Notte stellata di Vincent Van Gogh: l’analisi

Notte Stellata è uno dei capolavori di Vincent Van Gogh. Artista di origine olandese, figlio di un pastore protestante, ebbe una crisi religiosa ed è  proprio durante questo periodo che si avvicinò al mondo della pittura.

notte stellata
Autoritratto

Era un uomo molto tormentato tanto da trascorrere molti anni della sua vita rinchiuso in ospedali psichiatrici; da questo si capisce anche perché la sua produzione artistica sia ricca di autoritratti. In dieci anni Van Gogh realizzò 850 opere probabilmente per via di un’ urgenza interiore di esprimersi, obbedendo al sentimento più che alla ragione.

Notte stellata: l’opera

L’opera Notte stellata è un olio su tela (73x 92 cm) realizzato nel 1890 ed attualmente esposto al Museum of Modern Art (MoMA) di New York. Osservando il dipinto saltano immediatamente agli occhi alcune particolarità.

In primo luogo si nota che la maggior parte della superficie della tela è occupata dal cielo. Esso ne occupa i 2/3 ed è caratterizzato da un movimento fortemente ondoso. Le sagome sono ridotte a puri contorni e i colori della tavolozza ridotti ai primari blu e giallo. Due sono gli elementi che spiccano all’interno del cielo ossia la luna, che Van Gogh trasforma in una falce che prende quasi l’aspetto di un sole, e quel movimento ondoso che si pone al centro del dipinto. Questo cielo così dinamico e vitale va poi a scontrarsi con la parte inferiore del dipinto, occupata dalla tranquillità di un paesaggio ordinato e silenzioso. Van Gogh dipinge questa cittadina, probabilmente ispirandosi a quei paesi tipici della sua terra di origine, l’Olanda.

La forte padronanza di azzurro nell’opera è da ricondurre, in primis, alla rappresentazione dei colori tipici del paesaggio notturno, ma anche alla sensazione di pathos che questo colore è in grado di trasmettere soprattutto se abbinato a dei gialli e bianchi molto contrastanti che vanno ad accentuare questa sensazione.

La corposità e l’aspetto materico del colore in senso fisico

In quest’opera tutti i volumi vengono assorbiti. La tridimensionalità viene abolita. L’artista dà molto spazio a pennellate molto corpose e ricche di materia. La forzatura cromatica e l’uso della deformazione che nei suoi dipinti erano cominciati come espedienti intellettualistici, via via si risolvono in un mezzo espressivo di grande immediatezza: l’ansia di comunicare il proprio mondo interiore e l’intensa inquietudine che tormenta la sua esistenza trovano nella pittura uno straordinario veicolo espressivo.

Infine, sulla sinistra, un cipresso, unico elemento che sovrasta interamente il quadro: esso non solo serve a creare un equilibrio con le colline sulla destra, ma sembra creare quasi un sipario davanti l’opera. Alcuni studiosi e storici dell’arte hanno identificato il cipresso come la rappresentazione dell’artista nell’opera, quasi come se ne volesse prendere parte.

Anna Cuomo

Bibliografia

Picone M., Il Postimpressionismo: il Neoimpressionismo e la diffusione europea del Simbolismo, in Scrimieri R., L’arte e la storia dell’arte, L’Ottocento, Minerva Italica, 2002