La Fontana del Sebeto: la storia e il significato mitologico

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La Fontana del Sebeto è forse una delle più famose e architettoniche fontane di Napoli. Quanti di voi, infatti, passando distrattamente presso Largo Sermoneta, alla fine del Lungomare in via Caracciolo, sono rimasti affascinati davanti quest’opera monumentale?

Certo l’abitudine al costante contatto con l’arte, inaspettata al voltare di ogni angolo, ha forse portato i napoletani a non soffermarsi sulle piccole grandi meraviglie che li circondano. Non è difficile, tuttavia, ovviare a questo paradosso: basta solo un piccolo sforzo e una maggiore consapevolezza.

Largo Sermoneta

La Fontana del Sebeto: la storia

La Fontana del Sebeto fu commissionata a Cosimo Fanzago, che la realizzò con l’aiuto del figlio Carlo, dal viceré spagnolo Emanuele Zuniga y Fonseca. Era il 1635.

Un autoritratto di Cosimo Fanzago

La fontana rappresenta una divinità fluviale, il fiume Sebeto. Questo era il fiume che bagnava l’antica e storica città di Neapolis, nascendo dalle sorgenti della Bolla, alle falde del Monte Somma. Di qui, il fiume Bolla proseguiva attraverso gli attuali comuni di Casalnuovo, Casoria e Volla, costantemente arricchito di acque piovane.

Prima di sfociare nel golfo di Napoli, alla fine del suo percorso, il Sebeto si biforcava in due rami: uno di essi finiva presso l’altura della collina di Pizzofalcone,  e l’altro invece sfociava in mare in una zona orientale, verso l’attuale Ponte della Maddalena.

Golfo di Napoli

L’antico nome greco del fiume, tramandatoci sul verso di alcune monete risalenti al V o al IV secolo a.C., era Sepeithos, traducibile con “andare con impeto“.

Sul finire del Medioevo, tuttavia, lo sviluppo urbanistico della città già soffocava e ridimensionava l’irruente corso del fiume. Quando quindi Fanzago si accinse a progettare la fontana, l’antico e forte Sebeto era ormai divenuto leggenda, scomparso e dimenticato probabilmente a causa della nuova pianta che aveva assunto la città di Napoli.

La struttura della Fontana del Sebeto

La struttura della fontana del Sebeto poggia su uno zoccolo di piperno portante e su un basamento in marmo. Il corpo centrale presenta un arco a tutto sesto sorretto da colonne di colore chiaro. Poggiati a queste colonne vi sono due tritoni con in schiena degli otri: era proprio da questi che l’acqua sgorgava tuffandosi nelle vaschette sottostanti a forma di conchiglia.

Proprio sotto l’arco, naturalmente centrale nella struttura della fontana, è posta la statua del Sebeto, dall’aspetto imponente la divinità è appoggiata ad una delle due colonne dell’arco. Mentre ai lati della fontana vi sono due obelischi, in alto sono invece posti gli stemmi del re, della città e del viceré.

Come riporta Tommaso de Santis, nell’opera Storia del tumulto di Napoli, nelle acque del fiume Sebeto fu addirittura immerso il cadavere di Masaniello:

“Quivi lo rizzarono, e lavato che l’ebbero al Sebeto, lo portarono a Port’Alba”.

Il ricordo di un fiume ormai scomparso, che un tempo era parte integrante della nostra città, rimane in vita attraverso questa meravigliosa opera.

Per questo, la prossima volta che passerete distrattamente a Largo Sermoneta, concedetevi il lusso di indugiare con lo sguardo su un incantevole pezzo di Storia.

Nella storia della città quindi le fontane hanno avuto un ruolo di grande importanza non soltanto architettonica e decorativa ma anche culturale. Sono considerate ancora oggi come un simbolo di celebrazione del potere, della grandezza e della magnificenza dei sovrani che nel corso degli anni si succedevano, uno dopo l’altro, sul trono di Napoli e che ognuno di loro promosse a beneficio delle zone più belle della città, la costruzione di elementi architettonici, come appunto la Fontana del Sebeto, e la creazione di monumenti  anche a scopo decorativo.

Molte fontane non esistono più, o almeno sono andate perdute le testimonianze e le  documentazioni storiche. Restano, dunque, nell’immaginario collettivo della tradizione secolare del popolo napoletano continuando a rappresentare oggi oggetto di venerazione, ricordo e leggende. In particolar modo le fontane e gli elementi architettonici che raffigurano una divinità o una figura  semi umana nascondono dietro la storia e l’arte l’elemento mitologico, rientrando a far parte di quel genere leggendario e folklorico che la gente del posto ancora oggi ama ricordare e tramandare di generazione in generazione

Beatrice Morra 

Webgrafia:

http://www.napoligrafia.it/monumenti/fontane/sebeto/sebeto01.htm

http://www.retenews24.it/rtn24/cultura/fontana-sebeto-deve-tornare-vivere-convegno-10-aprile-maschio-angioino-per-restituire-dignita-alla-nostra-cultura/

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Beatrice Morra

Beatrice Morra è nata a Napoli il 27 maggio 1996. Nel 2014 si è diplomata al liceo classico J. Sannazaro e attualmente è iscritta alla facoltà di Lettere Moderne dell'Università Federico II. Nel maggio 2014 pubblica il suo primo romanzo partecipando al progetto "scouting" dell'iniziativa propugnata dallo scrittore Claudio Calveri "Napoli città della letteratura". Il romanzo, il cui titolo è "Dalla mia cenere", vede le stampe per una tiratura limitata di circa 200 copie ed è attualmente disponibile in ebook.

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