Palazzo Chigi: tra arte e politica

Il Palazzo Chigi Odescalchi è al centro delle cronache dei nostri giorni. Sentiamo spesso parlare di questo celebre palazzo per avvenimenti legati alla vita politica del nostro Paese, più che per ragioni legate al suo stato di bene storico-artistico: Palazzo Chigi è infatti oggi la sede del Governo Italiano e residenza del presidente del Consiglio dei ministri. Prima di diventare tutto questo però esso è un capolavoro dell’architettura romana del XVI secolo.

Palazzo Chigi
Palazzo Chigi-Odescalchi, Roma

La storia del Palazzo comincia nel 1578, quando la famiglia Aldobrandini unisce, ristrutturandole notevolmente, alcune proprietà che si affacciano su piazza Colonna. Le fasi più importanti della costruzione dell’edificio si svolgono in questi anni, anche se continuerano ininterrottamente nel corso del XVII secolo, vedendo come protagonisti i più importanti artisti del panorama culturale dell’epoca.

Come infatti racconta Giovanni Baglione nel 1622: “Il Maderno ristorò di dentro il Palagio e rifece il cortile de’ Signori Colonnesi; poi de’ Signori Ludovisi incontro alla basilica de’SS. Apostoli”. Il palazzo infatti era divenuto proprietà della famiglia Colonna, tra le più illustri di Roma, che lo vendettero nel 1622 ai Ludovisi per poi riacquistarlo sei anni dopo.

Nel 1661 l’edificio venne ceduto in usufrutto al cardinale Flavio Chigi, che fece risistemare il palazzo dal Bernini, il quale nell’estate del 1664 aveva già completato il progetto. L’artista realizzò una parte centrale riccamente articolata di sette contrafforti fra due semplici ali rientranti a bugnato, di tra vani ciascuna. Il piano inferiore serve da base per i piani superiori con i loro giganteschi pilastri compositi così vicini l’uno all’altro che le edicole delle finestre del piano nobile occupano tutto lo spazio.

Questa facciata così bene equilibrata fu rimaneggiata, e forse anche “sciupata”, nel 1745 quando il palazzo venne acquistato dalla famiglia Odescalchi. Fu allora che Niccolò Salvi e il suo assistente Luigi Vanvitelli raddoppiarono la parte centrale che ora ha sedici pilastri invece di otto e due portali d’ingresso invece di uno. La facciata attuale è infatti troppo lunga in rapporto all’altezza e non è più testimonianza del puro senso delle propotzioni e della misura del Bernini.

Dopo un paio di secoli in cui l’edificio è servito prevalentemente ad abitazione di famiglie importanti della Roma papalina, a partire dalla fine del XVIII secolo, il palazzo vede la presenza più o meno stabile dell’ambasciata spagnola a Roma.

Nel corso del secolo successivo Palazzo Chigi-Odescalchi diventa luogo di accordi ed alleanze: a partire dal 1878 diventa sede dell’ambasciatore d’Austria-Ungheria presso il Quirinale e viene soprannominato la “mole Austro-vaticana”. Successivamente, nonostante la presenza dei principi Chigi in veste diproprietari, il palazzo è di fatto la sede dell’ambasciata austriaca e in quanto tale è sottoposto alle frequenti manifestazioni irredentiste per Trento e Trieste.

Nel 1916 lo Stato acquista Palazzo Chigi con l’intenzione di destinarlo a ministero delle Colonie. Nel 1922 Mussolini trasferisce questo ministero nel Palazzo della Consulta, davanti al Quirinale, e destina Palazzo Chigi a sede del Ministero degli Esteri. Mussolini, che ricopre la doppia carica di Presidente del Consiglio e ministro degli Esteri, diventa così il nuovo inquilino di Palazzo Chigi. Palazzo Chigi rimane sede del ministero degli Esteri fino al 1961, anno in cui avviene il trasferimento al Palazzo della Farnesina costruito appositamente per le esigenze di questo ministero e lasciando alla Presidenza del Consiglio un’altrettanto adatta sistemazione.

Manuela Altruda