Cinema italiano

Pier Paolo Pasolini: ritratto di un artista

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Il film di Abel Ferrara

Roma, 1  Novembre 1975. Pier Paolo Pasolini è appena rientrato dal suo viaggio a Stoccolma, dove ha tradotto il suo libro Le ceneri di Gramsci.  È la sua mammetta a svegliarlo, con un bacio. Sul tavolo, la colazione e Il Corriere della Sera. Pranza con Nico Naldini e Laura Betti, ed infine si dedica alla scrittura del suo nuovo romanzo, Petrolio.

Sono appena terminate le riprese del suo ultimo film, Salò e le 120 giornate di Sodoma, e la censura gli sta già col fiato sul collo.

Nel pomeriggio incontra il giornalista de La Stampa, Furio Colombo, a cui concede un’intervista il cui titolo verrà scelto dallo stesso Pier Paolo Pasolini: Siamo tutti in pericolo”. La sua notte romana comincia con una chiacchierata con Ninetto Davoli, suo caro amico. Pier Paolo, infatti, ha in mente un nuovo film, ed ha già contattato Eduardo De Filippo, che vuole assolutamente nel cast. Saluta Ninetto e, con la sua Alfa, si avvia verso Ostia, al Bar dello Sport.

È lì che incontra quello che diventerà il suo carnefice. Il suo corpo viene ritrovato la mattina del 2 novembre. PornoTeoKolossal, non vedrà mai la luce.

Il compito di cui Abel Ferrara si è fatto carico non è certo semplice. Restituire l’immagine di una delle più grandi e controverse figure del Novecento non è uno scherzo. Soprattutto se la figura in questione è Pier Paolo Pasolini.

Il film vuole essere una cronaca delle ultime ore del cineasta e lo stile appare, infatti, coerentemente con l’obiettivo prefissato, quasi documentaristico. La narrazione tuttavia risulta altalenante. Ai silenzi, (molti) e alle scene morte (moltissime), si alternano interessanti riferimenti alle opere di Pier Paolo Pasolini e l’intervista con Furio Colombo, che incolla letteralmente lo spettatore allo schermo.

La scelta dello stile documentaristico appiattisce di molto la figura di Pasolini, e non rende giustizia al suo grande spessore intellettuale. Manca una vera e propria analisi introspettiva della figura dell’artista, nonostante la buona interpretazione di Defoe. Pier Paolo è visibile solo in superficie, ed è per questo che  lo spettatore rischia di esser deluso.

Pier Paolo Pasolini: la carriera cinematografica

Il cineasta nacque il 5 marzo 1922, a Bologna. Ben 93 anni fa. Fu un artista poliedrico che si espresse, distinguendosi, come poeta, romanziere, sceneggiatore, drammaturgo, giornalista. Un inguaribile anticonformista, si potrebbe definire.

È considerato uno dei maggiori intellettuali del secolo scorso, e le sue opere continuano ad avere un grande impatto sul pubblico. I suoi film, come le altre sue opere, ancora oggi sono portavoce di forte critica sociale e  dei costumi e continuano ad essere considerate controverse e scottanti.

Il suo percorso cinematografico ebbe inizio con la collaborazione alla scrittura di una sceneggiatura negli anni ’50: La donna nel fiume (1954).

Esordisce alla regia nel 1961 con il film Accattone, che riprende temi e personaggi del suo romanzo Ragazzi di vita. L’utilizzo di attori non professionisti e l’ambientazione nei sobborghi romani, saranno alcuni tra gli elementi fondamentali della sua poetica.

Dopo il mediometraggio del 1962, La ricotta, nel 1965 PPP gira uno dei suoi capolavori: Il vangelo secondo Matteo. L’obiettivo del cineasta è quello di trasporre il vangelo letteralmente e in maniera totalmente antidogmatica, e gli costerà l’accusa di vilipendio alla religione.

Nel 1965 è la volta di Uccellacci e Uccellini. Pier Paolo Pasolini sceglie come protagonista Totò, affiancato dal suo amico Ninetto Davoli. Grazie alla sua interpretazione, Totò venne riconosciuto ed apprezzato da pubblico e dalla critica come attore dalle spiccate capacità drammatiche.

I suoi ultimi lungometraggi sono ispirati a grandi opere letterarie. Dalle tragedie greche ricordiamo: Edipo Re (1967), ispirato all’omonima tragedia di Sofocle,  e Medea (1970), (interpretata da Maria Callas) da Euripide. Segue la trilogia della vita, che comprende Il Decameron (1970), I racconti di Canterbury (1972)  e Il fiore delle Mille e una Notte (1974).

             

A questi seguirà uno dei film più controversi del regista, Salò e le 120 giornate di Sodoma (1975), ispirato ad una novella del Marchese de Sade, ampiamente criticato per le scene dall’esplicito contenuto sadomasichista. PornoTeoKolossal, l’ultimo film ideato da Pier Paolo Pasolini, non fu mai girato.

Pier Paolo Pasolini rappresenta un unicum nella storia del cinema e della letteratura italiana. Una personalità tanto sensibile quanto controversa, imprigionata in una società che faceva ( e fa) fatica a spogliarsi dei tabù e dei preconcetti.

Gabriella Valente

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Gabriella Valente

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