto da collaborazionisti Croati, che furono responsabili di molte atrocità soprattutto ai danni dei serbi per motivi etnici; il secondo era il gruppo dei Partigiani Comunisti, composto da esponenti di estrema sinistra che volevano uno stato sul modello dell’Unione Sovietica e che era composto principalmente da serbi desiderosi di vendicarsi sui croati dell’ Ustascia.

La ritirata italo – tedesca e il massacro di Bleiburg .

Nell’ Aprile del ’45 la Germania era prossima alla sconfitta definitiva da parte delle forze Alleate. Questo comportò un’epica ritirata delle truppe tedesche un po’ in tutti gli stati occupati da Hitler, ma soprattutto dall’ Est Europa dove essere presi dalle truppe Russe significava sicuramente morire o essere spediti ai lavori forzati, una sorte molto più dura rispetto a quella dei soldati prigionieri di Inglesi e Statunitensi.

In Jugoslavia il terrore dei tedeschi era quello cadere nelle mani dei partigiani comunisti controllati da Tito. Fu così che una moltitudine di migliaia di soldati tedeschi, italiani, croati e collaboratori delle forze dell’ Ustascia fuggì verso il confine con l’Austria ed 15 Maggio 1945 raggiunsero Bleiburg, una piccola città austriaca, per arrendersi agli inglesi e salvarsi.

Soldati in fuga giunti a Bleiburg

Ma i Britannici rifiutarono di accettare la loro resa perché la politica degli Alleati stabilì che ogni soldato doveva arrendersi contro chi stava combattendo e quindi, in questo caso, ai partigiani di Tito. Molti considerarono la decisione dei Britannici di non accettare la resa di questi soldati come una violazione della Convenzione di Ginevra che stabiliva la protezione per i prigionieri di guerra. Ma il risultato fu che, una volta giunti sul posto, i partigiani presero tutti i soldati scacciati dai Britannici, circa  175.000 persone e li fecero marciare, questa volta verso la Jugoslavia, per 65 Km.

Pochi sopravvissero a questo massacro perché i soldati furono smistati: i Tedeschi e i soldati croati dell’ Ustascia furono portati nelle ex trincee tedesche e fucilati, altri morirono durante il tragitto perché derubati o per vendetta di chi aveva subito la guerra, altri vennero portati nei boschi o nelle cavità carsiche per essere fucilati e buttati al loro interno, alcuni si salvarono fingendosi morti. Altri, invece, furono portati nei luoghi di prigionia sparsi per la regione.

I motivi dei massacri erano sia politici con il fine di instaurare un governo di estrema sinistra, ed il secondo, il più importante, era etnico per la dura lotta tra Serbi e Croati che troverà uno stop solo con il progetto di Tito di uno stato che doveva unire popoli diversi uniti però dall’ideologia Comunista ed, in seguito, con la frammentazione negli anni ’90 della oramai Ex-Jugoslavia in tanti diversi stati.

Monumento in ricordo della Tragedia di Bleiburg

Fonte:

Keith Lowe, Il Continente selvaggio, Laterza Editori

Claudia Cepollaro

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Redazione

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