Uno, Intelletto e Anima secondo Plotino

Buonasera cari amici e bentornati; ricordate dov’eravamo rimasti? Avevamo finito di parlare dell’irradiazione, processo tramite il quale l’Uno produce ciò che esiste; adesso parleremo dell’Intelletto, dell’Anima, del male… insomma, metteremo un po’ di carne a cuocere. Spero abbiate appetito.

Dall’Uno procede l’Intelletto e, da esso, l’Anima

Uno
Robert Fludd rappresenta l’Uno come il sole. Molto fiero di sé, questo Uno

Dall’Uno, che è prima ipostasicome detto nello scorso articolo – procede l’Intelletto che è la seconda ipostasi; questo Intelletto ha delle caratteristiche molto particolari in quanto pensa sé stesso ed è, allo stesso tempo, oggetto del proprio pensiero. No, non sono impazzito: l’attività del pensiero richiede che si sdoppi il soggetto; quest’ultimo si rende oggetto del proprio pensiero. L’Intelletto va a configurarsi come intelletto-intellegibile e riunisce in sé sia l’atto puro di matrice aristotelica sia le idee platoniche; da questo Intelletto si origina l’Anima che partecipa alla vita dell’Intelletto e dell’Uno ma si fa, al contempo, materia e cioè mondo e corpo.

Plotino forse sarebbe restio a parlarne, ma ha un grande debito con la teologia cristiana perché “(…)  il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi (…)”; notate delle somiglianze tra l’Anima e il Verbo di cui ci parla il Vangelo? L’Anima, per Plotino, sta a metà tra mondo sensibile e mondo intellegibile in quanto da un lato si rivolge all’Intelletto partecipando appunto all’esistenza dell’Uno, dall’altro essa produce, perché è Anima del mondo, tutta la materia di cui è composto l’universo; infine, l’anima è anche presente nei singoli corpi viventi ed è quindi individuale.

Materia, male, tempo

Procediamo con ordine: innanzitutto, è bene specificare che la materia è l’ultimo risultato dell’irradiazione dell’Uno ed è mancanza e privazione di bene ma non per questo è il male; infatti, il male sta nella rinuncia dell’anima a percorrere quella strada che la riconduce all’Uno e, in quanto tale, è frutto di una scelta. Un tale, di nome Agostino – forse lo conoscete – trarrà proprio da questa tesi plotiniana la sua teoria dell’inesistenza del male; ma andiamo avanti.

Se dunque la materia è l’ultimo effetto del processo attuato dall’Uno allora non è l’anima a risiedere nei copri ma viceversa; leggiamo le parole di Potino:

Uno
Agostino, molto grato a Plotino. Parleremo anche di lui

il corpo è avvolto e circondato dall’anima (…) coloro che ripongono l’essere nei corpi fa come chi sogna (…) quella vera resurrezione che è dal corpo e non col corpo, poiché risorgere con un corpo equivale a cadere da un sonno ad un altro (…) i quali [i corpi, NdR] sono radicalmente contrari all’anima: onde spingono la contrarietà fino alle radici dell’essere.

Si comprende tutto il disgusto di Plotino per la tesi della resurrezione dei corpi che non hanno realtà sostanziale; si risorge “dal” corpo, l’Anima deve ritornare all’Uno, come vedremo tra breve.

Il tempo, che, come male, materia e corpi, non ha realtà sostanziale, altro non è che il lavoro dell’anima; essa crea il mondo attraverso il tempo ma tutto questo avviene sempre all’interno dell’eternità stessa dell’Uno. Seguitemi bene adesso. Il mondo è co-eterno all’Uno perché le tre ipostasi non sono in successione cronologica – temporale – ma logica; il tempo, che è la dimensione dell’Anima del mondo, non può opporsi all’eternità da cui, di fatto, deriva ma rappresenta il desiderio di ritornare proprio all’Uno. Giunti, infatti, all’uomo dall’Uno, è necessario che l’anima ritorni all’Uno; e l’Anima potrà farcela solo guardando in sé stessa.

Il ritorno del figliol prodigo

Per l’anima vivere tra le cose terrene è un “crollo“, per usare le parole dello stesso Plotino, in quanto:

l’Uno (…) non aspira a noi, noi sì aspiriamo a Lui (…) già il semplice esserne lontani significa esistere in uno stato di minorità. (…) Inoltre la vita vera è solo lassù; poiché la vita dell’oggi, ch’è vita senza Dio, è solo un’orma di vita (…) perché la vita di lassù è forza operante dell’Intelletto.

Chiediamoci ora come faccia a realizzarsi questo ricongiungimento con l’Uno: per arrivare all’Uno bisogna praticare la virtù, contemplare la bellezza e studiare la filosofia.

Uno
Zeus, una delle guide secondo Plotino
  • La virtù è la liberazione dalla corporeità;
  • contemplando la bellezza si può osservare l’Uno che si manifesta nell’armonia universale;
  • con la filosofia si intuisce intellettualmente il mondo intellegibile,

L’anima umana, dunque, attraverso questi scalini, diventa massimamente consapevole di sé e raggiunge l’estasi (dal greco ἐκ=ἐξ + στάσις, ex-stasis, essere fuori) dove può appunto godere direttamente dell’Uno; ecco dunque il trionfo della luce:

(…) un’anima senza luce è un’anima deserta della visione di Lui: invece, illuminata che sia, possiede quel che cercava; e questo è il verace approdo dell’anima.

Un particolare interessante è che il pantheon olimpico è compreso nel sistema filosofico di Plotino che considera le divinità elleniche figure e simboli cui l’anima si rivolge per tornare all’Uno; gli dèi, pur non aiutando l’uomo, lo guidano e indirizzano i suoi passi.

Ecco dunque concluso il discorso attorno al pensiero di Plotino; studiate la filosofia così da poter entrare in contatto con l’Uno, mi raccomando.

Luigi Santoro

Fonti

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Fonte immagini media I; II; III

Fonte citazioni: Giovanni (1,1-18);  Plotino, Enneadi, a cura di V. Cilento, Laterza, Bari 1973