L’Antea del Parmigianino, grazia ed eleganza femminile

Al primo piano del Museo Nazionale di Capodimonte di Napoli, nella sala 12, è presente il Ritratto di giovane donna, o Antea, un dipinto (olio su tela, cm 136×86) realizzato da Girolamo Francesco Maria Mazzola, meglio ricordato con il soprannome di Parmigianino (Parma, 1503- Casalmaggiore, 1540), uno dei più importanti artefici del Manierismo, di cui rappresentò l’ideale di grazia, di raffinatezza estrema e aristocratica eleganza che lo caratterizzò per tutto il corso della sua attività.

Chi è la donna del ritratto?

Prima del 1671 l’opera era intitolata Ritratto di giovane donna, infatti solo grazie a Giacomo Barri, nel suo “Viaggio pittoresco d’Italia”, si decise di chiamare il quadro Antea, sostenendo la tesi in cui la donna ritratta fosse un’amante del Parmigianino, identificata con la cortigiana romana Antea. Si trattava, forse, di una famosa cortigiana romana vissuta nella prima metà del Cinquecento, ma nessuna fonte a noi nota attesta che si tratti realmente di questo personaggio storico. L’opera è databile tra il 1530 e il 1535, un periodo dunque successivo al periodo romano (1524- 1527) del Parmigianino che si concluse con il sacco di Roma del 1527. Durante tutto il Seicento, il dipinto si trovava nelle raccolte farnesiane del Palazzo del Giardino a Parma, mentre a fine Seicento passò nella Ducale Galleria del Palazzo della Pilotta sempre nella città di Parma. Nel 1734 l’Antea del Parmigianino approda a Napoli, Ferdinando IV lo inviò, in seguito, a Palermo, dove restò fino al 1816, quando ritornò a Napoli. Durante la seconda guerra mondiale fu portato nei depositi di Montecassino dove venne rubato dalle truppe tedesche e trasportato in Germania, recuperato nel 1945, fu riportato al Museo Nazionale di Capodimonte.

Il dipinto

Parmigianino_Selfportrait
Parmigianino, Autoritratto entro uno specchio convesso, olio su tavola, 1524 circa, Kunsthistorisches Museum, Vienna

La tela, nonostante l’incerta identificazione del soggetto, esprime perfettamente non solo gli ideali estetici del Parmigianino, ma anche la cultura manieristica del tempo. Apparentemente immobile, frontale, anche per l’effetto dell’astratta e stereometrica fissità dell’ovale del volto, la figura ruota in realtà in senso antiorario con accorgimenti ottici e “deformanti” usuali nell’esperienza del Parmigianino sin a partire dall’Autoritratto allo specchio di Vienna; l’«ingrandimento allucinante di tutto il braccio e della spalla destra, su cui la pelle di martora pesa a dismisura» (Bologna, 1956), si accompagna al recedere dell’ombra della spalla sinistra.

Antea
Il dipinto

La luce, proveniente da sinistra, mette in risalto il volto, che sicuramente la parte più intrigante del quadro. La donna ha uno sguardo fisso, con ampi occhi aperti, ed una espressione serena ma indecifrabile. La ricercata eleganza del vestito, i gioielli, la pettinatura, la pelle di martora su una spalla, fanno intuire una condizione nobile, che viene rinforzato dal voluto distacco espressivo dello sguardo. Il grembiule, che molti scambiarono per oggetto apparentemente solo alla servitù, era un indumento frequente nell’abbigliamento delle nobil donne, che lo indossavano soprattutto in casa. Naturalmente, al contrario dei grembiuli delle cameriere, quelli delle signore erano finemente decorati come quello di Antea. Quest’ultima, inoltre, ha una mano scoperta con la quale accarezza una catena, regalo di un amante o ammiratore.

mano
Particolare

Il gesto della mano nuda, all’altezza del cuore e sotto un seno appena scoperto, indica che la donna ha accettato l’offerta amorosa del richiedente. I rubini che appaiono tra i capelli e al dito, all’epoca rappresentavano degli amuleti contro l’infertilità così come lo sono anche la stola di martora adagiata sulla spalla destra del soggetto.

Nel Ritratto di giovane donna, o Antea, coglie un ideale di bellezza femminile fatto soprattutto di grazia ed eleganza, senza concessioni eccessive alla dimensione della sensualità e dell’eros.

Anna Cuomo