Strindberg, per un teatro (anti)femminile

Un Nuovo genere: il dramma borghese

Si suole datare la nascita del dramma borghese intorno alla seconda metà del Settecento, allorchè Diderot, uno degli autori dell’ Enciclopedie, pubblica Il Figlio naturale (1757). Si passa, dunque, dalla drammaturgia ambientata in un interno borghese – dai salotti delle dotte conversazioni – alla “camera oscura” che si cela nell’interiorità di ciascuno, ove si nasconde quello che Ibsen definisce molto efficacemente «il cadavere nella stiva».
In tal senso un apporto fondamentale verrà dalle lande desolate della Scandinavia, ove vivono August Strindberg e Henrik Ibsen, svedese l’uno, norvegese l’altro.

Strindberg, un’esistenza al limite

August Strindberg, foto di Robert Roesle
August Strindberg, foto di Robert Roesle

Personalità eccentrica, cinico sino al parossismo, ambiguo e misogino, Strindberg   fa confluire nel suo lavoro di scrittore gli esiti più significativi delle sue esperienze di uomo profondamente segnato dall’incontro con la donna. La sua irrequietezza è alla base della molteplicità dei suoi interessi. Positivista, approderà al superomismo nicciano e sarà seguace di Swedenborg; affascinato dal buddhismo approda infine a una forma di religiosità cristiana. Si sperimenta in diversi generi letterari, ma è soprattutto al suo lavoro di drammaturgo che si deve la sua fama.

 Nato a Stoccolma nel 1849 da una relazione di Oskar Strindberg, piccolo borghese, con una cameriera, Strindberg ebbe molto a soffrire della disparità sociale dei genitori e di ciò resta traccia nel romanzo autobiografico Il figlio della serva a testimoniare del fil rouge che lega la biografia dell’autore alla sua produzione. Non l’amore idilliaco, ma un amore fatto di ambizioni soffocate ma imperiture è quello di Strindberg, che attribuisce assoluta centralità nella sua drammaturgia allo scontro tra i sessi e alla lotta di classe.

L’incontro con Siri Von Essen

Di fondamentale importanza l’incontro con Siri Von Essen, moglie del barone Gustav Wrangler ed aspirante attrice. Colta e raffinata, Siri è donna di grande fascino di fronte alla quale Strindberg non può che cadere in deliquio, ammaliato e adorante. Per lei August adatterà alcuni copioni. Si tratta, tuttavia, di un legame insano: Strindberg è paranoico, delirante nella sua gelosia. Scoprirà, infine, dell’omosessualità della donna che intrattiene una relazione con la cameriera di casa. E’ la fine dell’idillio. Si sposerà ancora due volte, ma l’immagine della donna è irrimediabilmente compromessa. Da creatura venerata a oggetto di sprezzo; una donna ferina, creatura infernale, perversa e depravata.

Siri Von Essen (1850-1912)
Siri Von Essen (1850-1912)

La vita è materia delle sue opere

La psicologia disturbata dell’autore può aiutarci a questo punto nella comprensione dei significati delle opere. Nel 1887 pubblica Il padre, dramma in tre atti. Ne emerge una figura di donna infima, subdola.

Il Capitano e la moglie sono in disaccordo sull’educazione da impartire alla giovane figlia. Per avere campo libero la donna ricorrerà finanche alle più subdoli armi femminili. Per mezzo di allusioni e con la sua reticenza insinuerà nel marito dei dubbi circa la sua paternità, conducendolo alla follia.

Nel 1888 esce La signorina Julie, dramma in atto unico nel quale si narrano i casi della contessina Julie.
Approfittando dell’assenza del padre la giovane Julie, dopo aver rotto il fidanzamento che la legava a un giovane aristocratico, partecipa del clima festoso della notte di San Giovanni durante la quale era consuetudine trasgredire e obbedire alle leggi di Eros. La giovane donna in forza della sua posizione o forse in spregio di essa, seduce il giovane Jean, servitore di casa e promesso alla cuoca Kristin. Il dramma inizia all’indomani della notte di passione. Julie si rende conto dell’impossibilità di continuare a risiedere nella dimora paterna non potendo ella tollerare gli sguardi di sdegno della servitù per la condotta tenuta la sera innanzi. I due progettano, dunque, di partire. A questo punto Jean indulge a fantasticherie, sogna di crearsi un’attività con i danari della giovane contessa. Tuttavia, l’attrazione fisica non è chiaramente sufficiente a superare i risentimenti e le ostilità, a colmare la distanza esistente tra i due, che è distanza non solo intellettuale. Diverso è anche il bagaglio di esperienze, le sensibilità dei due: l’uno pratico e tutt’altro che sentimentale, l’altra frivola e piuttosto infantile.

La stagione dell’Intima teater

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Una scena da Danza macabra, Intima teater (1909)

Dal 1907 al 1910 gestisce l’Intima teater (Teatro intimo), un piccolo spazio nel quale mette in scena i suoi testi.

Circa metà delle sue opere sono destinate al teatro. Tra le più celebri: La più forte (1888), Danza macabra (1900), Il sogno (1902) e Il pellicano (1907).

Dal 23 al 26 aprile al teatro Elicantropo di Napoli in scena La più forte, per la regia di Giuseppe Rocca, con Giusy Saija

Teresa Ferrara