Carditello: le minacce e la speranza

Tutto è cominciato all’incirca un anno fa quando il Ministro dei Beni Culturali Massimo Bray manifestò, tra le sue priorità, la volontà di avviare un processo di recupero dell’antica residenza borbonica di Carditello, in primis con l’acquisizione statale del complesso.

In pochi mesi infatti (ricordiamo che Bray è stato ministro dal 28 aprile 2013 al 22 febbraio 2014) sono state denunciate tantissime volte le pietose condizioni di un sito storico-artistico di grande interesse lasciato in uno stato di abbandono e noncuranza.

Carditello: cenni storici

Il settecentesco Real Sito di Carditello, che deve il suo nome alla presenza di cardi, è situato in San Tammaro (prov. di Caserta) e non era soltanto un luogo di residenza e svago della corte borbonica ma rappresentava una vera e propria azienda che dava impiego a numerose persone. Progettata da Francesco Collecini e affrescata da Hackert, fu infatti destinata da Ferdinando IV di Borbone (1751-1825) a fattoria; un vero modello di eccellenza per la coltivazione del grano e l’allevamento di razze pregiate di cavalli e bovini. Era immerso in una vasta tenuta ricca di boschi, pascoli e terreni seminativi, e si estendeva su di una superficie di 2.100 ettari.

Carditello - parco
Il parco della reggia

Dagli inizi del ‘900 la Reggia è stata via via lasciata in abbandono, occupata anche dalla truppe naziste durante gli ultimi anni della II Guerra Mondiale, oggetto di razzie frequenti che hanno depauperato quello che era sempre stato definito “Reale Delizia” ma che tuttavia, anche quando maltrattata, non ha mai del tutto perso il suo fascino.

La svolta e le minacce

Carditello - affreschi
Gli affreschi del salone

Le richieste di aiuto negli ultimi anni erano arrivate proprio dal cuore del complesso, da parte di colui che ancora oggi è noto come “L’Angelo di Carditello”, ovvero Tommaso Cestrone, l’unica persona che dal 2011 al 2013, a titolo volontario perché spinto da vero amore per il sito, ha custodito e cercato di proteggere Carditello e che morì colpito da un infarto la vigilia di Natale 2013.

Nei pochi mesi di operato, numerosi furono gli incontri proprio tra il ministro Bray e Tommaso, con l’impegno di risollevare la situazione. Il lavoro non risultava semplice, perché dal 2011 ben 11 aste disposte dallo stato furono tentate invano, poiché concluse senza alcun acquirente, ma la tenacia fu ricompensata e il 9 Gennaio 2014 la Reggia borbonica di Carditello fu acquistata dalla Sga, società controllata dal ministero dell’Economia, per la cifra di 11,5 milioni di euro. Un gesto importante ma che non è stato gradito da tutti perché pochi mesi dopo giunsero al ministro minacce che suonarono molto pesanti: “via da Carditello o muori!”: questo era il messaggio, chiaro e imperioso, che costrinse il ministro a richiedere una scorta per salvaguardare la sua incolumità ma che non ha arrestato i progetti. E ancora oggi l’acquisizione di Carditello da parte del Mibact scontenta alcuni, poiché negli scorsi giorni l’ex ministro per i Beni Culturali e la giornalista Nadia Verdile (autrice del libro La Reggia di Carditello. Fasti e feste, furti ed aste, angeli e redenzioni), sono stati oggetto di minacce attraverso una lettera

Solidarietà piena espressa da tutti i movimenti politici e da tutti i comitati e le associazioni che sostengono il lavoro svolto sino ad ora, un progetto che prevede il recupero del sito a 360°, come confermato dall’attuale capo del Mibact, Dario Franceschini, che ha affermato: «Ho telefonato a Massimo Bray e Nadia Verdile per manifestare la mia piena solidarietà e vicinanza a seguito delle minacce ricevute per l’impegno a favore della Reggia di Carditello. Episodi come questi non devono e non possono essere in alcun modo sottovalutati. Su Carditello l’impegno del Mibact è in totale continuità con quello del precedente ministro Bray con cui stiamo lavorando d’intesa per realizzare progetti di portata nazionale sull’utilizzo delle Regge».

Insomma, se pensavamo che il problema principale fosse semplicemente l’esborso di denaro da parte dello stato ci sbagliavamo di grosso: la sfida più grande, come sempre, è utilizzare la nostra cultura per sconfiggere l’illegalità.

Antonella Pisano