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Vulnicura di Björk (2015): la recensione dell’album

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Torna Björk con un nuovo album, Vulnicura, un album innovativo che riscava nel passato, abbandonando lo sperimentalismo. Il CD è pesante, difficile, ma bellissimo.

 

Chi sei? che cerchi in questi luoghi dove la tua specie era incognita?

Così Natura esordiva nel celebre dialogo con un islandese, scritto da Giacomo Leopardi. Anni dopo, Natura direbbe ciò anche alla fantastica Björk , di origine islandese, che a novembre compirà 50 anni.

A marzo sarebbe dovuto uscire il suo nono album, Vulnicura, in concomitanza con la pubblicazione di un suo libro e di una mostra a lei dedicata al Museo di arte moderna di New York, ma a causa di un gentile (ed illegale) omaggio di un leak, Björk ha deciso di mettere pubblico l’album su ITunes lo scorso 20 gennaio.

Vulnicura, dal latino Vulnus + Cura, letteralmente “guarigione delle ferite”. Un viaggio, l’ennesimo, che l’eclettica islandese ci fa compiere grazie alla sua voce pura ed uno sperimentalismo innato. Questa volta, rispetto al precedente lavoro, l’elettronica si fa da parte per lasciar spazio al pop barocco, molto tonante, quasi un musical. Ma niente di così scontato, questo mai.

 


Vulnicura: una nuova tappa

Ovviamente ci sono due facce della stessa medaglia: con l’elettronica Björk aveva osato, con successo, mettendo in luce una musica alienante, straordinaria, ma sicuramente più lontana ai fan. Dopo quindi una sessione (lunga un decennio) di astrattismo, si torna alla concretezza, forse per non rischiare di perdere il contatto con la terraferma, e si passa dai beat elettronici alla dolcezza degli archi. Non per questo Vulnicura è un lavoro meno bello: anzi è molto elaborato e rischioso, poetico, ma duro da ascoltare, pesante.

Tu mostri non aver posto mente che la vita di quest’universo è un perpetuo circuito di produzione e distruzione.

Il ciclo di Björk, come la vita, torna sui suoi passi distruggendo ciò che aveva creato in precedenza. I fan approveranno sicuramente, ma forse non capiranno. Ci vorrà del tempo probabilmente per assimilare il lavoro di una donna che cerca di curarsi dalle ferite, probabilmente inflitte dalla separazione con l’amore di una vita, Matthew Barney, e che soffre ancora della morte di Ricardo Lopez, un suo fan che morì con un colpo di pistola in bocca per la sua morbosa ossessione per lei.

A chi piace o a chi giova cotesta vita infelicissima dell’universo, conservata con danno e con morte di tutte le cose che lo compongono?

Potrebbe essere questo il messaggio finale dell’album. Ma a Björk non toccherà la stessa sorte del povero islandese leopardiano. La signora Guðmundsdóttir ha colpito ancora una volta, senza usare licenze artistiche, senza mistificazioni. Si mette a nudo con Vulnicura, sperando probabilmente di guarire dal dolore.

Voto: 4,5/ 5
Traccia consigliata: Atom Dance

Diego Sbriglia

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Diego Sbriglia

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